Inquinamento uccide
Storie e Notizie N. 1514
Secondo l'analisi globale più completa fino a oggi, ogni anno l'inquinamento uccide almeno nove milioni di persone e ci costa trilioni di dollari, mettendo a rischio la sopravvivenza delle società umane.
Una contraddizione a dir poco paradossale, non credete? Un fenomeno economicamente e al contempo umanamente svantaggioso per tutti, eppure trascurato.
Come se non riuscissimo a vedere dove si celi lo sporco, il refuso, la parola sbagliata, malgrado si trovi esattamente davanti ai nostri occhi, nascosta nel foglio contenente la storia che ci riguarda…
Mario è una creatura piccola.
Piccola come una lettera, malgrado spesso si senta più grande di quello che è, laddove urli la propria tracotanza con ogni goccia di inchiostro che lo attraversa.
Mario si sente moderno.
Perché lo è, fino a prova contraria.
Vive l’oggi prima del domani, come se il domani non fosse altro che l’oggi che sta scrivendo.
Ieri.
Già, dimentico di ciò che ieri è stato, il nostro si cura solo della pagina corrente, al meglio.
Al peggio, della singola, minuscola porzione di riga che lo ospita.
Esatto, ospita, ma lui direbbe occupa.
Mia, solo mia, guai a chi si avvicina, non osate violare il sacro spazio tra lettera e lettera.
La grammatica sociale va rispettata, perché è ciò che dona ordine e sicurezza al racconto.
Per il senso e, soprattutto, la morale, rivolgetevi altrove.
Perché è così che fanno i tipi come Mario.
La responsabilità è sempre di quelli lassù, le presunte divinità con la penna o la tastiera tra le mani.
Mario ci tiene alla forma, proprio perché vive da sempre un’esistenza perennemente a due dimensioni, auto assolvendosi dal preoccuparsi delle conseguenze della comune presenza nel testo globale.
Indi per cui, si prodiga in ogni istante che ciò che accoglie e guida il suo cammino tra paragrafo e paragrafo conservi lo splendore del primo giorno.
Questo è il suo lavoro, l’unico scopo che persegue.
Mario lucida parole come se fossero gioielli, illuso che questi ultimi siano qualcosa di diverso da ulteriori, convenzionali insiemi di lettere.
E’ così che l’automobile brilla come uno specchio.
E il parabrezza è perfettamente privo di polvere.
I sedili scintillano anche di notte.
E il cruscotto ruba la scena al firmamento.
Fa lo stesso con il condizionatore.
E la caldaia.
Lo schermo del cellulare.
E ogni meravigliosa parola che ha reso la sua vita piena.
Di parole.
Perché Mario è così.
E’ come una piccola lettera, condannata con altre come lui a far parte di un discorso di cui ignora inizio e fine, che può esser virtuoso o folle, eppure è lì.
Ogni giorno si alza dall’angusto dizionario in cui si è sepolto prematuramente e si unisce agli altri, per raggiungere il punto e andare a capo per comoda inerzia.
Talvolta, però, Mario fa un sogno, che può essere incubo, dipende dal grado di libertà della sua fantasia.
Così si immagina come qualcosa di meglio di una sola lettera, e anche di una parola.
E per un fuggevole istante vede il povero foglio, l’unico che davvero sostiene tutti, giunto ormai allo stremo sotto il peso dell’immane quantità di ottusi deliri con il quale lo stiamo inquinando.
E’ quello l’attimo in cui ciascuno di noi ha la chance di chiamarsi fuori da siffatta marcia verso il nulla.
Ne basta una di lettera fuori posto e ogni parola, per quanto ricca e potente, temuta e pericolosa, diverrà evidente agli occhi di tutti.
Come quella sbagliata...
Vieni ad ascoltarmi dal vivo Carla senza di Noi, Sabato 11 novembre 2017, Libreria Teatro Tlon, Roma Compra il mio ultimo libro, Tramonto, la favola del figlio di Buio e Luce
Leggi anche il racconto della settimana: Amica di caduta
Leggi altre storie sull'ambiente
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio spettacolo E' incredibile quello che una piccola luce può fare
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Una contraddizione a dir poco paradossale, non credete? Un fenomeno economicamente e al contempo umanamente svantaggioso per tutti, eppure trascurato.
Come se non riuscissimo a vedere dove si celi lo sporco, il refuso, la parola sbagliata, malgrado si trovi esattamente davanti ai nostri occhi, nascosta nel foglio contenente la storia che ci riguarda…
Mario è una creatura piccola.
Piccola come una lettera, malgrado spesso si senta più grande di quello che è, laddove urli la propria tracotanza con ogni goccia di inchiostro che lo attraversa.
Mario si sente moderno.
Vive l’oggi prima del domani, come se il domani non fosse altro che l’oggi che sta scrivendo.
Ieri.
Già, dimentico di ciò che ieri è stato, il nostro si cura solo della pagina corrente, al meglio.
Al peggio, della singola, minuscola porzione di riga che lo ospita.
Esatto, ospita, ma lui direbbe occupa.
Mia, solo mia, guai a chi si avvicina, non osate violare il sacro spazio tra lettera e lettera.
Per il senso e, soprattutto, la morale, rivolgetevi altrove.
Perché è così che fanno i tipi come Mario.
La responsabilità è sempre di quelli lassù, le presunte divinità con la penna o la tastiera tra le mani.
Mario ci tiene alla forma, proprio perché vive da sempre un’esistenza perennemente a due dimensioni, auto assolvendosi dal preoccuparsi delle conseguenze della comune presenza nel testo globale.
Sullo stesso argomento:
Questo è il suo lavoro, l’unico scopo che persegue.
Mario lucida parole come se fossero gioielli, illuso che questi ultimi siano qualcosa di diverso da ulteriori, convenzionali insiemi di lettere.
E il parabrezza è perfettamente privo di polvere.
I sedili scintillano anche di notte.
E il cruscotto ruba la scena al firmamento.
Fa lo stesso con il condizionatore.
E la caldaia.
Lo schermo del cellulare.
Di parole.
Perché Mario è così.
E’ come una piccola lettera, condannata con altre come lui a far parte di un discorso di cui ignora inizio e fine, che può esser virtuoso o folle, eppure è lì.
Ogni giorno si alza dall’angusto dizionario in cui si è sepolto prematuramente e si unisce agli altri, per raggiungere il punto e andare a capo per comoda inerzia.
Talvolta, però, Mario fa un sogno, che può essere incubo, dipende dal grado di libertà della sua fantasia.
Così si immagina come qualcosa di meglio di una sola lettera, e anche di una parola.
E per un fuggevole istante vede il povero foglio, l’unico che davvero sostiene tutti, giunto ormai allo stremo sotto il peso dell’immane quantità di ottusi deliri con il quale lo stiamo inquinando.
E’ quello l’attimo in cui ciascuno di noi ha la chance di chiamarsi fuori da siffatta marcia verso il nulla.
Ne basta una di lettera fuori posto e ogni parola, per quanto ricca e potente, temuta e pericolosa, diverrà evidente agli occhi di tutti.
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