Storie di paura: La scoperta delle armi nel bosco dei sette
Storie e Notizie N. 1269
Killer di cristiani, per molti giornali questo sta diventando il frammento principale del titolo con cui diffondere l’ennesima strage negli Stati Uniti.
Inutile figurarsi quale sarebbe stato, laddove si fosse potuto in qualche modo tirare in ballo l’Islam.
Eppure il tema ricorrente, il letale massimo comun denominatore, è sempre presente sul luogo del delitto e ogni volta se ne torna a casa indisturbato.
Il presunto legittimo possesso di un’arma...
C’era una volta un bosco.
Lo chiamavano il bosco dei sette.
Perché nel bosco abitavano sette uomini.
Non uno di meno, non uno di più.
Nel bosco dove vivevano sette uomini, non uno di meno, non uno di più, non si faceva altro che correre.
Non v’era altro passatempo.
Non c’erano palloni da calcio, da rugby e da pallavolo.
Neppure racchette da tennis, le quali sarebbero servite a poco.
Perché non c’erano le palline da colpire.
L’unica cosa che i nostri lanciassero erano loro stessi, a varie velocità, ma non v’era alcuno che superasse mai definitivamente gli altri.
Poiché ogni nuovo giorno vedeva un campione differente.
E’ il vento a favore che cambia ogni dì, dicevano alcuni.
E’ il vento contrario che muta altrettanto, sostenevano altri.
O è solo il culo del fortunato di turno, ribattevano i più disincantati.
Tuttavia, un bel giorno – si fa per dire – il vincitore del momento terminò la propria corsa proprio innanzi a una grotta la cui entrata era ricoperta di pietre.
Le sole nel bosco, del tutto composto da soffice verde.
“Chi sei?” domandò una voce, giustappunto cavernosa, dall’interno.
“Sono uno dei sette del bosco.”
“E non hai paura di andare in giro da solo?”
“Per nulla al mondo.”
“Fai male a non aver paura”, disse la voce, che si fece sempre più suadente. “Il bosco è sicuro e tranquillo purché il terrore non ti colga da solo. E in quel momento è meglio aver qualcosa tra le mani.”
“Cosa?”
“Che domande? Un’arma, è ovvio.”
“Cos’è un’arma?”
La voce rispose con una risata che gli fece gelare il sangue.
“Non sai cos’è un’arma e te ne vai in giro da solo nel bosco? Per fortuna che mi hai incontrato. Prendi pure uno dei miei sassi, qui fuori.”
“Per farci cosa?”
“Semplice: per colpire il tuo aggressore. Per difenderti…”
L'uomo rimase alquanto turbato dalla voce e rifiutando l’invito a prendere una pietra si allontanò di corsa come era giunto poco prima.
Tuttavia, la notte stessa un sasso venne sottratto dal mucchio all’entrata della grotta.
Nei giorni seguenti non fu difficile capire chi fosse tra i sette.
Era proprio quello che a ogni corsa arrivava sempre per ultimo, proprio perché appesantito dalla pietra che celava in tasca.
Se tutto ciò non bastasse, notte dopo notte, ciascuno degli altri decise di prendere un sasso davanti alla caverna.
Perché correre veloci aveva smesso di essere la cosa più importante.
Difendersi dal terrore che ti coglie da solo nel bosco, questa era divenuta la priorità.
Tuttavia, ingigantendo col tempo l’angosciante immagine di quello stesso terrore, ognuno dei sette venne assalito dal medesimo dubbio.
Sarebbe bastata una sola pietra per salvarsi dall’aggressore?
Così, nei giorni a seguire si ritrovarono a sfidarsi giammai con la corsa, bensì, a chi fosse in grado di nascondere indosso il maggior numero di sassi, una volta presi dal cumulo che ostruiva l’entrata della grotta.
Il vincitore fu decretato un bel dì, si fa per dire, esattamente un mese dal primo incontro che avevano avuto con la voce nella grotta, allorché costui prese l’ultima pietra rimasta, dopo aver riempito del tutto lo spazio nelle tasche e nei calzini, sotto la maglietta e nelle scarpe, nei pantaloni e perfino nelle mutande, con tutte le controindicazioni del caso.
Ho vinto, esclamò il fortunato, se proprio così vogliamo definirlo, innanzi agli altri sei, costretti ad applaudirlo.
Tuttavia, i festeggiamenti durarono poco, perché qualche attimo dopo che anche l’ultimo sasso era stato tolto dall’ingresso della grotta, da quest’ultima uscì alla luce un enorme lupo con la bava colante dalle fauci spalancate.
“Grazie”, disse la belva prima di accingersi a mangiare con calma i sette, impossibilitati a fuggire essendo divenuti lenti come lumache a causa dei sassi.
“Scegliere di far di tutto per difendervi dal terrore che vi coglie da soli nel bosco è il regalo più grande che avreste mai potuto fare.”
Al mostro che voi stessi avete liberato e che vi divorerà tutti insieme.
Leggi altre storie di paura
Vieni ad ascoltarmi dal vivo Sabato 24 Ottobre ore 21, Teatro Planet, Via Crema 14, Roma: La truffa dei migranti, spettacolo di teatro narrazione, presentazione dell'omonimo libro (informazioni)
Killer di cristiani, per molti giornali questo sta diventando il frammento principale del titolo con cui diffondere l’ennesima strage negli Stati Uniti.
Inutile figurarsi quale sarebbe stato, laddove si fosse potuto in qualche modo tirare in ballo l’Islam.
Eppure il tema ricorrente, il letale massimo comun denominatore, è sempre presente sul luogo del delitto e ogni volta se ne torna a casa indisturbato.
Il presunto legittimo possesso di un’arma...
C’era una volta un bosco.
Lo chiamavano il bosco dei sette.
Perché nel bosco abitavano sette uomini.
Non uno di meno, non uno di più.
Nel bosco dove vivevano sette uomini, non uno di meno, non uno di più, non si faceva altro che correre.
Non v’era altro passatempo.
Non c’erano palloni da calcio, da rugby e da pallavolo.
Neppure racchette da tennis, le quali sarebbero servite a poco.
Perché non c’erano le palline da colpire.
L’unica cosa che i nostri lanciassero erano loro stessi, a varie velocità, ma non v’era alcuno che superasse mai definitivamente gli altri.
Poiché ogni nuovo giorno vedeva un campione differente.
E’ il vento a favore che cambia ogni dì, dicevano alcuni.
E’ il vento contrario che muta altrettanto, sostenevano altri.
O è solo il culo del fortunato di turno, ribattevano i più disincantati.
Tuttavia, un bel giorno – si fa per dire – il vincitore del momento terminò la propria corsa proprio innanzi a una grotta la cui entrata era ricoperta di pietre.
Le sole nel bosco, del tutto composto da soffice verde.
“Chi sei?” domandò una voce, giustappunto cavernosa, dall’interno.
“Sono uno dei sette del bosco.”
“E non hai paura di andare in giro da solo?”
“Per nulla al mondo.”
“Fai male a non aver paura”, disse la voce, che si fece sempre più suadente. “Il bosco è sicuro e tranquillo purché il terrore non ti colga da solo. E in quel momento è meglio aver qualcosa tra le mani.”
“Cosa?”
“Che domande? Un’arma, è ovvio.”
“Cos’è un’arma?”
La voce rispose con una risata che gli fece gelare il sangue.
“Non sai cos’è un’arma e te ne vai in giro da solo nel bosco? Per fortuna che mi hai incontrato. Prendi pure uno dei miei sassi, qui fuori.”
“Per farci cosa?”
“Semplice: per colpire il tuo aggressore. Per difenderti…”
L'uomo rimase alquanto turbato dalla voce e rifiutando l’invito a prendere una pietra si allontanò di corsa come era giunto poco prima.
Tuttavia, la notte stessa un sasso venne sottratto dal mucchio all’entrata della grotta.
Nei giorni seguenti non fu difficile capire chi fosse tra i sette.
Era proprio quello che a ogni corsa arrivava sempre per ultimo, proprio perché appesantito dalla pietra che celava in tasca.
Se tutto ciò non bastasse, notte dopo notte, ciascuno degli altri decise di prendere un sasso davanti alla caverna.
Perché correre veloci aveva smesso di essere la cosa più importante.
Difendersi dal terrore che ti coglie da solo nel bosco, questa era divenuta la priorità.
Tuttavia, ingigantendo col tempo l’angosciante immagine di quello stesso terrore, ognuno dei sette venne assalito dal medesimo dubbio.
Sarebbe bastata una sola pietra per salvarsi dall’aggressore?
Così, nei giorni a seguire si ritrovarono a sfidarsi giammai con la corsa, bensì, a chi fosse in grado di nascondere indosso il maggior numero di sassi, una volta presi dal cumulo che ostruiva l’entrata della grotta.
Il vincitore fu decretato un bel dì, si fa per dire, esattamente un mese dal primo incontro che avevano avuto con la voce nella grotta, allorché costui prese l’ultima pietra rimasta, dopo aver riempito del tutto lo spazio nelle tasche e nei calzini, sotto la maglietta e nelle scarpe, nei pantaloni e perfino nelle mutande, con tutte le controindicazioni del caso.
Ho vinto, esclamò il fortunato, se proprio così vogliamo definirlo, innanzi agli altri sei, costretti ad applaudirlo.
Tuttavia, i festeggiamenti durarono poco, perché qualche attimo dopo che anche l’ultimo sasso era stato tolto dall’ingresso della grotta, da quest’ultima uscì alla luce un enorme lupo con la bava colante dalle fauci spalancate.
“Grazie”, disse la belva prima di accingersi a mangiare con calma i sette, impossibilitati a fuggire essendo divenuti lenti come lumache a causa dei sassi.
“Scegliere di far di tutto per difendervi dal terrore che vi coglie da soli nel bosco è il regalo più grande che avreste mai potuto fare.”
Al mostro che voi stessi avete liberato e che vi divorerà tutti insieme.
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