Trump discorso all’ONU davanti allo specchio
Storie e Notizie N. 1500
E’ oramai sulle pagine dei principali media buona parte del primo discorso tenuto dal presidente USA alle Nazioni Unite.
Nondimeno, siamo umani, cribbio.
L’esordio al palazzo di vetro di New York di fronte alla platea autorevolmente gremita per l’occasione farebbe tremare le gambe a chiunque, per quanto abile nel dissimulare il fremito.
A riprova di ciò, eccovi una fedele cronaca di ciò che è avvenuto nel camerino dell’attor presidenziale, innanzi all’amico di sempre, spesso il solo, per chi sia perennemente costretto a celare se stesso dietro una maschera.
L’inseparabile, silente e rivelatorio specchio…
Ci siamo.
Ci siamo, Donny, è il tuo momento.
Goditelo, godi fino in fondo ogni secondo.
Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Non ci credo ancora.
Se me l’avessero raccontato, che so, una decina d’anni fa li avrei presi per pazzi.
Proprio così, è una cosa folle ed è tutta mia.
E’ il mondo a essere fuori di testa e io ne approfitto.
Calmo, Don, stai calmo, rimani calmo.
Non ridere, mi raccomando.
Sorridi, ma come sai fare tu.
Fammelo vedere… ora, coraggio…
Di più, più teso… più intenso… ah!
Eccolo, il tuo proverbiale ghigno.
Dosalo, non abusarne.
Se sapessero…
Se solo sapessero, ma sono troppo boriosi nei loro sguardi sprezzanti, razza di politicanti senza spina dorsale.
Allora, ripassiamo la solita solfa.
Non devi dire tanto, basta ripeterti, okay?
Tanto lo sanno già quello che dirai.
Tanto non è per i presenti, che sei lì.
Quelli là fuori, coloro a cui devi tutto, non vogliono sorprese.
La roba semplice è quella che si vende meglio, dicevano i vecchi.
Già, se poi è anche demenziale, il prodotto è un best seller assicurato.
Prima noi, poi gli altri.
Com’è facile dirlo.
Noi, gli altri.
Semplice.
E tra gli altri, loro.
E’ sempre stato facile e semplice.
Tranquillo, Donald, stai tranquillo.
Ci sei solo tu, sul palco.
Sei solo.
Sei sempre stato solo.
Se solo capissero, se solo potessero vederti, ora.
E ricordati: non parlare del muro, oggi, non è il caso, visto quello che è successo, okay?
Lo sai come va a finire, si attaccano a quello che dici, e poi sei costretto a licenziare qualcuno a caso.
Ci siamo, manca poco.
Fra non molto tutto sarà compiuto, ancora una volta.
Perché non è la prima e non sarà di certo l’ultima che uno come me si prenda la scena.
Io lo so alla perfezione, per questo ho vinto.
Perché il sottoscritto si è fidato dei suoi incubi.
Più di quanto i miei avversari abbiano fatto con i loro sogni.
Tuttavia, una volta fuori di qua, sotto le luci e i flash.
Che lo spettacolo continui.
Che l’incubo sembri un sogno.
E viceversa...
Compra il mio ultimo libro, Tramonto, la favola del figlio di Buio e Luce
Leggi anche il racconto della settimana: Le due madri
Leggi altre storie per riflettere
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio spettacolo E' incredibile quello che una piccola luce può fare
E’ oramai sulle pagine dei principali media buona parte del primo discorso tenuto dal presidente USA alle Nazioni Unite.
Nondimeno, siamo umani, cribbio.
L’esordio al palazzo di vetro di New York di fronte alla platea autorevolmente gremita per l’occasione farebbe tremare le gambe a chiunque, per quanto abile nel dissimulare il fremito.
A riprova di ciò, eccovi una fedele cronaca di ciò che è avvenuto nel camerino dell’attor presidenziale, innanzi all’amico di sempre, spesso il solo, per chi sia perennemente costretto a celare se stesso dietro una maschera.
L’inseparabile, silente e rivelatorio specchio…
Ci siamo.
Ci siamo, Donny, è il tuo momento.
Goditelo, godi fino in fondo ogni secondo.
Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Non ci credo ancora.
Se me l’avessero raccontato, che so, una decina d’anni fa li avrei presi per pazzi.
E’ il mondo a essere fuori di testa e io ne approfitto.
Calmo, Don, stai calmo, rimani calmo.
Non ridere, mi raccomando.
Sorridi, ma come sai fare tu.
Fammelo vedere… ora, coraggio…
Di più, più teso… più intenso… ah!
Eccolo, il tuo proverbiale ghigno.
Dosalo, non abusarne.
Se sapessero…
Se solo sapessero, ma sono troppo boriosi nei loro sguardi sprezzanti, razza di politicanti senza spina dorsale.
Allora, ripassiamo la solita solfa.
Non devi dire tanto, basta ripeterti, okay?
Tanto lo sanno già quello che dirai.
Tanto non è per i presenti, che sei lì.
Quelli là fuori, coloro a cui devi tutto, non vogliono sorprese.
La roba semplice è quella che si vende meglio, dicevano i vecchi.
Già, se poi è anche demenziale, il prodotto è un best seller assicurato.
Prima noi, poi gli altri.
Com’è facile dirlo.
Noi, gli altri.
Semplice.
E tra gli altri, loro.
E’ sempre stato facile e semplice.
Tranquillo, Donald, stai tranquillo.
Ci sei solo tu, sul palco.
Sei solo.
Sei sempre stato solo.
Se solo capissero, se solo potessero vederti, ora.
E ricordati: non parlare del muro, oggi, non è il caso, visto quello che è successo, okay?
Lo sai come va a finire, si attaccano a quello che dici, e poi sei costretto a licenziare qualcuno a caso.
Ci siamo, manca poco.
Fra non molto tutto sarà compiuto, ancora una volta.
Perché non è la prima e non sarà di certo l’ultima che uno come me si prenda la scena.
Io lo so alla perfezione, per questo ho vinto.
Perché il sottoscritto si è fidato dei suoi incubi.
Più di quanto i miei avversari abbiano fatto con i loro sogni.
Tuttavia, una volta fuori di qua, sotto le luci e i flash.
Che lo spettacolo continui.
Che l’incubo sembri un sogno.
E viceversa...
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