Mia madre
Storie e Notizie N. 1553
Otto anni fa il figlio di Phyllis Omido è deceduto a causa di avvelenamento da piombo tramite allattamento materno. Da allora la donna è diventata la principale attivista anti-inquinamento del Kenya ed è stata minacciata, perfino arrestata e obbligata a nascondersi per la sua incolumità.
Dopo aver fatto chiudere la fabbrica responsabile con la sua Ong, Centro per la Giustizia, la Governance e l'Azione Ambientale, proprio in questi giorni porterà la sua battaglia ancora una volta in tribunale con lo scopo di ottenere il giusto risarcimento per i familiari delle vittime.
Vittime, già, un mondo di vittime…
Grazie, madre.
Grazie per quello che hai fatto.
Grazie di cuore, davvero, per ciò che farai.
Ma, soprattutto, grazie per quello che avresti voluto fare e te l’hanno impedito.
Perché io è lì, che vivo.
E’ in ciò che manca che mi hanno esiliato.
E in quel che è ancora possibile, avrò la mia rivincita.
Ascoltami, ora.
Ascolta la voce che sa meglio di ogni altra.
Cosa vuol dire perdere.
E’ una esistenza che si frantuma, giorno dopo giorno, la mia.
Io sono le foglie che ogni anno ingialliscono di più.
Io sono l’acqua che un tempo scorreva e ora è costretta a fuggire.
Risplendo di luce che nel silenzio è benedetta e nell’ottuso, umano fragore diviene peccato.
Ascolta, quindi, il mio consiglio.
Non arrenderti.
Neppure alla parola fine, al fatidico punto, alla crudele porta chiusa e alle spalle voltate dall’unica porzione d’umanità concessa.
Il mio e il tuo non sono mai stati destini da podio.
Non raccontiamo storie da prima pagina.
Non siamo stati costruiti per l’Olimpo.
E’ una mera questione di fisica degli orizzonti.
C’è chi è stato immaginato per puntare gli astri e bruciare ali e scrupoli anche solo per sfiorarne l’intenzione.
Non siamo noi.
Madre adorata, noi siam qui sol per ammirare, perché vediamo le cose dal punto di vista migliore.
Ovvero, quello più giusto.
Ecco perché precediamo chiunque nel sacrificarci per difenderle.
Ed ecco perché siamo tra coloro che han bisogno maggiormente d’aiuto.
Nondimeno, ti prego.
Per quanto la cacofonia delle goffe urla intorno a te si farà assordante, malgrado la dissonanza di forme e tonalità della scenografia in cui ti avranno imprigionata risulterà offensiva nei confronti di ogni grazia dell’arcobaleno, tu ricorda.
Ricorda per chi stai lottando.
Per tutto ciò, io provo gratitudine, madre.
Grazie per esserci stata.
Grazie infinite per dove sarai oggi e domani.
Ma più di ogni altra cosa ti ringrazio per ogni luogo e creatura che ti avranno impedito di raggiungere e salvare.
Mi troverai lì, ad aspettarti.
Perché io, la terra, voglio te e solo te, come madre.
E tu?
Dimenticando l’alibi del genere e le vanità delle contingenti fattezze.
Vuoi essere anche tu, mia madre?
Otto anni fa il figlio di Phyllis Omido è deceduto a causa di avvelenamento da piombo tramite allattamento materno. Da allora la donna è diventata la principale attivista anti-inquinamento del Kenya ed è stata minacciata, perfino arrestata e obbligata a nascondersi per la sua incolumità.
Dopo aver fatto chiudere la fabbrica responsabile con la sua Ong, Centro per la Giustizia, la Governance e l'Azione Ambientale, proprio in questi giorni porterà la sua battaglia ancora una volta in tribunale con lo scopo di ottenere il giusto risarcimento per i familiari delle vittime.
Vittime, già, un mondo di vittime…
Grazie, madre.
Grazie per quello che hai fatto.
Grazie di cuore, davvero, per ciò che farai.
Ma, soprattutto, grazie per quello che avresti voluto fare e te l’hanno impedito.
Perché io è lì, che vivo.
E’ in ciò che manca che mi hanno esiliato.
E in quel che è ancora possibile, avrò la mia rivincita.
Ascoltami, ora.
Ascolta la voce che sa meglio di ogni altra.
Cosa vuol dire perdere.
E’ una esistenza che si frantuma, giorno dopo giorno, la mia.
Io sono le foglie che ogni anno ingialliscono di più.
Io sono l’acqua che un tempo scorreva e ora è costretta a fuggire.
Risplendo di luce che nel silenzio è benedetta e nell’ottuso, umano fragore diviene peccato.
Ascolta, quindi, il mio consiglio.
Non arrenderti.
Neppure alla parola fine, al fatidico punto, alla crudele porta chiusa e alle spalle voltate dall’unica porzione d’umanità concessa.
Il mio e il tuo non sono mai stati destini da podio.
Non raccontiamo storie da prima pagina.
Non siamo stati costruiti per l’Olimpo.
E’ una mera questione di fisica degli orizzonti.
C’è chi è stato immaginato per puntare gli astri e bruciare ali e scrupoli anche solo per sfiorarne l’intenzione.
Non siamo noi.
Madre adorata, noi siam qui sol per ammirare, perché vediamo le cose dal punto di vista migliore.
Ovvero, quello più giusto.
Ecco perché precediamo chiunque nel sacrificarci per difenderle.
Ed ecco perché siamo tra coloro che han bisogno maggiormente d’aiuto.
Nondimeno, ti prego.
Per quanto la cacofonia delle goffe urla intorno a te si farà assordante, malgrado la dissonanza di forme e tonalità della scenografia in cui ti avranno imprigionata risulterà offensiva nei confronti di ogni grazia dell’arcobaleno, tu ricorda.
Ricorda per chi stai lottando.
Per tutto ciò, io provo gratitudine, madre.
Grazie per esserci stata.
Grazie infinite per dove sarai oggi e domani.
Ma più di ogni altra cosa ti ringrazio per ogni luogo e creatura che ti avranno impedito di raggiungere e salvare.
Mi troverai lì, ad aspettarti.
Perché io, la terra, voglio te e solo te, come madre.
E tu?
Dimenticando l’alibi del genere e le vanità delle contingenti fattezze.
Vuoi essere anche tu, mia madre?