Storie d'amore: Colpa delle stelle merito della vita
Storie e Notizie N. 1385
Solo cinque giorni dopo la morte di Dalton Prager, il venticinquenne affetto da fibrosi cistica la cui vicenda ricordava quella narrata nel libro di John Green, da cui fu tratto un film di grande successo, se n’è andata la moglie Katie di un anno più grande, a causa della medesima patologia.
Colpa delle stelle…
Colpa delle stelle.
Già, è così.
Eccola lì la linea di confine dove tutti noi viaggiamo.
Tra una incredibile storia e i normali, quotidiani vissuti.
Tra un avvincente film e la nuda terra.
Tra un sogno o incubo, entrambi memorabili, e il successivo risveglio.
Da ricordare assolutamente o cestinare all’istante come un selfie venuto male, or ora richiesto dalla persona amata.
Ciò malgrado, camminiamo, spesso corriamo e, altrettanto sovente, cadiamo.
Ma che sia nel pieno del balzo, piuttosto che distesi in terra, una porzione significativa o anche tutto l’insieme della nostra pupilla più coraggiosa punta lì.
Verso la zona più luminosa della volta celeste.
Perché è lì che vorremmo trovarci, in quel momento.
Perché è lì che siamo, quando non possiamo fare altrimenti.
Perché dicono che là fuori non è tutto rose e fiori.
Bè, lì in basso è ancora peggio.
Tuttavia - ecco la meraviglia delle meraviglie - questo non vuol dire che la narrazione non sia degna della pagina, come dello schermo.
Il problema è tutto nella seduta, giammai nella qualità dello spettacolo.
Fateci caso, perché in fondo è questo ciò a cui il pubblico delle grandi occasioni tiene di più.
Uno schienale ampio e morbido, il didietro altrettanto coccolato e una visione non eccessivamente distante dall’adorata scena.
Luci potenti su quest’ultima e risoluzione perfetta sono il minimo, perché una volta che lo spettatore si trova davvero a suo agio sei a metà dell’opera.
Dalla posizione privilegiata di chi tira i fili dello show più popolare puoi metter su di tutto.
Basta che se ne parli? No, basta che ci sia qualcuno a guardare e che quel qualcuno siano tanti.
Colpa delle stelle, ovvero di tutti quanti noi.
Al contempo, invece, senza aver bisogno di levare il capo, magari spostandolo di qualche centimetro a destra o a manca, addirittura rimanendo nel punto esatto in cui ti trovi, potresti assistere al miracolo.
Le storie, o i film, che vanno in scena senza storia e senza film.
La realtà che non si limita a superare l’immaginazione.
La doppia con irrisoria facilità.
Colpa delle stelle, se talvolta tali straordinari doni ci sfuggano accanto come trascurabili refoli.
Ma per qualcuno sono tutto.
Come due frammenti dello stesso amore che hanno solo cinque giorni di autonomia l’uno dall’altro.
Perché sono qualcosa di più importante della terra, del cielo e anche delle stelle.
Colpa loro.
O, meglio.
Merito della vita...
Leggi anche il racconto della settimana: Le parole sono chiavi
Leggi altre storie d'amore
Ascolta la mia canzone La libertà
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore
Solo cinque giorni dopo la morte di Dalton Prager, il venticinquenne affetto da fibrosi cistica la cui vicenda ricordava quella narrata nel libro di John Green, da cui fu tratto un film di grande successo, se n’è andata la moglie Katie di un anno più grande, a causa della medesima patologia.
Colpa delle stelle…
Colpa delle stelle.
Eccola lì la linea di confine dove tutti noi viaggiamo.
Tra una incredibile storia e i normali, quotidiani vissuti.
Tra un avvincente film e la nuda terra.
Tra un sogno o incubo, entrambi memorabili, e il successivo risveglio.
Da ricordare assolutamente o cestinare all’istante come un selfie venuto male, or ora richiesto dalla persona amata.
Ciò malgrado, camminiamo, spesso corriamo e, altrettanto sovente, cadiamo.
Ma che sia nel pieno del balzo, piuttosto che distesi in terra, una porzione significativa o anche tutto l’insieme della nostra pupilla più coraggiosa punta lì.
Verso la zona più luminosa della volta celeste.
Perché è lì che vorremmo trovarci, in quel momento.
Perché è lì che siamo, quando non possiamo fare altrimenti.
Perché dicono che là fuori non è tutto rose e fiori.
Bè, lì in basso è ancora peggio.
Tuttavia - ecco la meraviglia delle meraviglie - questo non vuol dire che la narrazione non sia degna della pagina, come dello schermo.
Il problema è tutto nella seduta, giammai nella qualità dello spettacolo.
Fateci caso, perché in fondo è questo ciò a cui il pubblico delle grandi occasioni tiene di più.
Uno schienale ampio e morbido, il didietro altrettanto coccolato e una visione non eccessivamente distante dall’adorata scena.
Luci potenti su quest’ultima e risoluzione perfetta sono il minimo, perché una volta che lo spettatore si trova davvero a suo agio sei a metà dell’opera.
Dalla posizione privilegiata di chi tira i fili dello show più popolare puoi metter su di tutto.
Basta che se ne parli? No, basta che ci sia qualcuno a guardare e che quel qualcuno siano tanti.
Colpa delle stelle, ovvero di tutti quanti noi.
Al contempo, invece, senza aver bisogno di levare il capo, magari spostandolo di qualche centimetro a destra o a manca, addirittura rimanendo nel punto esatto in cui ti trovi, potresti assistere al miracolo.
Le storie, o i film, che vanno in scena senza storia e senza film.
La realtà che non si limita a superare l’immaginazione.
La doppia con irrisoria facilità.
Colpa delle stelle, se talvolta tali straordinari doni ci sfuggano accanto come trascurabili refoli.
Ma per qualcuno sono tutto.
Come due frammenti dello stesso amore che hanno solo cinque giorni di autonomia l’uno dall’altro.
Perché sono qualcosa di più importante della terra, del cielo e anche delle stelle.
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