Storie sulla fame nel mondo: metti in pausa
Storie e Notizie N. 1370
Secondo l’ennesimo report da parte dell’Unicef 750 milioni di donne si sposeranno da bambine entro il 2030.
Sempre prima della stessa data moriranno ben 69 milioni di bambini.
Al momento 247 milioni di questi ultimi sono privi del necessario per sopravvivere e crescere.
Immagina che sia un film.
Uno strano tipo di film, vedrai, ma sempre tale.
Noleggiato, se vuoi, scaricato, se preferisci.
Immagina che anche la tv, sia bizzarra.
Un’ultima generazione davvero ultima, comprata su internet da un venditore incauto.
Uno di quelli che propongono roba ignorando quanto te.
Di cosa davvero si tratti.
Capisci? Un po’ come certi narratori di storie, che maturano un’idea di quel che hanno scritto solo tempo dopo.
Molto tempo dopo.
Ora, a prescindere dal piacere della visione o meno, prendi il telecomando e cercalo.
Sì, proprio lui, il pulsante più sottovalutato dal moderno agire.
La soluzione più pericolosa per la terra piramidale.
La vera arma di liberazione di massa.
Il tasto pause.
Pausa.
Sì, metti in pausa.
Adesso prendi fiato e ora pigia l’altro, di tasto.
Quello nuovo, inusitato, magico, indicato nelle strambe istruzioni del bislacco televisore che hai comprato dallo strampalato venditore di cui sopra.
Guarda.
Sta accadendo proprio in questo momento, l’unico effetto speciale che in realtà avevi già, ma è questo che fanno i venditori.
Ti convincono ad acquistare cose che avevi dimenticato di possedere.
La superficie dello schermo si dissolve, così le pareti della stanza, altrettanto quelle della casa e ogni oggetto che non sia umana esistenza scompare come un miraggio in vena di sincerità.
Guarda.
Guarda, sì, alzati e muoviti a piacimento tra le meraviglie che di solito albergano oltre i confini del tuo smartphone.
Perché il magico tasto mette in pausa il mondo, tutto, tranne te.
Guarda bene.
Le vedi volteggiare nella nuvola comune, le gravide parole chiave?
Eccole le tendenze che affollano con irruente prepotenza il tuo dire e con strumentale astuzia il tuo pensare, che ti affanni a gridare nelle orecchie altrui e a postare nelle bacheche degli amici virtuali.
Non sono tante, vero? Le potresti mettere tutte insieme in una sola frase e la sai la cosa più assurda? Che malgrado l’assoluta lontananza tra un termine e l’altro il risultato potrebbe avere senso.
Perché funziona così la vita dell’uomo rigorosamente al di qua del monitor e che solo attraverso quest’ultimo partecipa delle cose.
Tutto, nonostante la follia, ha un senso per lui, nel poco spazio e nel breve tempo, un po’ come i 140 caratteri cinguettanti.
Tutto può essere normale e accettabile, ormai.
Ora però guarda il resto.
Non puoi fare a meno di vederlo.
Non puoi dire, stavolta di non averlo visto.
Perché, grazie al dono della pausa, quel patetico frammento di grigio che chiami cielo, nel poco spazio e nel breve tempo, si palesa finalmente per quel che è.
Un patetico frammento di grigio.
Un patetico frammento di grigio oltre il quale 247 milioni di bambini farebbero festa grande ogni giorno con le briciole della tua tavola e 750 milioni di bambine rischiano anche in questo preciso secondo di venire divorate da altrettanti orchi.
Bene, si fa per dire.
Adesso fai pure ripartire il film, se ti va.
E magari.
Metti in pausa te stesso.
Perché non c’è altro modo per capire, una volta per tutte, che questo film.
Accade davvero…
Leggi anche il racconto della settimana: Non aver paura
Leggi altre storie sulla fame nel mondo
Ascolta la mia canzone La libertà
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Secondo l’ennesimo report da parte dell’Unicef 750 milioni di donne si sposeranno da bambine entro il 2030.
Sempre prima della stessa data moriranno ben 69 milioni di bambini.
Al momento 247 milioni di questi ultimi sono privi del necessario per sopravvivere e crescere.
Immagina che sia un film.
Uno strano tipo di film, vedrai, ma sempre tale.
Noleggiato, se vuoi, scaricato, se preferisci.
Immagina che anche la tv, sia bizzarra.
Un’ultima generazione davvero ultima, comprata su internet da un venditore incauto.
Uno di quelli che propongono roba ignorando quanto te.
Di cosa davvero si tratti.
Capisci? Un po’ come certi narratori di storie, che maturano un’idea di quel che hanno scritto solo tempo dopo.
Molto tempo dopo.
Ora, a prescindere dal piacere della visione o meno, prendi il telecomando e cercalo.
Sì, proprio lui, il pulsante più sottovalutato dal moderno agire.
La soluzione più pericolosa per la terra piramidale.
La vera arma di liberazione di massa.
Il tasto pause.
Pausa.
Sì, metti in pausa.
Adesso prendi fiato e ora pigia l’altro, di tasto.
Quello nuovo, inusitato, magico, indicato nelle strambe istruzioni del bislacco televisore che hai comprato dallo strampalato venditore di cui sopra.
Guarda.
Sta accadendo proprio in questo momento, l’unico effetto speciale che in realtà avevi già, ma è questo che fanno i venditori.
Ti convincono ad acquistare cose che avevi dimenticato di possedere.
La superficie dello schermo si dissolve, così le pareti della stanza, altrettanto quelle della casa e ogni oggetto che non sia umana esistenza scompare come un miraggio in vena di sincerità.
Guarda.
Guarda, sì, alzati e muoviti a piacimento tra le meraviglie che di solito albergano oltre i confini del tuo smartphone.
Perché il magico tasto mette in pausa il mondo, tutto, tranne te.
Guarda bene.
Le vedi volteggiare nella nuvola comune, le gravide parole chiave?
Eccole le tendenze che affollano con irruente prepotenza il tuo dire e con strumentale astuzia il tuo pensare, che ti affanni a gridare nelle orecchie altrui e a postare nelle bacheche degli amici virtuali.
Non sono tante, vero? Le potresti mettere tutte insieme in una sola frase e la sai la cosa più assurda? Che malgrado l’assoluta lontananza tra un termine e l’altro il risultato potrebbe avere senso.
Perché funziona così la vita dell’uomo rigorosamente al di qua del monitor e che solo attraverso quest’ultimo partecipa delle cose.
Tutto, nonostante la follia, ha un senso per lui, nel poco spazio e nel breve tempo, un po’ come i 140 caratteri cinguettanti.
Tutto può essere normale e accettabile, ormai.
Ora però guarda il resto.
Non puoi fare a meno di vederlo.
Non puoi dire, stavolta di non averlo visto.
Perché, grazie al dono della pausa, quel patetico frammento di grigio che chiami cielo, nel poco spazio e nel breve tempo, si palesa finalmente per quel che è.
Un patetico frammento di grigio.
Un patetico frammento di grigio oltre il quale 247 milioni di bambini farebbero festa grande ogni giorno con le briciole della tua tavola e 750 milioni di bambine rischiano anche in questo preciso secondo di venire divorate da altrettanti orchi.
Bene, si fa per dire.
Adesso fai pure ripartire il film, se ti va.
E magari.
Metti in pausa te stesso.
Perché non c’è altro modo per capire, una volta per tutte, che questo film.
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