Storie per riflettere: i due attentati
Storie e Notizie N. 1451
C’erano una volta due attentati.
Terroristici entrambi.
Ovvero potenzialmente capaci di terrorizzare vite e sguardi, presenti e futuri.
Tutti e due avvenuti il ventidue marzo del 2017.
Tuttavia, come sovente accade per tutto quel che compone la nostra comune storia, vi sono differenze più o meno rilevanti.
In uno sono morte cinque persone e ne sono state ferite almeno quaranta.
Nell’altro ne sono decedute trentatré, nessuno è sopravvissuto.
Nel primo pare che l’attentatore sia uno solo.
Nel secondo sono molti di più, malgrado sembri essere unico il dito che preme il maledetto pulsante.
Per uno è già apparsa e ben diffusa la consueta rivendicazione, con tutte le congetture del caso.
Nell’altro non occorre, poiché il colpevole è ben visibile sotto gli occhi di tutti.
Forse troppo.
Il primo è cosa orribile ed è naturale addolorarsi, giusto indignarsi e necessario approfondire i fatti tra le ombre.
Il secondo è altrettanto orrendo e – condizionale tutt’altro obbligatorio – sarebbe naturale addolorarsi, giusto indignarsi e necessario approfondire i fatti tra le ombre.
Uno ha già la sua pagina wiki.
L’altro non ha abbastanza fonti.
Il primo fa notizia.
Il secondo allontana sponsor ed empatia.
Uno genera comprensibili dubbi, sensate domande e un’infinità di interpretazioni.
Eppure un alone di certezza pare avvolgere spettatori e orchestratori.
L’altro è indiscusso nella distaccata atrocità della mano assassina quanto nella tragica e inaccettabile fine degli innocenti.
Ciò malgrado, perplessità e addirittura negazione si levano uniti come onda anomala innanzi al sangue ancora caldo dei defunti.
Il primo influenza società intere, condiziona elezioni e detta la prima pagina dei media.
Il secondo uccide, punto.
Uno viene sistematicamente strumentalizzato per fomentare odio e follia.
L’altro fa lo stesso ed è assurdo che solo in pochi se ne rendano conto.
Paradossalmente, sembra che il primo sia in grado di rendere solidali e compatti coloro che quotidianamente guerreggiano in tutti i modi leciti che l’oggi concede.
Altrettanto inaspettatamente, pare che il secondo sia capace di far lo stesso con coloro che il giorno prima erano convinti che l’assassino dei loro cari fosse il salvatore degli stessi.
Solidali, compatti e infinitamente colmi di collera, a essere precisi.
C’erano una volta due attentati.
Tutti e due terroristici.
In altre parole, realmente in grado di terrorizzare popoli e orizzonti, presenti e futuri.
Entrambi hanno avuto luogo nel 2017, il ventidue di marzo.
Magari neppure così scollegati tra loro.
Uno a Londra e l’altro in Siria.
Il primo nei pressi di Westminster e del Parlamento.
Il secondo in una scuola dove i rifugiati dal conflitto avevano pensato di trovare, giustappunto, il tanto sospirato rifugio.
Nondimeno, come spesso succede per tutto ciò che dona forma alla nostra comune esistenza, vi sono diversità più o meno significative.
Sta a noi decidere se siano queste ultime a smuovere i nostri sentimenti e il nostro intelletto, o al contrario, la nostra lucidità.
E la tanto sottovalutata umanità.
C’erano una volta due attentati.
Terroristici entrambi.
Ovvero potenzialmente capaci di terrorizzare vite e sguardi, presenti e futuri.
Tuttavia, come sovente accade per tutto quel che compone la nostra comune storia, vi sono differenze più o meno rilevanti.
In uno sono morte cinque persone e ne sono state ferite almeno quaranta.
Nell’altro ne sono decedute trentatré, nessuno è sopravvissuto.
Nel primo pare che l’attentatore sia uno solo.
Nel secondo sono molti di più, malgrado sembri essere unico il dito che preme il maledetto pulsante.
Per uno è già apparsa e ben diffusa la consueta rivendicazione, con tutte le congetture del caso.
Nell’altro non occorre, poiché il colpevole è ben visibile sotto gli occhi di tutti.
Forse troppo.
Il primo è cosa orribile ed è naturale addolorarsi, giusto indignarsi e necessario approfondire i fatti tra le ombre.
Il secondo è altrettanto orrendo e – condizionale tutt’altro obbligatorio – sarebbe naturale addolorarsi, giusto indignarsi e necessario approfondire i fatti tra le ombre.
Uno ha già la sua pagina wiki.
L’altro non ha abbastanza fonti.
Il primo fa notizia.
Il secondo allontana sponsor ed empatia.
Uno genera comprensibili dubbi, sensate domande e un’infinità di interpretazioni.
Eppure un alone di certezza pare avvolgere spettatori e orchestratori.
L’altro è indiscusso nella distaccata atrocità della mano assassina quanto nella tragica e inaccettabile fine degli innocenti.
Ciò malgrado, perplessità e addirittura negazione si levano uniti come onda anomala innanzi al sangue ancora caldo dei defunti.
Il primo influenza società intere, condiziona elezioni e detta la prima pagina dei media.
Il secondo uccide, punto.
Uno viene sistematicamente strumentalizzato per fomentare odio e follia.
L’altro fa lo stesso ed è assurdo che solo in pochi se ne rendano conto.
Paradossalmente, sembra che il primo sia in grado di rendere solidali e compatti coloro che quotidianamente guerreggiano in tutti i modi leciti che l’oggi concede.
Altrettanto inaspettatamente, pare che il secondo sia capace di far lo stesso con coloro che il giorno prima erano convinti che l’assassino dei loro cari fosse il salvatore degli stessi.
Solidali, compatti e infinitamente colmi di collera, a essere precisi.
C’erano una volta due attentati.
Tutti e due terroristici.
In altre parole, realmente in grado di terrorizzare popoli e orizzonti, presenti e futuri.
Entrambi hanno avuto luogo nel 2017, il ventidue di marzo.
Magari neppure così scollegati tra loro.
Uno a Londra e l’altro in Siria.
Il primo nei pressi di Westminster e del Parlamento.
Il secondo in una scuola dove i rifugiati dal conflitto avevano pensato di trovare, giustappunto, il tanto sospirato rifugio.
Nondimeno, come spesso succede per tutto ciò che dona forma alla nostra comune esistenza, vi sono diversità più o meno significative.
Sta a noi decidere se siano queste ultime a smuovere i nostri sentimenti e il nostro intelletto, o al contrario, la nostra lucidità.
E la tanto sottovalutata umanità.