Storie sull’ambiente: la specie dominante
Storie e Notizie N. 1483
Le notizie sull'ambiente, dall’inquinamento delle isole artiche alle conseguenze del riscaldamento globale per la natura e le nostre città, si fanno ogni giorno più sgradevoli e, secondo un pericoloso meccanismo mediatico di assuefazione ai temi che richiedono maggiormente un cambio di atteggiamento e una seria presa di responsabilità, vengono sempre più confinate nel trascurabile spazio di contorno.
Tipo i tramezzini tonno e carciofini, che spesso rimangono sul vassoio alle feste, fateci caso.
Tuttavia, come talvolta accade, non è la realtà e tutte le sue improcrastinabili urgenze ad allontanarsi da noi, bensì l’opposto…
La chiamano Storia, ci pensi?
Con la esse maiuscola, da studiare, capire e soprattutto ricordare, sai?
La nostra, di tutti, anche coloro che ne avrebbero fatto volentieri a meno.
La specie dominante, così usano dire, principalmente i suoi più influenti leaders.
Tutto per colpa, o a causa, di un’esplosione, sostengono alcuni.
Ogni cosa grazie a una perfezione di luce e disegno, confidano altri.
A seconda dei punti di vista, solo il frutto di una fortuita o sciagurata casualità, ritengono altri ancora.
Il risultato non cambia ed è questo l’inganno celato nel dono.
Per la specie stessa, fuorché gli altri, tutti.
E tutto.
La chiamano evoluzione, ma ti rendi conto?
Un presunto viaggio dal piccolo al grande, dal peggio al meglio, dal basso verso l’alto.
Tramite un’umile, realistica lente, da qui a là.
A passo veloce, con l’ansia nel petto, la scarsa lucidità e il sole negli occhi, come quando si cerchi di raggiungere la riva affrontando una selva di ombrelloni privi delle preziose infradito.
Nondimeno, il tragitto è stato l’inverso, come i sacri testi dottamente raccontano.
Il mare non è abbastanza grande, sebbene avvolga quasi la totalità del tutto?
E allora via, i primi animali vagiti dei futuri nostri si son mossi in massa a inseguir la superficie asciutta della vita.
Da quel momento le storie, dall’iniziale minore, furono scritte con inchiostri differenti e vocaboli distinti, ma il finale risultò comune a tutte.
Muoviamoci, partiamo, andiamo via da qui.
L’hanno chiamata esplorazione, alcuni.
Sete di conquista, altri, meno formali.
Ottusa, distruttiva foga, altri ancora, i più smaliziati.
Per terra o per mare, in cima al mondo o nei suoi anfratti più gelosi, le creature predestinate al governo delle cose non hanno mai trovato casa, pace, accordo.
Leggi pure come la meravigliosa, semplice e congenita armonia con l’universo delle specie dominate.
La chiamano selezione naturale, ma ti sembra normale?
Ti pare ragionevole che i personaggi di un racconto, praticamente perfetto nella sinossi come nel primigenio soggetto, siano loro stessi a cancellare le medesime frasi e gli aggettivi, figure retoriche e interi paragrafi che li tengono in vita?
La chiamano, infine, anche civiltà tecnologica.
Digitale nelle relazioni come nei contenuti.
Recente, e forse ultima dimensione in cui trasferire il quotidiano del vivere, con l’illusione di potervi traslocare aspirazioni e sentimenti.
La chiamano, infine, umanità, ancora oggi.
Hai capito il paradosso?
Perché se la osservi come qualsiasi creatura a essa aliena, in qualsiasi istante del suo cammino, vedrai solo una confusa, presuntuosa folla di esistenze in fuga...
Compra il mio ultimo libro, Tramonto, la favola del figlio di Buio e Luce
Leggi anche il racconto della settimana: Ne basta uno
Leggi altre storie sull'ambiente e articoli sull'ambiente
Ascolta la mia canzone La libertàGuarda un estratto del mio ultimo spettacolo Curami
Le notizie sull'ambiente, dall’inquinamento delle isole artiche alle conseguenze del riscaldamento globale per la natura e le nostre città, si fanno ogni giorno più sgradevoli e, secondo un pericoloso meccanismo mediatico di assuefazione ai temi che richiedono maggiormente un cambio di atteggiamento e una seria presa di responsabilità, vengono sempre più confinate nel trascurabile spazio di contorno.
Tipo i tramezzini tonno e carciofini, che spesso rimangono sul vassoio alle feste, fateci caso.
Tuttavia, come talvolta accade, non è la realtà e tutte le sue improcrastinabili urgenze ad allontanarsi da noi, bensì l’opposto…
La chiamano Storia, ci pensi?
Con la esse maiuscola, da studiare, capire e soprattutto ricordare, sai?
La nostra, di tutti, anche coloro che ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Tutto per colpa, o a causa, di un’esplosione, sostengono alcuni.
Ogni cosa grazie a una perfezione di luce e disegno, confidano altri.
A seconda dei punti di vista, solo il frutto di una fortuita o sciagurata casualità, ritengono altri ancora.
Il risultato non cambia ed è questo l’inganno celato nel dono.
Per la specie stessa, fuorché gli altri, tutti.
E tutto.
La chiamano evoluzione, ma ti rendi conto?
Un presunto viaggio dal piccolo al grande, dal peggio al meglio, dal basso verso l’alto.
Tramite un’umile, realistica lente, da qui a là.
A passo veloce, con l’ansia nel petto, la scarsa lucidità e il sole negli occhi, come quando si cerchi di raggiungere la riva affrontando una selva di ombrelloni privi delle preziose infradito.
Nondimeno, il tragitto è stato l’inverso, come i sacri testi dottamente raccontano.
Il mare non è abbastanza grande, sebbene avvolga quasi la totalità del tutto?
E allora via, i primi animali vagiti dei futuri nostri si son mossi in massa a inseguir la superficie asciutta della vita.
Da quel momento le storie, dall’iniziale minore, furono scritte con inchiostri differenti e vocaboli distinti, ma il finale risultò comune a tutte.
Muoviamoci, partiamo, andiamo via da qui.
L’hanno chiamata esplorazione, alcuni.
Sete di conquista, altri, meno formali.
Ottusa, distruttiva foga, altri ancora, i più smaliziati.
Per terra o per mare, in cima al mondo o nei suoi anfratti più gelosi, le creature predestinate al governo delle cose non hanno mai trovato casa, pace, accordo.
Leggi pure come la meravigliosa, semplice e congenita armonia con l’universo delle specie dominate.
La chiamano selezione naturale, ma ti sembra normale?
Ti pare ragionevole che i personaggi di un racconto, praticamente perfetto nella sinossi come nel primigenio soggetto, siano loro stessi a cancellare le medesime frasi e gli aggettivi, figure retoriche e interi paragrafi che li tengono in vita?
La chiamano, infine, anche civiltà tecnologica.
Digitale nelle relazioni come nei contenuti.
La chiamano, infine, umanità, ancora oggi.
Hai capito il paradosso?
Perché se la osservi come qualsiasi creatura a essa aliena, in qualsiasi istante del suo cammino, vedrai solo una confusa, presuntuosa folla di esistenze in fuga...
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