Storie di guerra in Iraq: rapporto Chilcot ultima possibilità
Storie e Notizie N. 1373
Durante la conferenza stampa in occasione dell’inchiesta sulla guerra in Iraq condotta da John Chilcot, quest’ultimo ha dichiarato poco fa che la soluzione militare non era affatto l’ultima disponibile e che l’allora primo ministro britannico Tony Blair esagerò le motivazioni per l’intervento del 2003.
Tutto questo a tredici anni dalla guerra che, secondo Iraq Body Count, provocò durante l’invasione la morte di 7.500 persone solo per quanto riguarda i civili, fino ad arrivare a più di 600.000 nel 2006 per la rivista The Lancet.
Tutto questo nei giorni in cui gli attentati a Baghdad hanno causato la cifra record di 250 morti, tra cui molti bambini.
Tutto questo e molto altro.
L’ultima possibilità.
Eccola, l’ultima.
Ecco cos’è, l’ultima possibilità.
E’ come un punto cardinale, una costante, un segno sulla via che definisce noi.
Come l’orizzonte che tutti, volenti o nolenti, possiamo al meglio immaginare.
E allora, stabilito il fulcro della storia, decise le regole di base, che il gioco inizi.
Ci sono quelli, beati loro.
Ci sono quelli che l’ultima possibilità la ignorano.
La ignorano perché non conoscono neppure le parole.
Ultima possibilità.
Da soli i termini sono familiari, ma insieme divengono tutt’altro.
Come morti civili e fortunati sopravvissuti, per capirci.
Ci sono altresì coloro che hanno la sfortuna di dover imparare a maneggiarli fin da piccoli, a pronunciarli senza paura con il cuore, ancor prima che con la mente.
Nondimeno, il destino è incerto e talvolta lo scoramento prende il sopravvento, poiché avere presente l’ultima possibilità nel modo più esatto, come nel caso ti riguardi personalmente, non implica affatto di avere in qualche modo facoltà di impedire il peggio.
Narrazione beffarda vuole, difatti, che il telecomando sia in mano ad altri.
Spesso, addirittura a quelli del primo caso.
Ci sono poi le persone che vivono rigorosamente a un soffio da lei.
E in quel breve e affollato pezzettino di sentiero accade di tutto.
Trattasi comunque di descrizione simile.
L’ultima cena tra un digiuno e l’altro e l’ultimo abbraccio tra un addio e l’altro.
L’ultimo sorriso tra un sorriso e l’altro, perché non dovrebbero mancare mai.
Prima che l’ultima possibilità spazzi via ogni cosa.
Pausa, ora.
Prendiamo fiato, serriamo pensieri inutili e distrazioni dei sensi meno nobili.
Quindi andiamo oltre il suddetto riferimento.
E guardiamoli.
Quelli che l’ultima possibilità la guardano solo voltandosi.
Quando la storia è stata già scritta, malgrado manchi colui che davvero l’ha vissuta.
Quando la storia è già stata raccontata, sebbene non vi sia traccia di coloro che vogliano davvero comprendere cosa voglia dire.
Averla vissuta.
Il tempo passa, da qui in poi.
Di parole e parole.
Un cumulo immenso, montagna maleodorante di vocaboli ormai privi di senso.
Come ultima possibilità.
Per coloro i quali, un tempo, tale lo era davvero...
Durante la conferenza stampa in occasione dell’inchiesta sulla guerra in Iraq condotta da John Chilcot, quest’ultimo ha dichiarato poco fa che la soluzione militare non era affatto l’ultima disponibile e che l’allora primo ministro britannico Tony Blair esagerò le motivazioni per l’intervento del 2003.
Tutto questo a tredici anni dalla guerra che, secondo Iraq Body Count, provocò durante l’invasione la morte di 7.500 persone solo per quanto riguarda i civili, fino ad arrivare a più di 600.000 nel 2006 per la rivista The Lancet.
Tutto questo nei giorni in cui gli attentati a Baghdad hanno causato la cifra record di 250 morti, tra cui molti bambini.
Tutto questo e molto altro.
L’ultima possibilità.
Eccola, l’ultima.
Ecco cos’è, l’ultima possibilità.
E’ come un punto cardinale, una costante, un segno sulla via che definisce noi.
Come l’orizzonte che tutti, volenti o nolenti, possiamo al meglio immaginare.
E allora, stabilito il fulcro della storia, decise le regole di base, che il gioco inizi.
Ci sono quelli, beati loro.
Ci sono quelli che l’ultima possibilità la ignorano.
La ignorano perché non conoscono neppure le parole.
Ultima possibilità.
Da soli i termini sono familiari, ma insieme divengono tutt’altro.
Come morti civili e fortunati sopravvissuti, per capirci.
Ci sono altresì coloro che hanno la sfortuna di dover imparare a maneggiarli fin da piccoli, a pronunciarli senza paura con il cuore, ancor prima che con la mente.
Nondimeno, il destino è incerto e talvolta lo scoramento prende il sopravvento, poiché avere presente l’ultima possibilità nel modo più esatto, come nel caso ti riguardi personalmente, non implica affatto di avere in qualche modo facoltà di impedire il peggio.
Narrazione beffarda vuole, difatti, che il telecomando sia in mano ad altri.
Spesso, addirittura a quelli del primo caso.
Ci sono poi le persone che vivono rigorosamente a un soffio da lei.
E in quel breve e affollato pezzettino di sentiero accade di tutto.
Trattasi comunque di descrizione simile.
L’ultima cena tra un digiuno e l’altro e l’ultimo abbraccio tra un addio e l’altro.
L’ultimo sorriso tra un sorriso e l’altro, perché non dovrebbero mancare mai.
Prima che l’ultima possibilità spazzi via ogni cosa.
Pausa, ora.
Prendiamo fiato, serriamo pensieri inutili e distrazioni dei sensi meno nobili.
Quindi andiamo oltre il suddetto riferimento.
E guardiamoli.
Quelli che l’ultima possibilità la guardano solo voltandosi.
Quando la storia è stata già scritta, malgrado manchi colui che davvero l’ha vissuta.
Quando la storia è già stata raccontata, sebbene non vi sia traccia di coloro che vogliano davvero comprendere cosa voglia dire.
Averla vissuta.
Il tempo passa, da qui in poi.
Di parole e parole.
Un cumulo immenso, montagna maleodorante di vocaboli ormai privi di senso.
Come ultima possibilità.
Per coloro i quali, un tempo, tale lo era davvero...