Ricorda Savita Halappanavar
Storie e Notizie N. 1577
Ricorda Savita Halappanavar.
Ricordala, già, in quel di Irlanda, laddove potrai e dovrai decidere di scrivere la parola fine alla disumana, ingiusta e paradossale parabola che pretende di anteporre il nascente futuro a colei che in tempi non sospetti l’ha scritto con assoluta fiducia e incontenibile amore.
Soprattutto, derubandola del materno – ma tu leggi pure sacrosanto - diritto di scelta...
Ricorda, altresì, il significato delle parole che emisero crudele sentenza: “Non possiamo effettuare l’aborto… - ovvero, donna nel dolore morirai – perché questo ci impone il nostro credo.”
Questa è la legge, codesto il senso del principio.
Il domani va protetto in ogni caso, anche a costo di torturare e al fin trucidare il passato. Perfino allorché quel fatidico, atteso giorno non vedrà mai luce.
Ricorda tutto questo, cara Irlanda, e già che sei in ascolto, unisciti a noi, spettatore interessato.
Ciò malgrado, non fermarti a questo, sicché non è solo il presente, a essere in gioco.
Tutt’altro, poiché si da il caso che tale ottusa radicata violenza, incredibilmente tollerata come tassello di una società auto definitasi civile, trae alimento da un’assoluta mancanza di una visione completa della storia.
Indi per cui, ricorda e al contempo immagina.
Immagina una giovane ragazza che a differenza dei suoi giustizianti sorrideva al sol pensiero di quanta felicità ancora l’attendeva…
Ricorda, ma nel medesimo frangente, immagina, con coraggio.
Immagina quell’istante dove tutto era ancora possibile, dove furono sancite promesse e legami, ma gli occhi vedevano una sola luce all’orizzonte, quella sui cui qualcuno avrebbe mostrato, un maledetto giorno, l’inaccettabile sfrontatezza di accampare diritti di precedenza…
Ricordala, quella giovane madre, e contemporaneamente immagina.
Immagina le vibrazioni di una sapienza antica come il mondo stesso, mentre esplodevano di una passione che sa di meravigliosa regalità, conquistata con pazienza e tenacia, altro che royal wedding…
Ricorda Savita Halappanavar, cittadino d’Irlanda, un attimo prima di chiudere una volta per tutte l’ennesimo, medievale capitolo sopravvissuto all’umano progresso.
Nondimeno, laddove una brutale resistenza si ostini a stritolarti cuore e coscienza, come un cieco pitone dalle spire di incancrenita moralità gonfiate, prova anche a immaginare.
Immagina Savita, il cui nome contiene già la risposta.
Immagina la sua vita, proprio così.
Anzi, tutte le vite che avrebbe potuto partorire e nutrire.
Se solo chi di dovere avesse trovato la forza per affrancarsi dall’infernale giogo confuso con incrollabile purezza.
Immagina, e adesso, se vuoi.
Ricorda…
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Leggi anche il racconto: Le scarpe nuove
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Ricorda Savita Halappanavar.
Ricordala, già, in quel di Irlanda, laddove potrai e dovrai decidere di scrivere la parola fine alla disumana, ingiusta e paradossale parabola che pretende di anteporre il nascente futuro a colei che in tempi non sospetti l’ha scritto con assoluta fiducia e incontenibile amore.
Soprattutto, derubandola del materno – ma tu leggi pure sacrosanto - diritto di scelta...
Ricorda, altresì, il significato delle parole che emisero crudele sentenza: “Non possiamo effettuare l’aborto… - ovvero, donna nel dolore morirai – perché questo ci impone il nostro credo.”
Questa è la legge, codesto il senso del principio.
Il domani va protetto in ogni caso, anche a costo di torturare e al fin trucidare il passato. Perfino allorché quel fatidico, atteso giorno non vedrà mai luce.
Ricorda tutto questo, cara Irlanda, e già che sei in ascolto, unisciti a noi, spettatore interessato.
Ciò malgrado, non fermarti a questo, sicché non è solo il presente, a essere in gioco.
Tutt’altro, poiché si da il caso che tale ottusa radicata violenza, incredibilmente tollerata come tassello di una società auto definitasi civile, trae alimento da un’assoluta mancanza di una visione completa della storia.
Indi per cui, ricorda e al contempo immagina.
Immagina una giovane ragazza che a differenza dei suoi giustizianti sorrideva al sol pensiero di quanta felicità ancora l’attendeva…
Ricorda, ma nel medesimo frangente, immagina, con coraggio.
Immagina quell’istante dove tutto era ancora possibile, dove furono sancite promesse e legami, ma gli occhi vedevano una sola luce all’orizzonte, quella sui cui qualcuno avrebbe mostrato, un maledetto giorno, l’inaccettabile sfrontatezza di accampare diritti di precedenza…
Ricordala, quella giovane madre, e contemporaneamente immagina.
Immagina le vibrazioni di una sapienza antica come il mondo stesso, mentre esplodevano di una passione che sa di meravigliosa regalità, conquistata con pazienza e tenacia, altro che royal wedding…
Ricorda Savita Halappanavar, cittadino d’Irlanda, un attimo prima di chiudere una volta per tutte l’ennesimo, medievale capitolo sopravvissuto all’umano progresso.
Nondimeno, laddove una brutale resistenza si ostini a stritolarti cuore e coscienza, come un cieco pitone dalle spire di incancrenita moralità gonfiate, prova anche a immaginare.
Immagina Savita, il cui nome contiene già la risposta.
Immagina la sua vita, proprio così.
Anzi, tutte le vite che avrebbe potuto partorire e nutrire.
Se solo chi di dovere avesse trovato la forza per affrancarsi dall’infernale giogo confuso con incrollabile purezza.
Immagina, e adesso, se vuoi.
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