La soluzione al problema Italia
Storie e Notizie N. 1590
“Problema”, annuncia il professore ai suoi studenti, “che poi è anche una storia, ma vediamola attraverso i numeri.”
Perché i numeri non mentono mai*, la preziosa didascalia.
“Generalizzando le proporzioni, ma neanche troppo, immaginate di vivere in un paese di dieci abitanti e che voi altri siate rappresentati, in quanto minorenni, da coloro che non abbiano diritto di voto, ovvero tre unità.”
“Vuol dire che in sette decidono per noi?” chiede una ragazza.
“Proprio così. Figuratevi ora sempre generalizzando, ma neanche troppo, che alla vigilia delle elezioni i principali schieramenti in campo siano i seguenti: primo, un partito sotto forma di movimento costruito su alcune promesse, tra tutte portare i cittadini al potere, all’insegna dell’onestà e della trasparenza, nonché la discontinuità con il passato. Secondo, un partito nelle vesti di una Lega costruita su una promessa tra tutte, ovvero ridurre il numero di immigrati.”
“Considerando il paese di dieci abitanti”, chiede un ragazzo, “quanti sono in proporzione gli stranieri?”
“Arrotondando per eccesso”, risponde l’insegnante, “appena uno su dieci. Il terzo e ultimo partito è quello autodefinitosi democratico costruito su una serie di promesse mancate, visto che rappresenta lo sconfitto governo uscente.”
“Ma sta parlando dell’Italia?” domanda un’altra
ragazza.
“No”, risponde il prof, “sto parlando di voi.”
Ma si capirà alla fine, la nota a margine.
“Figuratevi ora che, all’indomani delle elezioni, il risultato sia tale: delle sette persone su dieci aventi diritto, due non si rechino alle urne. Delle cinque restanti, ipotizziamo che due votino per il movimento del cambiamento, una per la Lega anti-immigrazione e una per il partito teoricamente democratico.”
“Così poche?” osserva uno studente.
“Vero?” conferma il docente. “Tuttavia, immaginate che il paese in questione – come il suddetto partito – si autodefinisca democratico e che l’attuale legge elettorale permetta di ottenere il governo grazie a determinate alleanze, malgrado quel che dicano i numeri reali. Nel nostro problema, o storia, mettiamo che la palla finisca giustamente nelle mani degli aritmetici vincitori e che in breve accada questo: il movimento rinnovatore, nato e cresciuto con l’idea di interrompere ogni legame con le vecchie formazioni, annuncia di volersi alleare con il miglior offerente, ovvero con chi condivida il suo programma, malgrado tale proposta riguardi proprio due perfetti esemplari delle trascorse stagioni politiche.”
“E cosa succede, dopo?” chiede una giovane piuttosto incuriosita, come se stesse ascoltando uno di quei racconti improbabili dall’intreccio particolarmente inverosimile.
“Quello che succede,” prosegue il maestro, “è che, non ottenendo risposte favorevoli, prima il movimento ciascuno vale uno cerca di patteggiare con la tanto criticata Lega xenofoba, quindi vira sul tanto odiato partito sdemocraticizzato, ma poi ritorna a bussar la porta della tanto vituperata Lega alzamuri, e così nasce il primo governo a cinque stelle intolleranti.”
“Professore?” alza la mano un ragazzo dall’ultimo banco.
“Sì?”
“Qual è il problema?”
“Sempre generalizzando, il problema è vedervi, ora, in quel paese formato da dieci persone. Il problema è sapere che il vostro destino sarà deciso da una cosiddetta maggioranza votata da solo tre di quelle dieci. Il problema è che coloro che sono stati votati da solo due di esse, i cosiddetti vincitori, non fanno altro che subire l’arroganza e la sfacciataggine di colui che è stato votato da un cittadino su dieci, che ciò malgrado si esprime ogni giorno come se fosse il capo assoluto, che guida un partito sotto indagine per corruzione, ma che pretende di continuare anche una volta eletto a mentire spudoratamente affermando di parlare a nome di tutta la popolazione e approfittando dell’ignoranza di quell’unico poveretto che l’ha votato.”
“E qual è la soluzione al problema?” chiede una studentessa al primo banco.
L’insegnante osserva la classe, fa una carrellata attenta dei volti di ognuno dei ragazzi e con un forte moto di speranza, prende fiato, e risponde.
“Siete voi.”
*Alle ultime elezioni, su una popolazione totale di 60.5 milioni di abitanti, gli aventi diritto di voto sono stati intorno ai 51 milioni. L’affluenza è risultata di 37 milioni di persone circa e l’astensionismo ha visto l’assenza dalle urne di 14 milioni circa di votanti. In base ai risultati, alla Camera il M5s ha avuto 10.7 milioni di preferenze, il PD 6.1 e la Lega 5.7, mentre al Senato M5s ha preso 9.7 milioni di voti, il PD 5.7 e la Lega 5.3.
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“Problema”, annuncia il professore ai suoi studenti, “che poi è anche una storia, ma vediamola attraverso i numeri.”
Perché i numeri non mentono mai*, la preziosa didascalia.
“Generalizzando le proporzioni, ma neanche troppo, immaginate di vivere in un paese di dieci abitanti e che voi altri siate rappresentati, in quanto minorenni, da coloro che non abbiano diritto di voto, ovvero tre unità.”
“Vuol dire che in sette decidono per noi?” chiede una ragazza.
“Proprio così. Figuratevi ora sempre generalizzando, ma neanche troppo, che alla vigilia delle elezioni i principali schieramenti in campo siano i seguenti: primo, un partito sotto forma di movimento costruito su alcune promesse, tra tutte portare i cittadini al potere, all’insegna dell’onestà e della trasparenza, nonché la discontinuità con il passato. Secondo, un partito nelle vesti di una Lega costruita su una promessa tra tutte, ovvero ridurre il numero di immigrati.”
“Considerando il paese di dieci abitanti”, chiede un ragazzo, “quanti sono in proporzione gli stranieri?”
“Arrotondando per eccesso”, risponde l’insegnante, “appena uno su dieci. Il terzo e ultimo partito è quello autodefinitosi democratico costruito su una serie di promesse mancate, visto che rappresenta lo sconfitto governo uscente.”
“Ma sta parlando dell’Italia?” domanda un’altra
“No”, risponde il prof, “sto parlando di voi.”
Ma si capirà alla fine, la nota a margine.
“Figuratevi ora che, all’indomani delle elezioni, il risultato sia tale: delle sette persone su dieci aventi diritto, due non si rechino alle urne. Delle cinque restanti, ipotizziamo che due votino per il movimento del cambiamento, una per la Lega anti-immigrazione e una per il partito teoricamente democratico.”
“Così poche?” osserva uno studente.
“Vero?” conferma il docente. “Tuttavia, immaginate che il paese in questione – come il suddetto partito – si autodefinisca democratico e che l’attuale legge elettorale permetta di ottenere il governo grazie a determinate alleanze, malgrado quel che dicano i numeri reali. Nel nostro problema, o storia, mettiamo che la palla finisca giustamente nelle mani degli aritmetici vincitori e che in breve accada questo: il movimento rinnovatore, nato e cresciuto con l’idea di interrompere ogni legame con le vecchie formazioni, annuncia di volersi alleare con il miglior offerente, ovvero con chi condivida il suo programma, malgrado tale proposta riguardi proprio due perfetti esemplari delle trascorse stagioni politiche.”
“E cosa succede, dopo?” chiede una giovane piuttosto incuriosita, come se stesse ascoltando uno di quei racconti improbabili dall’intreccio particolarmente inverosimile.
“Quello che succede,” prosegue il maestro, “è che, non ottenendo risposte favorevoli, prima il movimento ciascuno vale uno cerca di patteggiare con la tanto criticata Lega xenofoba, quindi vira sul tanto odiato partito sdemocraticizzato, ma poi ritorna a bussar la porta della tanto vituperata Lega alzamuri, e così nasce il primo governo a cinque stelle intolleranti.”
“Professore?” alza la mano un ragazzo dall’ultimo banco.
“Sì?”
“Qual è il problema?”
“Sempre generalizzando, il problema è vedervi, ora, in quel paese formato da dieci persone. Il problema è sapere che il vostro destino sarà deciso da una cosiddetta maggioranza votata da solo tre di quelle dieci. Il problema è che coloro che sono stati votati da solo due di esse, i cosiddetti vincitori, non fanno altro che subire l’arroganza e la sfacciataggine di colui che è stato votato da un cittadino su dieci, che ciò malgrado si esprime ogni giorno come se fosse il capo assoluto, che guida un partito sotto indagine per corruzione, ma che pretende di continuare anche una volta eletto a mentire spudoratamente affermando di parlare a nome di tutta la popolazione e approfittando dell’ignoranza di quell’unico poveretto che l’ha votato.”
“E qual è la soluzione al problema?” chiede una studentessa al primo banco.
L’insegnante osserva la classe, fa una carrellata attenta dei volti di ognuno dei ragazzi e con un forte moto di speranza, prende fiato, e risponde.
“Siete voi.”
*Alle ultime elezioni, su una popolazione totale di 60.5 milioni di abitanti, gli aventi diritto di voto sono stati intorno ai 51 milioni. L’affluenza è risultata di 37 milioni di persone circa e l’astensionismo ha visto l’assenza dalle urne di 14 milioni circa di votanti. In base ai risultati, alla Camera il M5s ha avuto 10.7 milioni di preferenze, il PD 6.1 e la Lega 5.7, mentre al Senato M5s ha preso 9.7 milioni di voti, il PD 5.7 e la Lega 5.3.
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