Fascisti e Antifascisti: non credeteci
Storie e Notizie N. 1552
Non credeteci.
Non credeteci in quel giorno del futuro, sempre troppo lontano, che verrà, oh, se verrà.
Il fatidico istante in cui, stupiti innanzi ai fatti di ieri, e soprattutto il giorno seguente, ci chiederete: ma tu, eri fascista?
Sì, qualcuno di noi risponderà.
Costui vi dirà che era fascista perché amava il suo paese, la sua patria, che non sono la stessa cosa.
Perché la patria è un’idea, vi spiegherà, un sogno di una nazione prode e orgogliosa, che ama i suoi figli e mette il loro destino e la loro sicurezza davanti a ogni cosa.
Il nostro aggiungerà che era fascista e ne era fiero, senza paura di affermarlo a viso aperto di fronte all'invasore.
Vi giurerà di aver mostrato sempre rispetto per le istituzioni e solidarietà verso la pubblica forza impegnata a difesa della cosa di tutti.
Prezioso contenitore dove proteggere e servire la cultura e le tradizioni le cui radici affondino direttamente nell’italico suolo.
Voi mostrerete comprensibile perplessità, ascoltando non l’uomo dei primi decenni del novecento, bensì di un millennio più tardi, ma costui vi guarderà con un’espressione fiera e indomita, e vi dirà che le idee non muoiono mai, che solo i codardi si arrendono e altra roba di siffatto tenore.
Ma voi, gente al di là di questo immobile calendario in cui siamo intrappolati, dove ogni anno sembra sempre più uguale al precedente, non credeteci.
Perché le azioni determinano ciò che siamo, non le parole.
Cercare di uccidere gente inerme sulla via ci qualifica come assassini.
Basare la propria concezione del prossimo semplicemente per ciò che si è letto più volte su un social network ci definisce degli ignoranti creduloni.
Sparare a delle persone disarmate vuol dire comportarsi da vigliacchi.
Sfogare il proprio odio sul primo che capiti è la conseguenza dell’essere pieno di ottusa rabbia, null’altro, giammai affezione per il tuo paese.
Coltivare l’ossessione di avere a tutti i costi un nemico da cui difendersi giorno e notte si chiama paranoia.
E potrei andare avanti.
Vi basti ricordare infine che, sostenere o anche solo tollerare individui di questa natura, ci rende altrettanto colpevoli, ovvero, assassini, vigliacchi, paranoici.
Non fascisti.
Quindi, non credeteci, non credete all’uno, ma neppure all’altro.
Già, l’altro, che avanzerà con fare addirittura più tronfio.
Il quale dichiarerà con voce libera: io ero antifascista.
Voi, per vostra fortuna nati in un tempo che avrà ricominciato finalmente a camminare davvero, gli chiederete conto della sua affermazione di campo.
Lui risponderà di aver scritto più volte di essere contro il fascismo fino a sfiancare il petto in fuori e anchilosato le mani sulla tastiera del computer o del cellulare.
Vi citerà la quantità sconfinata di petizioni firmate, di manifestazioni più o meno partecipate, di serate a tema e convegni sensibilizzanti, vi parlerà delle botte prese dai fasci e di quelle date alla testa rasata di turno, vi racconterà di sottoscrizioni virtuose nei centri sociali e di occupazioni liberatorie del bene comune.
Vi giurerà di esser sempre stato dalla parte dei lavoratori e delle donne, della libertà di stampa e d’espressione, degli ultimi e delle ingiustizie.
Dalla parte giusta, sempre, senza se e senza ma.
Per poi tornare a casa alla fine della trasmissione.
A quel punto, voi non esitate, fatela quella domanda, dovete farla.
Chiedetegli, allora, come mai i fascisti son tornati?
Come mai non se ne sono mai andati?
Lui vi guarderà mostrando sconforto e indignazione.
Accuserà la gente, il popolo, la massa, l’America e anche la Russia, biasimerà tutti, e punterà il generalizzante dito il più lontano possibile da se stesso.
Voi non credeteci.
Vi prego, non fatelo.
Perché, come già detto, sono i gesti, non le chiacchiere a stabilire il nostro ruolo nel mondo.
Accettare di guadagnarci da vivere lavorando per gente che a nostra, più o meno reale, insaputa si dimostri tutt’altro che dalla parte dei lavoratori e delle donne, si chiama essere maledettamente ipocriti.
Spendere il proprio denaro acquistando quotidianamente, per una vita intera, roba di ogni tipo, senza preoccuparci se i produttori di quest’ultima rispettino o meno la libertà di stampa e d’espressione, ci rende complici.
Ma più di ogni altra cosa, evitare di cominciare a metterci in discussione, quali primi responsabili, di nascita e camicia, delle disgrazie degli ultimi e delle ingiustizie che subiscono nel mondo, vuol dire essere destinati a vedere la storia ripetersi.
Non antifascisti.
Non credeteci, quindi.
Non crediate alla favola dei due schieramenti.
Solo in pochi tra noi sono mai stati davvero anti.
E fascisti lo eravamo un po’ tutti, dentro.
Che il cielo benedica il giorno in cui l’abbiamo compreso, accettato, riconosciuto.
Solo da quell’istante abbiamo iniziato a essere voi...
Non credeteci.
Non credeteci in quel giorno del futuro, sempre troppo lontano, che verrà, oh, se verrà.
Il fatidico istante in cui, stupiti innanzi ai fatti di ieri, e soprattutto il giorno seguente, ci chiederete: ma tu, eri fascista?
Sì, qualcuno di noi risponderà.
Costui vi dirà che era fascista perché amava il suo paese, la sua patria, che non sono la stessa cosa.
Perché la patria è un’idea, vi spiegherà, un sogno di una nazione prode e orgogliosa, che ama i suoi figli e mette il loro destino e la loro sicurezza davanti a ogni cosa.
Il nostro aggiungerà che era fascista e ne era fiero, senza paura di affermarlo a viso aperto di fronte all'invasore.
Vi giurerà di aver mostrato sempre rispetto per le istituzioni e solidarietà verso la pubblica forza impegnata a difesa della cosa di tutti.
Prezioso contenitore dove proteggere e servire la cultura e le tradizioni le cui radici affondino direttamente nell’italico suolo.
Voi mostrerete comprensibile perplessità, ascoltando non l’uomo dei primi decenni del novecento, bensì di un millennio più tardi, ma costui vi guarderà con un’espressione fiera e indomita, e vi dirà che le idee non muoiono mai, che solo i codardi si arrendono e altra roba di siffatto tenore.
Ma voi, gente al di là di questo immobile calendario in cui siamo intrappolati, dove ogni anno sembra sempre più uguale al precedente, non credeteci.
Perché le azioni determinano ciò che siamo, non le parole.
Cercare di uccidere gente inerme sulla via ci qualifica come assassini.
Basare la propria concezione del prossimo semplicemente per ciò che si è letto più volte su un social network ci definisce degli ignoranti creduloni.
Sparare a delle persone disarmate vuol dire comportarsi da vigliacchi.
Sfogare il proprio odio sul primo che capiti è la conseguenza dell’essere pieno di ottusa rabbia, null’altro, giammai affezione per il tuo paese.
Coltivare l’ossessione di avere a tutti i costi un nemico da cui difendersi giorno e notte si chiama paranoia.
E potrei andare avanti.
Vi basti ricordare infine che, sostenere o anche solo tollerare individui di questa natura, ci rende altrettanto colpevoli, ovvero, assassini, vigliacchi, paranoici.
Non fascisti.
Quindi, non credeteci, non credete all’uno, ma neppure all’altro.
Già, l’altro, che avanzerà con fare addirittura più tronfio.
Il quale dichiarerà con voce libera: io ero antifascista.
Voi, per vostra fortuna nati in un tempo che avrà ricominciato finalmente a camminare davvero, gli chiederete conto della sua affermazione di campo.
Lui risponderà di aver scritto più volte di essere contro il fascismo fino a sfiancare il petto in fuori e anchilosato le mani sulla tastiera del computer o del cellulare.
Vi citerà la quantità sconfinata di petizioni firmate, di manifestazioni più o meno partecipate, di serate a tema e convegni sensibilizzanti, vi parlerà delle botte prese dai fasci e di quelle date alla testa rasata di turno, vi racconterà di sottoscrizioni virtuose nei centri sociali e di occupazioni liberatorie del bene comune.
Vi giurerà di esser sempre stato dalla parte dei lavoratori e delle donne, della libertà di stampa e d’espressione, degli ultimi e delle ingiustizie.
Dalla parte giusta, sempre, senza se e senza ma.
Per poi tornare a casa alla fine della trasmissione.
A quel punto, voi non esitate, fatela quella domanda, dovete farla.
Chiedetegli, allora, come mai i fascisti son tornati?
Come mai non se ne sono mai andati?
Lui vi guarderà mostrando sconforto e indignazione.
Accuserà la gente, il popolo, la massa, l’America e anche la Russia, biasimerà tutti, e punterà il generalizzante dito il più lontano possibile da se stesso.
Voi non credeteci.
Vi prego, non fatelo.
Perché, come già detto, sono i gesti, non le chiacchiere a stabilire il nostro ruolo nel mondo.
Accettare di guadagnarci da vivere lavorando per gente che a nostra, più o meno reale, insaputa si dimostri tutt’altro che dalla parte dei lavoratori e delle donne, si chiama essere maledettamente ipocriti.
Spendere il proprio denaro acquistando quotidianamente, per una vita intera, roba di ogni tipo, senza preoccuparci se i produttori di quest’ultima rispettino o meno la libertà di stampa e d’espressione, ci rende complici.
Ma più di ogni altra cosa, evitare di cominciare a metterci in discussione, quali primi responsabili, di nascita e camicia, delle disgrazie degli ultimi e delle ingiustizie che subiscono nel mondo, vuol dire essere destinati a vedere la storia ripetersi.
Non antifascisti.
Non credeteci, quindi.
Non crediate alla favola dei due schieramenti.
Solo in pochi tra noi sono mai stati davvero anti.
E fascisti lo eravamo un po’ tutti, dentro.
Che il cielo benedica il giorno in cui l’abbiamo compreso, accettato, riconosciuto.
Solo da quell’istante abbiamo iniziato a essere voi...