Noi siamo natura
Storie e Notizie N. 1539
E’ notizia di oggi quella che riguarda il monte Taranaki in Nuova Zelanda, il quale riceverà gli stessi diritti legali di una persona, diventando la terza realtà geografica del paese a cui sia stata conferita una "personalità giuridica".
Al diffondersi della sorprendente, buona novella, delle fondamentali parole che la narrano, come diritti e persona, le conseguenze si fecero storia, di forma semplice e contenuto sognante…
Anche io sono come Taranaki, disse una bambina della specie viaggiatrice dal biglietto delicato, che conduce in paradiso, ma solo se qualcuno lo disegni per lei. Sono una collina, non una
montagna, ma un giorno lo diventerò, se mi darete spazio sufficiente sulla mappa.
Pure io, come loro, esclamò sua madre, poco più anziana della figlia, tratto tipico di coloro che hanno fame di vita. Io sono pianura, dono pace e sollievo alle membra stanche, io vedo il cielo e non mi vergogno di fissarlo.
Approfittando del coraggio delle due, si unì il padre della prima e compagno della donna.
Io sono lago e rifletto coloro che amo, trascrivo a cuore immagini e movenze care, sono specchio del presente, e accompagno ogni speranza verso il centro del mondo, laddove la brezza di superfice si faccia generosa.
Ardite aspirazioni, di famiglia dall’immaginazione facile, le più ostinate a oltrepassare muri di mattoni e parole a tempo.
Così, il gioco si espande come un racconto semplice e leggero, che non ha bisogno di spinta per sconfigger gravità e logica.
Io sono fiore, afferma con vigore l’omino che scava tra i rifiuti in cerca dell’unico tesoro possibile, quello commestibile. Innaffiatemi e non avrò più bisogno di rubare i resti del vivere normale.
Io invece sono fiume, sussurra trafelata una delle molte, troppe vittime di abusi, che scivola via e carezza terra affermando presenza e consapevolezza di ciò che è stato tolto.
Guardatemi, non abbiate timore di bagnarvi nella mia fragile memoria, ricordate e lasciate che raggiunga il mare per trovar finalmente giustizia e restituzione.
Io allora sono grotta, grande e spaziosa, urla con orgoglio l’uomo solo tra i soli nella folla. Fa freddo, qua dentro, c’è rimasta poca luce, ormai, ma sono ancora persona.
Lo siamo tutti, gli fanno eco gli altri.
Noi siamo persone come Taranaki, reclamano le imberbe voci delle vite che lavorano, laddove dovrebbero solo ridere fino a far male pancia e lacrimare gli occhi.
Noi siamo persone, ricordano le creature
maltrattate sotto la coltre del cosiddetto vivere civile, per colpa di identità non ancora scoperte dalla miope, attuale prospettiva.
Poi, solo per un attimo, il brusio si fa lieve, perché sull’impervio tragitto, spesso il ricordo e la solidarietà comuni son leali anche a ritroso.
Silenzio, ora, quando ciascuno rammenta.
Loro, anche loro, che son stati cancellati dal racconto scomodo.
Erano persone.
Sul fondo del mare e della terra che scotta, abbiamo seppellito milioni di montagne e laghi, colline e fiumi, sublimi forme e colori perfetti.
Loro e noi, meritiamo le vostre pagine migliori.
Perché esattamente come voi.
Tutti.
Siamo natura.
Al diffondersi della sorprendente, buona novella, delle fondamentali parole che la narrano, come diritti e persona, le conseguenze si fecero storia, di forma semplice e contenuto sognante…
Anche io sono come Taranaki, disse una bambina della specie viaggiatrice dal biglietto delicato, che conduce in paradiso, ma solo se qualcuno lo disegni per lei. Sono una collina, non una
Pure io, come loro, esclamò sua madre, poco più anziana della figlia, tratto tipico di coloro che hanno fame di vita. Io sono pianura, dono pace e sollievo alle membra stanche, io vedo il cielo e non mi vergogno di fissarlo.
Io sono lago e rifletto coloro che amo, trascrivo a cuore immagini e movenze care, sono specchio del presente, e accompagno ogni speranza verso il centro del mondo, laddove la brezza di superfice si faccia generosa.
Ardite aspirazioni, di famiglia dall’immaginazione facile, le più ostinate a oltrepassare muri di mattoni e parole a tempo.
Io sono fiore, afferma con vigore l’omino che scava tra i rifiuti in cerca dell’unico tesoro possibile, quello commestibile. Innaffiatemi e non avrò più bisogno di rubare i resti del vivere normale.
Io invece sono fiume, sussurra trafelata una delle molte, troppe vittime di abusi, che scivola via e carezza terra affermando presenza e consapevolezza di ciò che è stato tolto.
Io allora sono grotta, grande e spaziosa, urla con orgoglio l’uomo solo tra i soli nella folla. Fa freddo, qua dentro, c’è rimasta poca luce, ormai, ma sono ancora persona.
Lo siamo tutti, gli fanno eco gli altri.
Noi siamo persone come Taranaki, reclamano le imberbe voci delle vite che lavorano, laddove dovrebbero solo ridere fino a far male pancia e lacrimare gli occhi.
Noi siamo persone, ricordano le creature
Poi, solo per un attimo, il brusio si fa lieve, perché sull’impervio tragitto, spesso il ricordo e la solidarietà comuni son leali anche a ritroso.
Silenzio, ora, quando ciascuno rammenta.
Loro, anche loro, che son stati cancellati dal racconto scomodo.
Erano persone.
Sul fondo del mare e della terra che scotta, abbiamo seppellito milioni di montagne e laghi, colline e fiumi, sublimi forme e colori perfetti.
Loro e noi, meritiamo le vostre pagine migliori.
Perché esattamente come voi.
Tutti.
Siamo natura.