Il selfie dell’orango
Storie e Notizie N. 1533
Il fotografo naturalista Ian Wood ha volutamente lasciato la propria fotocamera in una foresta del Borneo, finché non è stata trovata da una giovanissima, curiosa creatura…
Posso?
Grazie.
Nome? Non lo so, non ne ho mai avuto bisogno, e sono in grado di dire lo stesso per coloro che mi hanno amato finora.
Perché io posso, perché si può.
Esistere felici anche così.
Cognome? Idem come sopra, di famiglia e futura progenie altrettanto priva di casata e firma.
Perché è possibile, quindi naturale.
Età? Tre anni, se l’inizio è la nascita.
Poche ore fa, laddove si cominci dalle prime luci.
Adesso, in caso si parli di vita che conti davvero.
Segni particolari? Ah, qui viene il bello.
Non segni, tutto.
Ogni cosa è unica e difforme dal più.
Tutto è come il tutto che circonda e accoglie.
Il mondo è mio e di tutti al contempo.
E nessuno si senta derubato.
Professione? In che senso? Ah… quella cosa del fare che porta il cibo? Semplice, cibo.
Ma forse alludevi a promozioni e carriera, scatti e ferie promesse, ma non pagate…
No, dispiace, no.
Questo non posso…
Deluso? Aspetta, non andare, abbiamo tempo, poco ancora, ma ne abbiamo e non salutiamoci così.
Residenza?
Dipende.
Se ti riferisci all’indirizzo di casa, per esteso, dove trovi riposo e riparo, cerca pure.
E come me, la troverai.
Ma apri gli occhi e lanciali ovunque, senza risparmio.
Fidati delle dita, sfiora e cogli.
Riempi il corpo di doni semplici e abbi coraggio di rischiare tutto.
Se natura chiede.
Io posso tanto, quindi, come vedi.
Come te, del resto, figlio della porzione più invadente e urlante del pianeta.
Così come son capace di premere un pulsante e disegnare nell’occhio che guarda il mio muso sorridente o sorpreso, potrei anch’io far nulla per il prossimo, convinto comunque di esser migliore degli altri.
Potrei essere solo di intralcio al progresso della mia comunità, ma ritenermi innocente e addirittura figo.
Potrei perfino vantarmi delle mie ridotte capacità intellettive e farne un requisito essenziale per
guidare il branco e fargli da modello.
Potrei altresì condividere con i miei pari una montagna quotidiana di versi privi di senso, approvandoli e rendendoli virali quanto un arcobaleno particolarmente riuscito al cielo e un tramonto altrettanto degno di memoria.
Ma non lo farò, perché non tutto quello che è possibile fare, vale il mio tempo.
Perché io posso e molto.
E’ un meraviglioso privilegio.
E non ho alcuna intenzione di sprecarlo.
Posso?
Grazie.
Nome? Non lo so, non ne ho mai avuto bisogno, e sono in grado di dire lo stesso per coloro che mi hanno amato finora.
Perché io posso, perché si può.
Esistere felici anche così.
Cognome? Idem come sopra, di famiglia e futura progenie altrettanto priva di casata e firma.
Perché è possibile, quindi naturale.
Età? Tre anni, se l’inizio è la nascita.
Adesso, in caso si parli di vita che conti davvero.
Segni particolari? Ah, qui viene il bello.
Non segni, tutto.
Ogni cosa è unica e difforme dal più.
Tutto è come il tutto che circonda e accoglie.
Il mondo è mio e di tutti al contempo.
E nessuno si senta derubato.
Professione? In che senso? Ah… quella cosa del fare che porta il cibo? Semplice, cibo.
Ma forse alludevi a promozioni e carriera, scatti e ferie promesse, ma non pagate…
Questo non posso…
Deluso? Aspetta, non andare, abbiamo tempo, poco ancora, ma ne abbiamo e non salutiamoci così.
Residenza?
Dipende.
Se ti riferisci all’indirizzo di casa, per esteso, dove trovi riposo e riparo, cerca pure.
E come me, la troverai.
Ma apri gli occhi e lanciali ovunque, senza risparmio.
Fidati delle dita, sfiora e cogli.
Se natura chiede.
Io posso tanto, quindi, come vedi.
Come te, del resto, figlio della porzione più invadente e urlante del pianeta.
Così come son capace di premere un pulsante e disegnare nell’occhio che guarda il mio muso sorridente o sorpreso, potrei anch’io far nulla per il prossimo, convinto comunque di esser migliore degli altri.
Potrei essere solo di intralcio al progresso della mia comunità, ma ritenermi innocente e addirittura figo.
Potrei perfino vantarmi delle mie ridotte capacità intellettive e farne un requisito essenziale per
Potrei altresì condividere con i miei pari una montagna quotidiana di versi privi di senso, approvandoli e rendendoli virali quanto un arcobaleno particolarmente riuscito al cielo e un tramonto altrettanto degno di memoria.
Ma non lo farò, perché non tutto quello che è possibile fare, vale il mio tempo.
Perché io posso e molto.
E’ un meraviglioso privilegio.
E non ho alcuna intenzione di sprecarlo.