Storie di donne coraggiose: Harriet Tubman morì una volta sola
Storie e Notizie N. 1345
Araminta Ross, nota con lo pseudonimo di Harriet Tubman, attivista per l’abolizione della schiavitù e per il suffragio femminile, si è guadagnata il primato di essere la prima donna nera su una banconota statunitense.
Non posso morire che una volta, disse un giorno Harriet.
E, come tutte le grandi persone che per i diritti dei molti hanno speso la propria esistenza, sono infinite le volte in cui ritornerà in vita…
Mi chiamo Harriet e non sono morta.
Non sono morta quando ho scoperto che le vere catene sono fatte di pelle umana, il metallo più resistente al mondo.
E non sono morta neppure quando stavo quasi per convincermi che ci fosse qualcosa di giusto, di sensato, addirittura di normale.
Nelle catene di pelle umana.
Non sono morta allorché ho capito di essermi illusa che bastasse avere mani e piedi liberi per avere pace.
E non sono morta quando ho infine compreso che non bastasse la pace per avere mani e piedi liberi.
Non sono morta laddove sfogliando le pagine dello specchio vi ho trovato una moltitudine di ragioni per sentirmi indegna di esser riflessa.
E non sono morta neanche nell’istante in cui, con le vene ormai prosciugate, abbiamo trascritto rosso su bianco la nostra vittoria.
Non sono morta tutte le volte che ho visto l’ennesimo gradino successivo nella scala verso il basso della cattiveria umana.
E non sono morta ogni volta che l’avevo risalita tutta, quella scala, per poi rotolare di nuovo in basso per il capriccio del folle di turno.
Non sono morta nel giorno in cui mi sono chiesta se mai avrei visto il domani dove l’unico colore che conti sarà quello formato da te e me.
E non sono morta quando ho ceduto all’idea che forse non arriverà mai.
Non sono morta intuendo di vivere nel paese in cui la morte ha tanti colori, quasi quanto i diversi pesi che da a ogni vita.
E non sono morta intuendo di poter morire un giorno nel paese in cui la vita ha un colore solo che conti davvero ed è sempre l’altro.
Non sono morta quando l’ho desiderato quanto un infante che brami la prima luce.
E non sono morta quando ho provato l’insopportabile vergogna di essere io, quella ancora viva.
Non sono morta.
Non sono morta che una volta sola.
Ma prima e dopo, quanta vita.
Quante storie.
E quanta libertà c’è ancora da conquistare…
Leggi anche il racconto della settimana: Il mistero della ragazza muta
Leggi altre storie di donne
Vieni ad ascoltarmi a teatro Sabato 30 Aprile 2016 a Roma.
Ascolta la mia canzone La libertà
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore
Araminta Ross, nota con lo pseudonimo di Harriet Tubman, attivista per l’abolizione della schiavitù e per il suffragio femminile, si è guadagnata il primato di essere la prima donna nera su una banconota statunitense.
Non posso morire che una volta, disse un giorno Harriet.
E, come tutte le grandi persone che per i diritti dei molti hanno speso la propria esistenza, sono infinite le volte in cui ritornerà in vita…
Non sono morta quando ho scoperto che le vere catene sono fatte di pelle umana, il metallo più resistente al mondo.
E non sono morta neppure quando stavo quasi per convincermi che ci fosse qualcosa di giusto, di sensato, addirittura di normale.
Nelle catene di pelle umana.
Non sono morta allorché ho capito di essermi illusa che bastasse avere mani e piedi liberi per avere pace.
E non sono morta quando ho infine compreso che non bastasse la pace per avere mani e piedi liberi.
Non sono morta laddove sfogliando le pagine dello specchio vi ho trovato una moltitudine di ragioni per sentirmi indegna di esser riflessa.
E non sono morta neanche nell’istante in cui, con le vene ormai prosciugate, abbiamo trascritto rosso su bianco la nostra vittoria.
Non sono morta tutte le volte che ho visto l’ennesimo gradino successivo nella scala verso il basso della cattiveria umana.
E non sono morta ogni volta che l’avevo risalita tutta, quella scala, per poi rotolare di nuovo in basso per il capriccio del folle di turno.
Non sono morta nel giorno in cui mi sono chiesta se mai avrei visto il domani dove l’unico colore che conti sarà quello formato da te e me.
E non sono morta quando ho ceduto all’idea che forse non arriverà mai.
Non sono morta intuendo di vivere nel paese in cui la morte ha tanti colori, quasi quanto i diversi pesi che da a ogni vita.
E non sono morta intuendo di poter morire un giorno nel paese in cui la vita ha un colore solo che conti davvero ed è sempre l’altro.
Non sono morta quando l’ho desiderato quanto un infante che brami la prima luce.
E non sono morta quando ho provato l’insopportabile vergogna di essere io, quella ancora viva.
Non sono morta.
Non sono morta che una volta sola.
Ma prima e dopo, quanta vita.
Quante storie.
E quanta libertà c’è ancora da conquistare…
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