Storie di migranti: le regole del racconto virale

Storie e Notizie N. 1475

Più di 30 persone sono annegate, tra cui molti bambini, al largo della Libia, tra le circa 200 che sono cadute da un'imbarcazione sovraffollata, la quale trasportava dai 500 ai 700 passeggeri. Le navi di salvataggio sono ancora alla ricerca dei sopravvissuti.
Trattasi di sciagura divenuta ormai abituale aneddoto, confuso e confondibile nella narrazione globale, che ha le sue personali regole.
Forse le vittime trascurabili e trascurate di questo inquietante film a cui stiamo assistendo dovrebbero avvalersi anche loro della moderna e, soprattutto, virale formula narrativa.
Magari, ci aiuterebbe a comprendere quanto ogni tragedia sia connessa con l’altra e che la posticcia distanza che ingenuamente costruiamo dentro di noi, come quella tra il cuore e la testa, è il motivo principale della nostra impotenza…


Attentato.
C’è stato un altro attentato, signore e signori.
Ancora una volta il terrorismo ha colpito.
Ancora una volta i nemici del bene hanno aggredito la nostra pace.


Ci sono stati dei morti, altrimenti non saremmo qui, ora.
Alcuni molto giovani, motivo in più per esserci.
Per unirci al dolore.
E alla giusta indignazione.
Nessuna rivendicazione è giunta alle redazioni, finora.
Tuttavia, la dinamica pare inequivocabile.
Indi per cui, senza tema di smentita, possiamo affermare che si tratti di loro.
Le onde assassine.
Le cellule estremiste che con i loro crudeli flutti interrompono il viaggio degli innocenti.
Che sia per terra, o per mare, il risultato non cambia.
Non dovrebbe mutare, giusto?
Anime fragili con il futuro cancellato per colpa della disumanità e dell’odio del mondo.
Non è questo, forse, l’amaro soggetto con cui dar vita al multiforme spettacolo di morte?
Non fatevi distrarre da coloro che mirano soltanto a rendere la scena opaca e nebulosa.
Magari tirando in ballo fantomatiche suggestioni o, peggio, buoniste interpretazioni, secondo le quali non siano le stesse onde le responsabili del vile eccidio di imberbi vite.
Vi diranno che è stato il vento.
Vi racconteranno che dietro di esso si nasconda qualcun altro. Una sorta di maligno soffiatore di stragi, dai polmoni e più che mai il ventre sempre gonfi di livore per le umane genti.
O, addirittura, che al netto di una mera casualità particolarmente ostile alle speranze più vulnerabili, laggiù, nelle profondità degli oceani, ci siano degli inquietanti pescatori di destini grami, i quali fanno semplicemente il loro mestiere di mangia carogne.
Le onde kamikaze non vinceranno.
Questo diciamo insieme, ora.
Non riusciranno a condizionare il nostro stile di vita.
Perché, a dir la verità, per noi altri non è mai stata una questione di stile.
Solo di vita.
Continueremo a metterci in viaggio, senza paure in valigia.
Solo negli occhi, talvolta, di fronte all’imprevedibile orizzonte che ci attende, colorato di rovente asfalto e rumori metallici.
Il terrorismo non ci fermerà.
Perché il terrorismo e le risposte che davvero nasconde.
Sono ciò che ci costringe a partire…


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