Storie sulla fame nel mondo che il mondo ignora

Storie e Notizie N. 1493

Un recente sondaggio da parte dell’International Rescue Committee rivela che l’85% degli americani, ovvero gli abitanti del paese più ricco del mondo, ignorano che tra Africa e Medio Oriente ci siano milioni di persone che muoiono letteralmente di fame.

Siamo i cercatori del giorno felice.
Semplice, se vuoi.
Ci svegliamo al mattino con occhi semichiusi e con essi ci mescoliamo tra le ore che scorrono.
Perché, in fondo, non c’è molto da vedere, sai?
Piccolo è l’orizzonte, perché tale è lo schermo.
Troppo è di più, oltre il massimo dei pollici consentiti in una mano di misura media, capace di sollevare il mondo.
Leggero.
Dev’esser leggero come l’aria condizionata che rinfresca il viso e il cuore.
Leggero anch’esso.
Che non tradisca mai l’intelletto, non avvezzo alle complicazioni.
Leggero, pure lui.
Siamo gli adoratori della superficie delle cose.


Perché toccare vuol dire sfiorare e, guardare, al più presto dimenticare.
E’ così che il bimbo scheletrico in tv, è solo un bimbo.
Uno.
Uno al massimo.
Poverino, capisco.
Mi dispiace, poveretto.
Aiutatelo, voi laggiù.
Ma come pretendi che concepiamo il resto?
Con quale invadenza sostieni che non abbiamo la percezione del numero?
Ci parli forse di criterio di realtà?
E cosa c’è di vero oltre all’immagine che abbracciamo ogni giorno nello specchio?
Credevo l’avessi intuito, ormai.
Noi siamo gli allevatori della carne.
Della pelle liscia e profumata.
Del profilo glabro e tornito.
Della vita sottile quanto l’empatia rimasta.
Della massa informe e traboccante, il più delle volte, volendo essere onesti.
Ma il sogno rimane.
L’illusione di venire un giorno posseduti dal divino modello è tutto.
E’ padrone e schiavo allo stesso tempo di ogni scelta e destino.
Allora, compra, sbrigati, riempi il carrello di paure assassinate dai serial killer da mattatoio.
E’ così che migrante economico diviene l’ennesima espressione per marchiare il nemico.
E se la fame e la sete non esistono oltre i confini del proprio, satollo ventre.
Vuol dire che il nemico è tale.
Colpevole della sua magrezza.
Colpevole del volto irsuto e il capo scapigliato.
Colpevole di indumenti segnati dal cammino.
Colpevole, infine, di non viaggiare con una poltrona incollata al culo.
Perché è così che noi altri aspettiamo la morte.
Voltando le spalle alla vita.


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