Storie sulla guerra: Genocidio Sudan? Un'azione rapida
Storie e Notizie N. 1419
“Solo un'azione rapida è in grado di scongiurare il genocidio nel Sud del Sudan”, ha dichiarato Ben Quinn, capo della sezione sui diritti umani delle Nazioni Unite.
In occasione del terzo anniversario della guerra civile nel paese più giovane del mondo, mentre non è troppo tardi per evitare l’ecatombe, è necessario un intervento immediato, comprese sanzioni mirate e il dispiegamento di una linea di forza per separare le parti in guerra.
Un’azione rapida?
Prendi il pensiero, veloce per definizione.
E sulla bianca pagina sospesa nella testa disegna uno dei tanti muri che oggigiorno sono grottescamente tornati di moda.
Nel caso ci siano già, se hai trovato il tempo o perso il senno di farli tuoi, ritenendoli cosa degna, forse ho bussato alla porta sbagliata.
O magari no.
Chissà se c’è ancora una possibilità, per te.
Per noi.
Al meglio, per loro.
Cancella, anzi, sposta.
Vedi? Come per i sogni, il problema non sono i muri in sé, bensì il luogo dove hai voluto realizzarli, le ragioni che ti hanno convinto a credere in essi e le emozioni che ti inducono a farli crescere.
Rimedio fulmineo ancor prima delle richieste linee di forza, nella forma di un muro di pace, di quelli di plastica e smontabili un istante dopo, come quelli famosi con cui si gioca e adesso ci fanno pure i film.
Azione rapida, certo.
Come il banale balzo del cuore ferito solo di striscio alla piccola stanza degli orrori del mondo, tanto minuscola di dimensioni e memoria, quanto vasta di profondità e dimenticanze.
Ed ecco che l’urgenza dell’ultimo acquisto prima della vigilia, della fine della riunione conclusiva prima della chiusura del bilancio, perfino dell’atteso goal prima del fischio dell’arbitro, diviene premura di salvare loro.
Tutto qui, una sola parola, un plurale generico che dovrebbe bastare, eppure non basta mai, laddove non servono più immagini e frasi toccanti, discorsi accorati da parte delle star impegnate a tempo più o meno determinato.
In breve, vite.
Azioni rapide, come battiti di ciglia che cancellano passati ingombranti.
Di quante ne è disseminata la storia che fu, vero?
Di bei momenti e tragedie senza luce all’orizzonte e cosparso l’oggi quanto i giorni che l’hanno preceduto e, facci caso, ogni volta è stato il gesto di un secondo a scrivere l’incubo, o il suo contrario.
Eccoci, tutti con le penne in mano, tutti autori responsabili e nessuno che si degni di leggere la pagina dell’altro, figuriamoci quella che ci riguarda tutti nel momento esatto in cui l’indifferenza reciproca perdura.
Eppur siamo veloci per le futilità del vivere e le dita sfrecciano sui tasti per scambiarci anestetizzanti sciocchezze, con febbrile voracità le parole che mordono fanno a brandelli anime intere frammento dopo frammento, e corriamo, superando ogni giorno un nuovo record di disumanità.
Un’azione rapida? Noi umani siamo i più bravi tra i viventi, in questo.
Per questo siamo le persone più adatte a scatenare le guerre.
Sarebbe ora di sperimentarci nell’esatto contrario.
Compra il mio ultimo libro, Elisa e il meraviglioso degli oggetti
Leggi anche il racconto della settimana: Storia dell'albero del Natale futuro
Leggi altre storie sulla pace
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio ultimo spettacolo Passeggiando con l'ombra
“Solo un'azione rapida è in grado di scongiurare il genocidio nel Sud del Sudan”, ha dichiarato Ben Quinn, capo della sezione sui diritti umani delle Nazioni Unite.
In occasione del terzo anniversario della guerra civile nel paese più giovane del mondo, mentre non è troppo tardi per evitare l’ecatombe, è necessario un intervento immediato, comprese sanzioni mirate e il dispiegamento di una linea di forza per separare le parti in guerra.
Un’azione rapida?
Prendi il pensiero, veloce per definizione.
E sulla bianca pagina sospesa nella testa disegna uno dei tanti muri che oggigiorno sono grottescamente tornati di moda.
O magari no.
Chissà se c’è ancora una possibilità, per te.
Per noi.
Al meglio, per loro.
Cancella, anzi, sposta.
Vedi? Come per i sogni, il problema non sono i muri in sé, bensì il luogo dove hai voluto realizzarli, le ragioni che ti hanno convinto a credere in essi e le emozioni che ti inducono a farli crescere.
Rimedio fulmineo ancor prima delle richieste linee di forza, nella forma di un muro di pace, di quelli di plastica e smontabili un istante dopo, come quelli famosi con cui si gioca e adesso ci fanno pure i film.
Azione rapida, certo.
Come il banale balzo del cuore ferito solo di striscio alla piccola stanza degli orrori del mondo, tanto minuscola di dimensioni e memoria, quanto vasta di profondità e dimenticanze.
Ed ecco che l’urgenza dell’ultimo acquisto prima della vigilia, della fine della riunione conclusiva prima della chiusura del bilancio, perfino dell’atteso goal prima del fischio dell’arbitro, diviene premura di salvare loro.
Tutto qui, una sola parola, un plurale generico che dovrebbe bastare, eppure non basta mai, laddove non servono più immagini e frasi toccanti, discorsi accorati da parte delle star impegnate a tempo più o meno determinato.
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Di quante ne è disseminata la storia che fu, vero?
Di bei momenti e tragedie senza luce all’orizzonte e cosparso l’oggi quanto i giorni che l’hanno preceduto e, facci caso, ogni volta è stato il gesto di un secondo a scrivere l’incubo, o il suo contrario.
Eccoci, tutti con le penne in mano, tutti autori responsabili e nessuno che si degni di leggere la pagina dell’altro, figuriamoci quella che ci riguarda tutti nel momento esatto in cui l’indifferenza reciproca perdura.
Eppur siamo veloci per le futilità del vivere e le dita sfrecciano sui tasti per scambiarci anestetizzanti sciocchezze, con febbrile voracità le parole che mordono fanno a brandelli anime intere frammento dopo frammento, e corriamo, superando ogni giorno un nuovo record di disumanità.
Un’azione rapida? Noi umani siamo i più bravi tra i viventi, in questo.
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