Storie sulla povertà: ricchi e poveri contro poveri
Storie e Notizie N. 1546
Secondo le recenti stime da parte di Oxfam, 42 individui detengono la stessa ricchezza dei 3,7 miliardi che costituiscono la metà più povera della popolazione mondiale…
C’era una volta un mondo.
Un pianeta in equilibro su se stesso ormai da tempo immemore.
Una proporzione antica quanto l’uomo stesso, una specie a caso.
Difatti, proprio a causa di quest’ultima, per quanto la suddetta posizione fosse precaria e perennemente sull’orlo del precipizio, tale assurdo contrasto di pesi e contrappesi era immutabile.
Diciamolo con franchezza, vi va?
La disuguaglianza era uno stato di cose acclarato.
Ma che dico? Perseguito, cercato con foga e impegno, oserei dire con estrema dedizione.
Per poi venir difeso a ogni costo, come si potrebbe fare con i propri diritti civili o la democrazia, in un’ingenua storia dalle romantiche visioni.
A riprova di ciò, l’affermazione più portentosa non riguardava la reale distribuzione delle fortune, più o meno guadagnate lecitamente, bensì la natura del presente e del futuro per i quali le varie cittadinanze sceglievano di impegnare il loro tempo.
Certo, un pugno di riccastri su un piatto e miliardi di esistenze a tempo ridotto sull’altro è immagine inaccettabile, ma la squillante contraddizione riguardava la bilancia stessa, stretta nelle mani della metà mancante.
Nel dettaglio, a fronte di una popolazione di sette miliardi e mezzo di persone, al netto di tre miliardi e settecento mila disgraziati e i famosi quarantadue, ce n’era da riempire interi continenti.
Per la precisione, tre miliardi e ottocento mila vite, in breve noi.
Immediatamente si palesa una prospettiva matematica di una semplicità fenomenale, al riparo di una lucidità cristallina e magari virtuosamente infantile, non ancora corrotta dall’illogicità al potere. I tre miliardi e otto cento mila si guardano in faccia, magari non nello stesso tempo, e prendono senza discussioni ulteriori la decisione più conveniente per tutti loro: accerchiare lo sparuto gruppetto dei quarantadue e costringerli a ridistribuire ai derubati l’inevitabile maltolto.
Perché anche questo è scontato, vogliamo dirlo fuori dai denti?
Non si può essere miliardari senza avere roba d’altri nel borsello.
Assioma retorico, certo, ma le verità più sono semplici, e con proporzionale frequenza vengono rimosse dal calcolo finale, ci avete fatto caso?
Come se il risultato di uno più uno fosse talmente giusto, che potremmo anche dire zero, senza chiederci dove sia finito il due, ovvero nelle tasche di chi.
Così, secondo un’aritmetica tutt’altro che lineare, i nostri tre miliardi e ottocento mila, ma potremmo anche dire noi, invece di puntare un comune indice accusatore sui quarantadue, fissarono il mirino sugli altri per definizione.
Tre miliardi e settecento mila prede da colpire e abbattere, senza tema d’errore, vista la quantità di bersagli facili e inermi a disposizione.
Su di essi, non i maledetti quarantadue, la metà folle della popolazione disegnò il volto del nemico.
I ladri e gli assassini, gli invasori e gli immorali, gli incivili e gli infetti, le ragioni viventi di ogni sventura possibile, dalla disoccupazione all’unghia incarnita erano lì, sul piatto più colmo della bilancia di cui sopra.
Nel cuore, un’unica supplica al prezzo della distruzione di tutti i sogni fin qui confessati, vanificando ogni progresso compiuto dall’evoluzione sin dalle società politeiste: adorate quarantadue divinità, a voi ci prostriamo e vi promettiamo di sacrificare nel vostro nome le vite dei derelitti.
In cambio, continuate a drogarci di digitali illusioni e a venderci orizzonti mediocri.
Perché noi ci sentiamo "poveri" al vostro cospetto e non vogliamo altro, tranne essere esattamente come voi…