Storie di immigrati rifugiati: la risposta di Baseema
Storie e Notizie N. 1309
Leggo che a Middlesbrough, in Inghilterra, hanno avuto la discutibile pensata di distinguere le abitazioni dei rifugiati dai “normali” vicini dipingendo di rosso le porte d’ingresso. Con il rischio, tra le altre cose, che le case divengano più facilmente bersaglio di aggressioni a sfondo razzista…
Mi chiamo Baseema, ho sette anni e il mio nome ha un significato prezioso.
Vuol dire sorridente.
Ora, c’è sorriso e sorriso.
Mio padre dice che il mio vale doppio.
Perché sorrido prima.
E anche dopo.
Aver scoperto il reale senso delle cose.
Per esempio, prendete questa cosa della porta.
Quando l’ho vista la prima volta ho sorriso, già.
Ma che dico?
Ho riso di gusto, come quando mangi qualcosa di buono.
Cioè, come quando mangi qualcosa.
Di tanto.
Una porta rossa? E ce l’abbiamo solo noi?
Come mai? Questo ho chiesto a mia madre mentre rammendava.
Mia madre non fa altro che rammendare i pochi stracci che chiamiamo vestiti, dove sono più i buchi che il resto. E' un po’ la storia della nostra vita, ma io non mi lamento, perché i buchi celano un dono impagabile.
Puoi riempirli con ciò che preferisci. O puoi pure aspettare che qualcun altro realizzi il sogno per te e, in quel caso, porta pazienza.
Per la cronaca, mamma non mi ha risposto e lo stesso ha fatto mio fratello.
Cioè, lui in realtà lo ha fatto, ma tempo addietro ho deciso di non contare come risposte le facce irose, gli occhi annoiati e le bocche spaventate.
Mio padre, invece, mi ha guardato attentamente e ha replicato con una domanda. Quando fa così quanto lo odio. Ovvero, il contrario.
“Secondo te, Baseema, perché solo noi abbiamo la porta rossa?”
Anche io ho delle risposte mute, sono onesta.
La fronte increspata e convulsa, come il mare che qui ci ha condotto, vuol dire sempre la stessa cosa.
Ci devo pensare.
Un giorno, una notte e il propizio disegno si è fatto largo nella mia mente, sotto forma di un’esplosione di variazioni uniche, tutte del medesimo colore.
Rosso, composto da una miriade di rosse spiegazioni, tante quante le innumerevoli tonalità della pelle umana. O delle vite al di fuori di quella stessa porta.
Allora la porta è rossa perché un giorno verrà spalancata da tutti i tori del mondo ebbri di felicità, poiché finalmente liberi dall'incubo a noi ben noto, ovvero passatempo per gli spettatori e sofferenze per i protagonisti. La porta è rossa perché arsa viva da fiamme sempre accese, lì a ricordare chi deve ancora raggiungere la riva, con il respiro o con la memoria. La porta è rossa come il sangue che davvero non mente mai, perché non so se sia sempre buono, ma è davvero uguale per tutti. La porta è rossa come il cielo al tramonto, cosicché ogni sera, proprio al tramonto, la porta e il cielo saranno la stessa cosa. A rammentarci e a rammentare che questa casa è tutto quel che abbiamo trovato oltrepassando l’orizzonte che voi già chiamavate...
Casa.
La porta è rossa anche per le ragioni che tutti sapete, ma va bene così, e io sorrido.
Perché il mio nome è Baseema, che vuol dire sorridente.
E perché mio padre dice che sorrido due volte, prima e dopo.
Il prima è andato e, forse, quel benedetto dopo non è ora.
Ma arriverà, ne sono certa.
E quel giorno non basteranno neanche miliardi di porte a fermarmi…
Leggi anche il racconto della settimana: Mi sono svegliato
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Leggo che a Middlesbrough, in Inghilterra, hanno avuto la discutibile pensata di distinguere le abitazioni dei rifugiati dai “normali” vicini dipingendo di rosso le porte d’ingresso. Con il rischio, tra le altre cose, che le case divengano più facilmente bersaglio di aggressioni a sfondo razzista…
Vuol dire sorridente.
Ora, c’è sorriso e sorriso.
Mio padre dice che il mio vale doppio.
Perché sorrido prima.
E anche dopo.
Aver scoperto il reale senso delle cose.
Per esempio, prendete questa cosa della porta.
Quando l’ho vista la prima volta ho sorriso, già.
Ma che dico?
Ho riso di gusto, come quando mangi qualcosa di buono.
Cioè, come quando mangi qualcosa.
Di tanto.
Una porta rossa? E ce l’abbiamo solo noi?
Come mai? Questo ho chiesto a mia madre mentre rammendava.
Mia madre non fa altro che rammendare i pochi stracci che chiamiamo vestiti, dove sono più i buchi che il resto. E' un po’ la storia della nostra vita, ma io non mi lamento, perché i buchi celano un dono impagabile.
Puoi riempirli con ciò che preferisci. O puoi pure aspettare che qualcun altro realizzi il sogno per te e, in quel caso, porta pazienza.
Per la cronaca, mamma non mi ha risposto e lo stesso ha fatto mio fratello.
Cioè, lui in realtà lo ha fatto, ma tempo addietro ho deciso di non contare come risposte le facce irose, gli occhi annoiati e le bocche spaventate.
Mio padre, invece, mi ha guardato attentamente e ha replicato con una domanda. Quando fa così quanto lo odio. Ovvero, il contrario.
“Secondo te, Baseema, perché solo noi abbiamo la porta rossa?”
Anche io ho delle risposte mute, sono onesta.
La fronte increspata e convulsa, come il mare che qui ci ha condotto, vuol dire sempre la stessa cosa.
Ci devo pensare.
Un giorno, una notte e il propizio disegno si è fatto largo nella mia mente, sotto forma di un’esplosione di variazioni uniche, tutte del medesimo colore.
Rosso, composto da una miriade di rosse spiegazioni, tante quante le innumerevoli tonalità della pelle umana. O delle vite al di fuori di quella stessa porta.
Allora la porta è rossa perché un giorno verrà spalancata da tutti i tori del mondo ebbri di felicità, poiché finalmente liberi dall'incubo a noi ben noto, ovvero passatempo per gli spettatori e sofferenze per i protagonisti. La porta è rossa perché arsa viva da fiamme sempre accese, lì a ricordare chi deve ancora raggiungere la riva, con il respiro o con la memoria. La porta è rossa come il sangue che davvero non mente mai, perché non so se sia sempre buono, ma è davvero uguale per tutti. La porta è rossa come il cielo al tramonto, cosicché ogni sera, proprio al tramonto, la porta e il cielo saranno la stessa cosa. A rammentarci e a rammentare che questa casa è tutto quel che abbiamo trovato oltrepassando l’orizzonte che voi già chiamavate...
Casa.
La porta è rossa anche per le ragioni che tutti sapete, ma va bene così, e io sorrido.
Perché il mio nome è Baseema, che vuol dire sorridente.
E perché mio padre dice che sorrido due volte, prima e dopo.
Il prima è andato e, forse, quel benedetto dopo non è ora.
Ma arriverà, ne sono certa.
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