Lettera ai migranti del futuro
Storie e Notizie N. 1495
Ovvero, una lettera.
Caro te,
che vivi laggiù, oltre i limiti della nostra dissennata esistenza.
Tieni duro.
Non arrenderti, ti prego, resisti.
Non sei solo, sai?
Non sei solo, in questa storia.
In tanti hanno condiviso il tuo gramo destino.
In ordine sparso, poveri, donne, omosessuali, ebrei, schiavi, contadini, nativi americani, indios e tutti i figli di un dio scomodo, ancorché minore, che sono stati sacrificati all’altare degli agnelli facili.
Chi ti scrive, abita nel tempo in cui ai migranti è toccato questo infame ruolo.
Sì, lo so, adesso ti sarai inalberato e hai ragione.
Non è il destino a esser avverso e men che meno il ruolo, ma coloro che si arrogano il diritto di scriverlo per te.
Di importi i loro sgrammaticati e crudeli deliri come se fossero indiscutibili verità piovute dal cielo.
Nondimeno, si sa, quest’ultimo al peggio dona pioggia e neve, perfino fulmini.
Miracolosamente comete e stelle cadenti.
Al contrario, le brucianti ottusità del cuore, che dolore infliggono infierendo impunemente più volte sulla stessa ferita, provengono sempre dai tuoi simili.
Amico all’orizzonte, non ho idea quale sia il tuo nome.
Magari hai la pelle blu, tre occhi o fiamme al posto dei capelli.
Non ho idea di quale sia la tua diversità, agli occhi del prossimo.
Non conosco le tue fattezze, la profondità del tuo essere, ma soprattutto ignoro le ragioni che spingeranno i tuoi contemporanei a usarti come capro espiatorio di ogni male del mondo.
Nondimeno, credo di sapere cosa provi.
Non cedere alla paura, promettimelo.
Ma, più di ogni altra cosa, non lasciarti mai sopraffare dalla rabbia.
Per quanto sia giustificata e comprensibile.
Perché, credimi sulla parola, saranno capaci di approfittare anche di essa.
E’ già successo, sta accadendo anche ora, e probabilmente avverrà anche domani.
Ciò malgrado, quest’ultimo deve per forza di cose imparar qualcosa dai giorni che l’hanno preceduto, per quanto si presentino come racconti dal finale inaccettabile.
Non sarà facile.
Non ti dirò bugie, quindi non farlo anche tu con te stesso.
In molti non ce la faranno.
E non tutti coloro che ti sembreranno amici lo saranno quando davvero la loro solidarietà sarà fondamentale.
Ma ti dirò una cosa che è forse la sola verità che è stata in grado finora di superare il peso del tempo e dell’idiozia umana.
Si può sopravvivere.
Si può perché si deve e si deve.
Perché si può.
E nonostante le narrazioni più squillanti e tracotanti di una cieca e opulenta minoranza, unica e sola responsabile delle tue disgrazie, è esattamente così che la stragrande maggioranza dell’umanità ha finora camminato e resistito.
Perciò, fratello, cammina e resisti.
Che prima o poi, anche per te arriverà.
Una vita normale.
Compra il mio ultimo libro, Tramonto, la favola del figlio di Buio e Luce
Leggi anche il racconto della settimana: Storia di una ragazza delle favole
Leggi altre storie di migranti
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio spettacolo E' incredibile quello che una piccola luce può fare
Ovvero, una lettera.
Caro te,
che vivi laggiù, oltre i limiti della nostra dissennata esistenza.
Tieni duro.
Non arrenderti, ti prego, resisti.
Non sei solo, sai?
In tanti hanno condiviso il tuo gramo destino.
In ordine sparso, poveri, donne, omosessuali, ebrei, schiavi, contadini, nativi americani, indios e tutti i figli di un dio scomodo, ancorché minore, che sono stati sacrificati all’altare degli agnelli facili.
Chi ti scrive, abita nel tempo in cui ai migranti è toccato questo infame ruolo.
Sì, lo so, adesso ti sarai inalberato e hai ragione.
Non è il destino a esser avverso e men che meno il ruolo, ma coloro che si arrogano il diritto di scriverlo per te.
Di importi i loro sgrammaticati e crudeli deliri come se fossero indiscutibili verità piovute dal cielo.
Nondimeno, si sa, quest’ultimo al peggio dona pioggia e neve, perfino fulmini.
Miracolosamente comete e stelle cadenti.
Al contrario, le brucianti ottusità del cuore, che dolore infliggono infierendo impunemente più volte sulla stessa ferita, provengono sempre dai tuoi simili.
Amico all’orizzonte, non ho idea quale sia il tuo nome.
Magari hai la pelle blu, tre occhi o fiamme al posto dei capelli.
Non ho idea di quale sia la tua diversità, agli occhi del prossimo.
Non conosco le tue fattezze, la profondità del tuo essere, ma soprattutto ignoro le ragioni che spingeranno i tuoi contemporanei a usarti come capro espiatorio di ogni male del mondo.
Nondimeno, credo di sapere cosa provi.
Non cedere alla paura, promettimelo.
Ma, più di ogni altra cosa, non lasciarti mai sopraffare dalla rabbia.
Per quanto sia giustificata e comprensibile.
Perché, credimi sulla parola, saranno capaci di approfittare anche di essa.
E’ già successo, sta accadendo anche ora, e probabilmente avverrà anche domani.
Ciò malgrado, quest’ultimo deve per forza di cose imparar qualcosa dai giorni che l’hanno preceduto, per quanto si presentino come racconti dal finale inaccettabile.
Non sarà facile.
Non ti dirò bugie, quindi non farlo anche tu con te stesso.
In molti non ce la faranno.
E non tutti coloro che ti sembreranno amici lo saranno quando davvero la loro solidarietà sarà fondamentale.
Ma ti dirò una cosa che è forse la sola verità che è stata in grado finora di superare il peso del tempo e dell’idiozia umana.
Si può sopravvivere.
Si può perché si deve e si deve.
Perché si può.
E nonostante le narrazioni più squillanti e tracotanti di una cieca e opulenta minoranza, unica e sola responsabile delle tue disgrazie, è esattamente così che la stragrande maggioranza dell’umanità ha finora camminato e resistito.
Perciò, fratello, cammina e resisti.
Che prima o poi, anche per te arriverà.
Una vita normale.
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