Storie di guerra: attentato? La solita storia
Storie e Notizie N. 1288
C’era una volta una storia che si ripeterà.
Vedrete, anche stavolta sarà così.
Perché il film è quello, la sceneggiatura è sempre la stessa.
Ecco perché il finale non cambia.
Possono chiamare altri attori, inventare scenografie suggestive e giocare quanto gli aggradi con le parole.
Lo spettacolo offrirà ogni volta il medesimo messaggio.
Di guerra e pace.
Democrazia e terrorismo.
Il narratore dal palco più in alto urlerà a squarciagola, il volume della colonna sonora si farà insopportabile e tu non potrai fare a meno di ascoltare.
Funziona, è prodotto che vende, perché rispetta la prima legge del racconto.
La bugia migliore è quella che mescoli verità a finzione e così è per la buona storia come la cattiva notizia.
E’ vero, la voce non mente, la democrazia è sotto attacco, altrettanto la pace.
Non ci sono complotti celati, non ce ne sono più, oramai, se mai ce ne sono stati.
Le risposte sono lì, basta guardare, avere il tempo di farlo.
La voglia.
La differenza è tutta qui.
I morti sono morti e fanno male, a chi resta, a chi amava e anche a chi ha iniziato a farlo solo ora.
La democrazia e la pace sono in pericolo in ogni istante ma è esattamente nel momento in cui la nube dell’esplosione ricopre del tutto lo schermo grande che devi preoccuparti.
E magari rammentarti che solo ieri in 18 sono morti a Baghdad, Iraq, per un attentato.
Che il 12 novembre il bilancio aggiornato del duplice attacco kamikaze a Beirut è stato di 37 morti e 181 feriti.
E che il 7 novembre in Burundi sono stati uccisi 198 civili e 200.000 sono in fuga.
Che il giorno precedente nella Repubblica Centrafricana ci sono stati centinaia di morti per la guerra civile.
E che il 25 ottobre in Sud Sudan in 80 sono morti dopo 18 giorni di conflitti, tra le vittime 57 bambini.
Che il 24 ottobre in Pakistan un kamikaze ha attaccato una processione sciita e ha provocato almeno 16 morti.
E che solo il giorno prima, in Nigeria, in 50 sono morti per attentati a due moschee.
Che il 23 ottobre, in Afghanistan, è di 23 morti il bilancio del raid americano sull'ospedale di Medici Senza Frontiere.
E, magari, potrai ricordarti pure che il 22 ottobre, in Svezia, un giovane simpatizzante nazista ha ucciso un professore e uno studente.
Che il 17 ottobre, in Libia, è stato abbattuto un elicottero, causando 13 morti.
E che il 16 ottobre in Arabia Saudita in cinque sono morti per un attentato alla moschea.
Laddove poi ti avanzi altro tempo potresti anche rammentare che secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ci sono stati 250mila morti dall’inizio della guerra, tra cui 74.000 civili e 41.000 stranieri con 12 milioni sfollati.
Che la guerra in Iraq ha causato più di 15mila morti civili nell’ultimo anno e mezzo.
Che nella guerra tra Israele e Palestina (dati aggiornati al 2011) ci sono stati circa 1500 morti (di cui 142 minori) per la prima e quasi 8000 (di cui circa 1600 minori) per la seconda.
E magari che i migranti morti nel Mediterraneo, in fuga da guerre e povertà, nel 2015 sono stati circa 3000 e che solo a settembre sono 1.075 i corpi di migranti recuperati lungo le coste italiane.
C’era una volta una storia che si ripeterà.
Stai a guardare, poiché il film è quello, la trama è sempre uguale.
Ecco perché il finale ritorna.
Possono assumere nuove comparse, aggiungere effetti speciali e giocare a piacimento con i titoli.
Il quadro mostrerà ogni volta lo stesso disegno.
Di pace e guerra.
Terrorismo e democrazia.
Il leader col maggior numero di followers griderà a perdifiato, il frastuono della folla urlante si farà ineludibile e tu non potrai fare a meno di ascoltare.
Funziona, è merce virale, perché ha già funzionato.
Qualche giorno di prime pagine e serate in tv, dichiarazioni ad hoc, polemiche più o meno spontanee, altre leggi restrittive e nuove azioni di forza, opportuni fendenti al vulnerabile nemico buonista.
E quando tutto è tornato normale.
Torniamo a tavola, a parlar di gossip, calcio e reality show.
C’era una volta una storia che si ripeterà.
Vedrete, anche stavolta sarà così.
Perché il film è quello, la sceneggiatura è sempre la stessa.
Ecco perché il finale non cambia.
Possono chiamare altri attori, inventare scenografie suggestive e giocare quanto gli aggradi con le parole.
Lo spettacolo offrirà ogni volta il medesimo messaggio.
Di guerra e pace.
Democrazia e terrorismo.
Il narratore dal palco più in alto urlerà a squarciagola, il volume della colonna sonora si farà insopportabile e tu non potrai fare a meno di ascoltare.
Funziona, è prodotto che vende, perché rispetta la prima legge del racconto.
La bugia migliore è quella che mescoli verità a finzione e così è per la buona storia come la cattiva notizia.
E’ vero, la voce non mente, la democrazia è sotto attacco, altrettanto la pace.
Non ci sono complotti celati, non ce ne sono più, oramai, se mai ce ne sono stati.
Le risposte sono lì, basta guardare, avere il tempo di farlo.
La voglia.
La differenza è tutta qui.
I morti sono morti e fanno male, a chi resta, a chi amava e anche a chi ha iniziato a farlo solo ora.
La democrazia e la pace sono in pericolo in ogni istante ma è esattamente nel momento in cui la nube dell’esplosione ricopre del tutto lo schermo grande che devi preoccuparti.
E magari rammentarti che solo ieri in 18 sono morti a Baghdad, Iraq, per un attentato.
Che il 12 novembre il bilancio aggiornato del duplice attacco kamikaze a Beirut è stato di 37 morti e 181 feriti.
E che il 7 novembre in Burundi sono stati uccisi 198 civili e 200.000 sono in fuga.
Che il giorno precedente nella Repubblica Centrafricana ci sono stati centinaia di morti per la guerra civile.
E che il 25 ottobre in Sud Sudan in 80 sono morti dopo 18 giorni di conflitti, tra le vittime 57 bambini.
Che il 24 ottobre in Pakistan un kamikaze ha attaccato una processione sciita e ha provocato almeno 16 morti.
E che solo il giorno prima, in Nigeria, in 50 sono morti per attentati a due moschee.
Che il 23 ottobre, in Afghanistan, è di 23 morti il bilancio del raid americano sull'ospedale di Medici Senza Frontiere.
E, magari, potrai ricordarti pure che il 22 ottobre, in Svezia, un giovane simpatizzante nazista ha ucciso un professore e uno studente.
Che il 17 ottobre, in Libia, è stato abbattuto un elicottero, causando 13 morti.
E che il 16 ottobre in Arabia Saudita in cinque sono morti per un attentato alla moschea.
Laddove poi ti avanzi altro tempo potresti anche rammentare che secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ci sono stati 250mila morti dall’inizio della guerra, tra cui 74.000 civili e 41.000 stranieri con 12 milioni sfollati.
Che la guerra in Iraq ha causato più di 15mila morti civili nell’ultimo anno e mezzo.
Che nella guerra tra Israele e Palestina (dati aggiornati al 2011) ci sono stati circa 1500 morti (di cui 142 minori) per la prima e quasi 8000 (di cui circa 1600 minori) per la seconda.
E magari che i migranti morti nel Mediterraneo, in fuga da guerre e povertà, nel 2015 sono stati circa 3000 e che solo a settembre sono 1.075 i corpi di migranti recuperati lungo le coste italiane.
C’era una volta una storia che si ripeterà.
Stai a guardare, poiché il film è quello, la trama è sempre uguale.
Ecco perché il finale ritorna.
Possono assumere nuove comparse, aggiungere effetti speciali e giocare a piacimento con i titoli.
Il quadro mostrerà ogni volta lo stesso disegno.
Di pace e guerra.
Terrorismo e democrazia.
Il leader col maggior numero di followers griderà a perdifiato, il frastuono della folla urlante si farà ineludibile e tu non potrai fare a meno di ascoltare.
Funziona, è merce virale, perché ha già funzionato.
Qualche giorno di prime pagine e serate in tv, dichiarazioni ad hoc, polemiche più o meno spontanee, altre leggi restrittive e nuove azioni di forza, opportuni fendenti al vulnerabile nemico buonista.
E quando tutto è tornato normale.
Torniamo a tavola, a parlar di gossip, calcio e reality show.