Storie sull'ambiente: identikit assassino
Storie e Notizie N. 1411
Il nostro paese ha il più alto numero di decessi per inquinamento da biossido di azoto, NO2, in Europa.
Lo ha stabilito un recente rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente.
Ma chi uccide chi?
La sala per gli interrogatori è un classico.
D’altra parte, anche le visioni più astruse devono approfittare di punti fermi, altrimenti, leggere come sono, ci scappano via come palloncini slegati.
Pareti bianche e spoglie, tavolo grigio metallico, sedie altrettanto fredde e l’immancabile specchio bidirezionale, malgrado sia difficile incontrare al giorno d’oggi delinquenti che non sappiano che oltre l’immagine riflessa qualcuno li osserva. Qualcuno legge tra le righe. Qualcuno c’è, che non sarà l’altissimo, ma per molti può far davvero la differenza.
D’altra parte, stavolta l’inquisito non è un sospettato, bensì un testimone.
Oculare all’ennesima potenza.
“Prego, si accomodi, miss Nature”, fa il detective a capo del caso, l’ispettrice Earth, coadiuvata da Air, inseparabile vice.
“Ci descriva l’assassino”, aggiunge sedendosi con il collega all’altro capo del tavolo.
“A che scopo?”
“Lei faccia come le chiedo. A ricostruire l’identikit del criminale ci penserà il disegnatore al di là dello specchio.”
“No”, ribatte Nature. “Lei non ha capito: a che scopo? A cosa serve tutta questa messa in scena?”
“E’ quello che dico anch’io”, borbotta Air.
“Non faccia commenti inopportuni”, lo redarguisce Earth, “o la mando a schedare pantegane in divieto di sosta.”
L’altro abbassa il capo mortificato.
“Per quanto riguarda lei, miss Nature, mi meraviglio davvero. Lei dovrebbe essere il massimo della collaborazione, l’armonia assoluta con tutto e tutti, la regina degli incastri perfetti, la madre del vivo quanto dell’inanimato, la dea…”
“Va bene, d’accordo, non serve che mi faccia il decalogo delle banalità sul mio conto…”
“Fa sempre così”, sottolinea il vice ispettore. “L’altro giorno parlava di mister Sky e ha cominciato con la volta che tutti sovrasta, passando al mantello di luce e ombre, finendo con la coperta intessuta di orizzonti…”
“Air”, salta su Earth. “Alla prossima la spedisco a dirigere il traffico di zanzare in Malesia. Di nuovo…”
“Scusi”, fa subito spaventato l’altro, memore della brutta esperienza.
“Miss Nature?”
“Detective, vuole davvero fare questo giochino?”
“Mi assecondi.”
“E va bene, come desidera. L’assassino è il più presuntuoso bipede dell'universo, creatura affetta da una fenomenale vocazione distruttiva, distintosi nei secoli per una fortuna che oserei definire straordinaria, visto che contro ogni aspettativa e logica è ancora qui a far danni…”
“Me lo descriva, Nature, non si perda in inutili metafore e semplicistiche similitudini…”
“Parla lei…”
Earth si limita a fissare Air con i classici pugnali saettanti direttamente dalle pupille.
“Ho capito, devo stare zitto, altrimenti mi manda a fare il censimento delle mosche in una latrina elefantesca.”
“Prosegua, Nature, e si concentri sul volto del ricercato.”
“Il volto? Vuole scherzare? Già dicendo volto e non muso, hanno capito anche i sassi di chi stiamo parlando…”
“Le ho già detto di assecondarmi.”
Così, malgrado lo scetticismo, peraltro condiviso da Air, Nature delinea senza sorpresa un viso indubbiamente umano.
“Ecco fatto”, dice al termine della rappresentazione. “Come vede, se proprio vogliamo esser precisi, trattasi di suicidio, quello in oggetto. E’ tutto un gigantesco suicidio, quello che l’umanità sta compiendo con se stessa.”
“E noi non possiamo farci nulla”, si lascia scappare Air.
“E’ qui che vi sbagliate e ve lo dimostro”, replica Earth. “Seguitemi.”
La detective precede gli altri due all’ingresso della stanza oltre lo specchio.
“Mi raccomando, non disturbatelo.”
Quindi Earth apre con discrezione la porta, mostrando ad Air e Nature un bambino che disegna assorto.
Tutti e tre sono attraversati da un flebile, certo, forse trascurabile, sicuro, ma non ignorabile soffio di speranza.
Che da qualche parte, magari lì in basso, dove nessuno si aspetta, qualcuno davvero ci sia.
Ad ascoltare e prender nota di tutto.
Facendo germogliare un’insolita e ostinata affezione per i tre sulla soglia.
Travestita da innocuo disegnino.
Con cui salvarci da noi stessi…
Compra il mio ultimo libro, Elisa e il meraviglioso degli oggetti
Leggi anche il racconto della settimana: Nessuno tocchi il virus
Leggi altre storie e articoli sull'ambiente
Ascolta la mia canzone La libertà
Guarda un estratto del mio ultimo spettacolo Passeggiando con l'ombra
Il nostro paese ha il più alto numero di decessi per inquinamento da biossido di azoto, NO2, in Europa.
Lo ha stabilito un recente rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente.
Ma chi uccide chi?
La sala per gli interrogatori è un classico.
D’altra parte, anche le visioni più astruse devono approfittare di punti fermi, altrimenti, leggere come sono, ci scappano via come palloncini slegati.
Pareti bianche e spoglie, tavolo grigio metallico, sedie altrettanto fredde e l’immancabile specchio bidirezionale, malgrado sia difficile incontrare al giorno d’oggi delinquenti che non sappiano che oltre l’immagine riflessa qualcuno li osserva. Qualcuno legge tra le righe. Qualcuno c’è, che non sarà l’altissimo, ma per molti può far davvero la differenza.
D’altra parte, stavolta l’inquisito non è un sospettato, bensì un testimone.
Oculare all’ennesima potenza.
“Ci descriva l’assassino”, aggiunge sedendosi con il collega all’altro capo del tavolo.
“A che scopo?”
“Lei faccia come le chiedo. A ricostruire l’identikit del criminale ci penserà il disegnatore al di là dello specchio.”
“No”, ribatte Nature. “Lei non ha capito: a che scopo? A cosa serve tutta questa messa in scena?”
“E’ quello che dico anch’io”, borbotta Air.
“Non faccia commenti inopportuni”, lo redarguisce Earth, “o la mando a schedare pantegane in divieto di sosta.”
L’altro abbassa il capo mortificato.
“Per quanto riguarda lei, miss Nature, mi meraviglio davvero. Lei dovrebbe essere il massimo della collaborazione, l’armonia assoluta con tutto e tutti, la regina degli incastri perfetti, la madre del vivo quanto dell’inanimato, la dea…”
“Va bene, d’accordo, non serve che mi faccia il decalogo delle banalità sul mio conto…”
“Fa sempre così”, sottolinea il vice ispettore. “L’altro giorno parlava di mister Sky e ha cominciato con la volta che tutti sovrasta, passando al mantello di luce e ombre, finendo con la coperta intessuta di orizzonti…”
“Air”, salta su Earth. “Alla prossima la spedisco a dirigere il traffico di zanzare in Malesia. Di nuovo…”
“Scusi”, fa subito spaventato l’altro, memore della brutta esperienza.
“Miss Nature?”
“Detective, vuole davvero fare questo giochino?”
“Mi assecondi.”
“E va bene, come desidera. L’assassino è il più presuntuoso bipede dell'universo, creatura affetta da una fenomenale vocazione distruttiva, distintosi nei secoli per una fortuna che oserei definire straordinaria, visto che contro ogni aspettativa e logica è ancora qui a far danni…”
“Me lo descriva, Nature, non si perda in inutili metafore e semplicistiche similitudini…”
“Parla lei…”
Earth si limita a fissare Air con i classici pugnali saettanti direttamente dalle pupille.
“Ho capito, devo stare zitto, altrimenti mi manda a fare il censimento delle mosche in una latrina elefantesca.”
“Prosegua, Nature, e si concentri sul volto del ricercato.”
“Il volto? Vuole scherzare? Già dicendo volto e non muso, hanno capito anche i sassi di chi stiamo parlando…”
“Le ho già detto di assecondarmi.”
Così, malgrado lo scetticismo, peraltro condiviso da Air, Nature delinea senza sorpresa un viso indubbiamente umano.
“Ecco fatto”, dice al termine della rappresentazione. “Come vede, se proprio vogliamo esser precisi, trattasi di suicidio, quello in oggetto. E’ tutto un gigantesco suicidio, quello che l’umanità sta compiendo con se stessa.”
“E noi non possiamo farci nulla”, si lascia scappare Air.
“E’ qui che vi sbagliate e ve lo dimostro”, replica Earth. “Seguitemi.”
La detective precede gli altri due all’ingresso della stanza oltre lo specchio.
“Mi raccomando, non disturbatelo.”
Quindi Earth apre con discrezione la porta, mostrando ad Air e Nature un bambino che disegna assorto.
Tutti e tre sono attraversati da un flebile, certo, forse trascurabile, sicuro, ma non ignorabile soffio di speranza.
Che da qualche parte, magari lì in basso, dove nessuno si aspetta, qualcuno davvero ci sia.
Ad ascoltare e prender nota di tutto.
Facendo germogliare un’insolita e ostinata affezione per i tre sulla soglia.
Travestita da innocuo disegnino.
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