Racconti sull'accoglienza: Il castello del principe
Storie e Notizie N. 1340
Secondo l’Unicef bloccati in Grecia, in condizioni inaccettabili, ci sono più di ventiduemila bambini…
Non c’è spazio per tutti.
Nel castello non c’è spazio per tutti, ma il principe ha lavorato, si è dato tanto da fare e alla fine ha trovato una stanza anche per loro.
Che hanno osato attraversare il fossato di oscura melma ricolmo, sfidando le fiere che vi albergano.
Sono coloro che hanno scalato le mura e che, malgrado amori o solo compagni di viaggio siano caduti a migliaia lungo la via verso il cielo che riscalda davvero, sono giunti dall’altra parte.
Dove dicono non ci sia vita migliore, più facile e più lunga.
Ma vita dev’esserci per forza, perché da questo lato è ormai agli sgoccioli.
Nel frattempo lì si esiste, il respiro si fa normale e i sogni aumentano di volume.
C’erano prima di arrivare, i sogni, figuriamoci adesso.
Tuttavia, questo non va bene, perché è così che funziona il dono della tolleranza: d’accordo, io ti tolgo la spina dal cuore, ma non osare sanguinarmi sul tappeto, cribbio.
Allora il principe ha lavorato ancora e nuovamente si è dato tanto da fare.
Così ha trovato un’altra stanza, più piccola, in cima alla torre più alta.
Che tanto i sogni sono come l’aria calda, volano sempre verso l’alto. Dopo sarà un problema per gli uccelli e gli alieni, al massimo.
E’ vero, è così, ma da quel momento lì si spera, si guarda il domani e si spera che sia più bello di ieri.
E se i sogni volano in cielo, lo sanno tutti che le speranze pesano e precipitano sempre più giù, soprattutto quando vengono rese vane con fervente pervicacia.
Non va bene neppure questo, perché così funziona l’accoglienza: d’accordo, io ti offro un giaciglio per dormire, ma non osare svegliarti, cappero.
Allora il principe è tornato al lavoro e per l’ennesima volta si è dato tanto da fare.
Così ha trovato un’altra stanza, ancora più piccola delle precedenti, nel sottosuolo, proprio accanto al cimitero, dove la terra è abbastanza spessa. Se è in grado di soffocare le proteste dei miliardi di defunti, ripetutamente offesi dal nostro comune disinteresse per la memoria, vuoi che non basterà per sedare quelle dei viventi?
No, non basta, non basta mai, perché ci sono alcuni tra costoro che la morte l’hanno conosciuta così bene da vivi che nel freddo di un campo santo si sentono come a casa.
E trovano ulteriore vigore per disegnare la prossima meta.
Il prossimo castello, magari con un principe meno principe.
Loro pensano, e la mente esplode di possibilità, loro pensano, e gli orizzonti si moltiplicano, loro pensano perché lo vogliono.
Perché hanno solo libertà, dentro di loro.
E se i sogni volano verso l’alto, le speranze verso il basso, i pensieri vanno ovunque gli aggradi.
Anche questo non va bene, ma non esiste rimedio.
Nessuno è capace di prevedere cosa racconteranno.
Quali meraviglie riveleranno.
Quanti doni porteranno.
Esattamente come tutti i bambini di questo sciagurato pianeta…
Leggi anche il racconto della settimana: La classe degli ultimi
Leggi altre storie di immigrati
Vieni ad ascoltarmi a teatro Sabato 30 Aprile 2016 a Roma.
Ascolta la mia canzone La libertà
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Non c’è spazio per tutti.
Nel castello non c’è spazio per tutti, ma il principe ha lavorato, si è dato tanto da fare e alla fine ha trovato una stanza anche per loro.
Che hanno osato attraversare il fossato di oscura melma ricolmo, sfidando le fiere che vi albergano.
Sono coloro che hanno scalato le mura e che, malgrado amori o solo compagni di viaggio siano caduti a migliaia lungo la via verso il cielo che riscalda davvero, sono giunti dall’altra parte.
Dove dicono non ci sia vita migliore, più facile e più lunga.
Ma vita dev’esserci per forza, perché da questo lato è ormai agli sgoccioli.
Nel frattempo lì si esiste, il respiro si fa normale e i sogni aumentano di volume.
C’erano prima di arrivare, i sogni, figuriamoci adesso.
Tuttavia, questo non va bene, perché è così che funziona il dono della tolleranza: d’accordo, io ti tolgo la spina dal cuore, ma non osare sanguinarmi sul tappeto, cribbio.
Allora il principe ha lavorato ancora e nuovamente si è dato tanto da fare.
Così ha trovato un’altra stanza, più piccola, in cima alla torre più alta.
Che tanto i sogni sono come l’aria calda, volano sempre verso l’alto. Dopo sarà un problema per gli uccelli e gli alieni, al massimo.
E’ vero, è così, ma da quel momento lì si spera, si guarda il domani e si spera che sia più bello di ieri.
E se i sogni volano in cielo, lo sanno tutti che le speranze pesano e precipitano sempre più giù, soprattutto quando vengono rese vane con fervente pervicacia.
Non va bene neppure questo, perché così funziona l’accoglienza: d’accordo, io ti offro un giaciglio per dormire, ma non osare svegliarti, cappero.
Allora il principe è tornato al lavoro e per l’ennesima volta si è dato tanto da fare.
Così ha trovato un’altra stanza, ancora più piccola delle precedenti, nel sottosuolo, proprio accanto al cimitero, dove la terra è abbastanza spessa. Se è in grado di soffocare le proteste dei miliardi di defunti, ripetutamente offesi dal nostro comune disinteresse per la memoria, vuoi che non basterà per sedare quelle dei viventi?
No, non basta, non basta mai, perché ci sono alcuni tra costoro che la morte l’hanno conosciuta così bene da vivi che nel freddo di un campo santo si sentono come a casa.
E trovano ulteriore vigore per disegnare la prossima meta.
Il prossimo castello, magari con un principe meno principe.
Loro pensano, e la mente esplode di possibilità, loro pensano, e gli orizzonti si moltiplicano, loro pensano perché lo vogliono.
Perché hanno solo libertà, dentro di loro.
E se i sogni volano verso l’alto, le speranze verso il basso, i pensieri vanno ovunque gli aggradi.
Anche questo non va bene, ma non esiste rimedio.
Nessuno è capace di prevedere cosa racconteranno.
Quali meraviglie riveleranno.
Quanti doni porteranno.
Esattamente come tutti i bambini di questo sciagurato pianeta…
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