Storie di immigrati: il paese più ospitale del mondo
Storie e Notizie N. 1457
C’è un paese nel mondo che ha un record.
E’ il più ospitale verso i rifugiati.
Ho trovato una seconda casa, dicono alcuni.
Ho trovato la casa che non ho mai avuto,
aggiungono altri.
Ho accesso al lavoro, all’istruzione e alle cure quanto e come ogni cittadino, raccontano altri ancora.
Centinaia e centinaia di migliaia ne sono arrivati, oltrepassando il confine.
Dal mondo più sfortunato, già.
Nel loro viaggio non hanno incontrato muri urticanti e fucili spianati.
Cervelli avariati a berciare idiozie e deliri.
E tantomeno orridi involucri di carne e artigli svuotati d’empatia.
Hanno trovato presente e futuro, la medicina migliore per curare il passato.
Laddove sia stato fatto a brandelli.
Dal presente e il futuro di pochi, dimentichi del proprio ieri e ieri l’altro.
C’è un luogo su questa terra che eccelle tra i tanti.
Tratta i rifugiati come esseri umani.
Offrendo loro riparo e diritti, ristoro e comprensione.
Ma la cosa più sorprendente sono le disarmanti ragioni di coloro che accolgono.
Siamo stati anche noi rifugiati, dichiarano alcuni.
Loro siamo noi, sottolineano altri.
Non siamo ricchi, chiariscono altri ancora, ma non lo diventeremo di certo facendo morire i più poveri.
Centinaia e centinaia di migliaia sopravvivono così, grazie alla normalità del vivere insieme.
Al punto che, al momento che conta, nessuno ricorda più da dove veniva l’altro.
Al punto che, nell’istante che vale la pena condividere, nessuno vede dove finisca il rifugio e inizi il mondo desiderato.
Perché il rifugio è il mondo.
Dove i desideri di tutti.
Si rifugiano.
C’è una nazione che si trova in cima alla classifica.
Tra quelle che, come navi che solcano il tempo che scorre verso il comune orizzonte, trasportano vite inattese.
Leggi pure come gli invitati alla cena dei signori ormai seduti.
Sarà perché ci guadagnano qualcosa, diranno alcuni tra questi ultimi.
Al contrario, dividono terra e razionano i raccolti.
Forse è perché non sono diversi tra loro come noi, esclameranno altri.
Nient’affatto, perché ciò che li fa sentire simili è sostanza universale e vitale.
Allora è perché non temono le terribili conseguenze del loro buonismo, ribatteranno altri ancora.
Sì, probabilmente è così, beati loro, aggiungi pure.
C’è un paese, dicevo, che è il migliore.
Per i rifugiati da ogni dove, perché dal momento che vi giungono smettono immediatamente di esserlo.
E non ci crederai.
Questo paese.
Si chiama.
Uganda...
Compra il mio ultimo romanzo, Elisa e il meraviglioso degli oggetti
Leggi anche il racconto della settimana: Io vedo di più
Leggi altre storie di migranti
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio spettacolo E' incredibile quello che una piccola luce può fare
C’è un paese nel mondo che ha un record.
E’ il più ospitale verso i rifugiati.
Ho trovato una seconda casa, dicono alcuni.
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Ho accesso al lavoro, all’istruzione e alle cure quanto e come ogni cittadino, raccontano altri ancora.
Centinaia e centinaia di migliaia ne sono arrivati, oltrepassando il confine.
Dal mondo più sfortunato, già.
Nel loro viaggio non hanno incontrato muri urticanti e fucili spianati.
Cervelli avariati a berciare idiozie e deliri.
E tantomeno orridi involucri di carne e artigli svuotati d’empatia.
Hanno trovato presente e futuro, la medicina migliore per curare il passato.
Laddove sia stato fatto a brandelli.
Dal presente e il futuro di pochi, dimentichi del proprio ieri e ieri l’altro.
C’è un luogo su questa terra che eccelle tra i tanti.
Tratta i rifugiati come esseri umani.
Offrendo loro riparo e diritti, ristoro e comprensione.
Ma la cosa più sorprendente sono le disarmanti ragioni di coloro che accolgono.
Siamo stati anche noi rifugiati, dichiarano alcuni.
Loro siamo noi, sottolineano altri.
Non siamo ricchi, chiariscono altri ancora, ma non lo diventeremo di certo facendo morire i più poveri.
Centinaia e centinaia di migliaia sopravvivono così, grazie alla normalità del vivere insieme.
Al punto che, al momento che conta, nessuno ricorda più da dove veniva l’altro.
Al punto che, nell’istante che vale la pena condividere, nessuno vede dove finisca il rifugio e inizi il mondo desiderato.
Perché il rifugio è il mondo.
Dove i desideri di tutti.
Si rifugiano.
C’è una nazione che si trova in cima alla classifica.
Tra quelle che, come navi che solcano il tempo che scorre verso il comune orizzonte, trasportano vite inattese.
Leggi pure come gli invitati alla cena dei signori ormai seduti.
Sarà perché ci guadagnano qualcosa, diranno alcuni tra questi ultimi.
Al contrario, dividono terra e razionano i raccolti.
Forse è perché non sono diversi tra loro come noi, esclameranno altri.
Nient’affatto, perché ciò che li fa sentire simili è sostanza universale e vitale.
Allora è perché non temono le terribili conseguenze del loro buonismo, ribatteranno altri ancora.
Sì, probabilmente è così, beati loro, aggiungi pure.
C’è un paese, dicevo, che è il migliore.
Per i rifugiati da ogni dove, perché dal momento che vi giungono smettono immediatamente di esserlo.
E non ci crederai.
Questo paese.
Si chiama.
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