Storie per riflettere: ladri e derubati
Storie e Notizie N. 1474
Secondo l’ennesima ricerca internazionale, il mondo sta saccheggiando la ricchezza dell'Africa di miliardi di dollari all'anno. I fattori chiave che contribuiscono a questa disuguaglianza comprendono soprattutto l’ingiusto pagamento dei debiti delle multinazionali straniere, le quali nascondono i loro proventi attraverso l'evasione fiscale e la corruzione. Aisha Dodwell, attivista per Global Justice Now, ha dichiarato: "C'è una narrazione così potente nelle società occidentali che l'Africa è povera e ha bisogno del nostro aiuto. Questa ricerca dimostra che ciò di cui i paesi africani hanno davvero bisogno è che il resto del mondo la smetta di rapinarli sistematicamente.”
C’era una volta un ladro.
Uno di quelli antichi, che nascono siffatti e non smettono mai.
Per vocazione, o solo perché questo prevede la Storia.
Con la esse maiuscola, ovviamente, che a differenza di quelle con l’iniziale modesta, laddove racconti menzogne, lo fa sempre per un motivo ben preciso.
Il ladro era ladro e agiva in quanto tale.
Indi per cui, quale inevitabile conseguenza della sua presenza nel racconto, occorre spazio sulla pagina per altri due fondamentali elementi.
Senza i quali è davvero difficile capire cosa stia realmente accadendo.
Mi riferisco alla refurtiva e, soprattutto, al derubato.
Fin qui, la trama.
La sola degna di questa nome.
La prima bozza originale, fedele a ciò che un occhio attento e una coscienza in ordine rivelerebbero anche a un bambino.
Tuttavia, si sa come è andata e ancora va.
L’uomo che scrive e racconta gli eventi ai più, laddove lo scopo non sia l’arte, o una sincera affezione per chi ascolti, è un editor interessato alle vendite prima di ogni altra cosa.
Prima ancora che il manoscritto giunga in redazione, per rendere l’idea.
Cosicché il ladro divenne esploratore.
Ma puoi leggere anche mercante.
La refurtiva solo merce.
E il derubato il selvaggio.
C’era una volta, perciò, un esploratore mercante.
Uno di quelli di una volta, che non nascono davvero in cotal vesti, ma una volta in pista si balla, che diamine.
Lo spettacolo deve andare avanti e, soprattutto, ottenere successo a furor di popolo.
L’esploratore, o mercante, si comportava secondo copione.
Partiva, arrivava e scopriva, o prendeva, tutto ciò che trovava.
Poco contava se qualcun altro, da tempo immemore e senza muoversi di un millimetro da casa propria, fosse in grado di allungare la mano e afferrar tutto quel tutto.
Ecco la vera differenza tra l’uno e l’altro.
Il selvaggio apprezza le cose per quel che sono, l’esploratore per quel che saranno.
E’ così che l’acqua e i frutti della natura, da gratuite meraviglie, diventano merce.
Nondimeno, ormai è noto l’infido gioco di mano e di parole.
Che strappa volti ai protagonisti e incolla maschere di comodo.
Indi per cui, c’era una volta un ladro.
Un personaggio, a esser precisi.
Uno di quelli di un tempo, che diventano siffatti per astute esigenze di regia, sotto forma di presunta acclamazione popolare.
Il ladro, per esser ritenuto tale, necessitava di una ragione che avesse in qualche modo senso nella narrazione imposta.
Fu così che, per tale cruciale ruolo, fu scelto il selvaggio.
E quale candidato migliore di chi ormai non aveva più nulla in mano?
Perciò, trovato il nuovo ladro, le altre scelte risultarono logiche per esclusione.
Occorreva solo il nome adatto per collocare la scena principale nella giusta angolazione e più che mai vendibile ovunque.
Cancella ciò che un tempo era refurtiva, ovvero acqua e frutti della natura, e scrivi invece lavoro e opportunità, futuro e terra nostra, casa e diritti, vantaggi e privilegi.
Che l’uomo, oggigiorno chiamato ladro, vuole indietro.
E al posto del ladro che fu, solo ieri esploratore o mercante, metti senza vergogna cittadino e occidentale, civilizzato e moderno, proprietario e consumatore.
Ma, soprattutto, colui che nella farsa recita la parte.
Del derubato...
Compra il mio ultimo libro, Tramonto, la favola del figlio di Buio e Luce
Leggi anche il racconto della settimana: Il paese del non detto
Leggi altre storie per riflettere
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio ultimo spettacolo Curami
Secondo l’ennesima ricerca internazionale, il mondo sta saccheggiando la ricchezza dell'Africa di miliardi di dollari all'anno. I fattori chiave che contribuiscono a questa disuguaglianza comprendono soprattutto l’ingiusto pagamento dei debiti delle multinazionali straniere, le quali nascondono i loro proventi attraverso l'evasione fiscale e la corruzione. Aisha Dodwell, attivista per Global Justice Now, ha dichiarato: "C'è una narrazione così potente nelle società occidentali che l'Africa è povera e ha bisogno del nostro aiuto. Questa ricerca dimostra che ciò di cui i paesi africani hanno davvero bisogno è che il resto del mondo la smetta di rapinarli sistematicamente.”
C’era una volta un ladro.
Uno di quelli antichi, che nascono siffatti e non smettono mai.
Per vocazione, o solo perché questo prevede la Storia.
Il ladro era ladro e agiva in quanto tale.
Indi per cui, quale inevitabile conseguenza della sua presenza nel racconto, occorre spazio sulla pagina per altri due fondamentali elementi.
Senza i quali è davvero difficile capire cosa stia realmente accadendo.
Mi riferisco alla refurtiva e, soprattutto, al derubato.
Fin qui, la trama.
La sola degna di questa nome.
La prima bozza originale, fedele a ciò che un occhio attento e una coscienza in ordine rivelerebbero anche a un bambino.
Tuttavia, si sa come è andata e ancora va.
L’uomo che scrive e racconta gli eventi ai più, laddove lo scopo non sia l’arte, o una sincera affezione per chi ascolti, è un editor interessato alle vendite prima di ogni altra cosa.
Prima ancora che il manoscritto giunga in redazione, per rendere l’idea.
Cosicché il ladro divenne esploratore.
Ma puoi leggere anche mercante.
La refurtiva solo merce.
E il derubato il selvaggio.
C’era una volta, perciò, un esploratore mercante.
Uno di quelli di una volta, che non nascono davvero in cotal vesti, ma una volta in pista si balla, che diamine.
Lo spettacolo deve andare avanti e, soprattutto, ottenere successo a furor di popolo.
L’esploratore, o mercante, si comportava secondo copione.
Partiva, arrivava e scopriva, o prendeva, tutto ciò che trovava.
Poco contava se qualcun altro, da tempo immemore e senza muoversi di un millimetro da casa propria, fosse in grado di allungare la mano e afferrar tutto quel tutto.
Ecco la vera differenza tra l’uno e l’altro.
Il selvaggio apprezza le cose per quel che sono, l’esploratore per quel che saranno.
E’ così che l’acqua e i frutti della natura, da gratuite meraviglie, diventano merce.
Nondimeno, ormai è noto l’infido gioco di mano e di parole.
Che strappa volti ai protagonisti e incolla maschere di comodo.
Indi per cui, c’era una volta un ladro.
Un personaggio, a esser precisi.
Uno di quelli di un tempo, che diventano siffatti per astute esigenze di regia, sotto forma di presunta acclamazione popolare.
Il ladro, per esser ritenuto tale, necessitava di una ragione che avesse in qualche modo senso nella narrazione imposta.
Fu così che, per tale cruciale ruolo, fu scelto il selvaggio.
E quale candidato migliore di chi ormai non aveva più nulla in mano?
Perciò, trovato il nuovo ladro, le altre scelte risultarono logiche per esclusione.
Occorreva solo il nome adatto per collocare la scena principale nella giusta angolazione e più che mai vendibile ovunque.
Cancella ciò che un tempo era refurtiva, ovvero acqua e frutti della natura, e scrivi invece lavoro e opportunità, futuro e terra nostra, casa e diritti, vantaggi e privilegi.
Che l’uomo, oggigiorno chiamato ladro, vuole indietro.
E al posto del ladro che fu, solo ieri esploratore o mercante, metti senza vergogna cittadino e occidentale, civilizzato e moderno, proprietario e consumatore.
Ma, soprattutto, colui che nella farsa recita la parte.
Del derubato...
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