Favole Gender a scuola: la vera storia
Storie e Notizie N. 1280
C’era una volta una scuola perfetta.
Perfetta perché aveva bandito una volta per tutte ogni traccia gender all’interno del proprio plesso.
Plesso scolastico, che avete capito? Non confondiamo, cribbio.
Nella scuola perfetta, che poi se lo diceva da sola, c’era il preside perfetto.
E anche lui in fatto di modestia non scherzava, ecco.
Nella scuola perfetta con il preside perfetto, alla faccia della modestia, avevano deciso di assumere lui, il maestro perfetto.
Cioè, questo era il suo sogno e dopo un’accesa sequela di colloqui era riuscito a esser scelto tra i tanti.
Desiderosi di esser tali.
Perfetti.
Dopo aver ricevuto un formale in bocca al lupo dal preside perfetto, il maestro perfetto entrò nella classe perfetta della scuola perfetta.
La classe perfetta, a una prima occhiata, appariva come molte altre.
I banchetti, le seggioline, le finestrelle e la cattedrina, non so se si dica così, ma ci sta, dai.
Ci sta.
E poi c’erano loro.
Le fragili creature incomplete, ma cresciute e ben selezionate per essere perfette.
“Maestro”, fece una bimba dopo che l’uomo aveva appena terminato di fare l’appello. “Ci racconta una favola?”
“Volentieri”, disse il maestro perfetto, lieto di cominciare con una bella storia le sue prime lezioni nella classe perfetta della scuola perfetta.
“Vi racconterò Biancaneve…”
“Non si può”, lo interruppe subito la bimba. “E’ una favola gender.”
“Biancaneve è una favola gender?”
“Certo”, rispose la piccola. “Con quei sette nani, tutti maschi, che convivono e poi adottano pure una bimba…”
“Vero”, fece il maestro perfetto sorpreso, “non ci avevo mai pensato… allora vi racconterò Cenerentola…”
“Fiaba gender!” urlò un altro bambino.
“Sul serio?”
“Sicuro”, replicò il piccolo. “Con quella immonda coppia di fatto di topini, Giac e Gas, è una vergogna…”
“Già, hai ragione”, disse il maestro perfetto. “Ebbene, vi racconterò Cappuccetto Rosso…”
“Favola genderissima”, esclamò una terza bimba.
“No… pure Cappuccetto Rosso?”
“Certamente, maestro, con il lupo che si veste da donna qui siamo veramente oltre ogni limite…”
“Scusatemi”, mentì il maestro perfetto, “ma io lo sapevo già, volevo solo mettervi alla prova.”
Quindi provò altre favole, purtroppo senza fortuna.
Così, dopo che perfino Pinocchio fu bollato come favola gender, per via del falegname che non può avere figli e pretende di fabbricarseli da solo, il maestro perfetto si arrese.
Salutò i bambini e andò a rassegnare le sue dimissioni.
“Perché?” chiese stupito il preside perfetto.
“Perché non sono stato in grado di trovare una favola che per quei bambini non fosse gender…”
Inevitabile.
Perché quelle sul gender sono tutte e solo.
Delle favole…
Leggi anche il racconto di questa settimana: Il regno dove non si poteva leggere
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C’era una volta una scuola perfetta.
Perfetta perché aveva bandito una volta per tutte ogni traccia gender all’interno del proprio plesso.
Plesso scolastico, che avete capito? Non confondiamo, cribbio.
Nella scuola perfetta, che poi se lo diceva da sola, c’era il preside perfetto.
E anche lui in fatto di modestia non scherzava, ecco.
Nella scuola perfetta con il preside perfetto, alla faccia della modestia, avevano deciso di assumere lui, il maestro perfetto.
Cioè, questo era il suo sogno e dopo un’accesa sequela di colloqui era riuscito a esser scelto tra i tanti.
Desiderosi di esser tali.
Perfetti.
Dopo aver ricevuto un formale in bocca al lupo dal preside perfetto, il maestro perfetto entrò nella classe perfetta della scuola perfetta.
La classe perfetta, a una prima occhiata, appariva come molte altre.
I banchetti, le seggioline, le finestrelle e la cattedrina, non so se si dica così, ma ci sta, dai.
Ci sta.
E poi c’erano loro.
Le fragili creature incomplete, ma cresciute e ben selezionate per essere perfette.
“Maestro”, fece una bimba dopo che l’uomo aveva appena terminato di fare l’appello. “Ci racconta una favola?”
“Volentieri”, disse il maestro perfetto, lieto di cominciare con una bella storia le sue prime lezioni nella classe perfetta della scuola perfetta.
“Vi racconterò Biancaneve…”
“Non si può”, lo interruppe subito la bimba. “E’ una favola gender.”
“Biancaneve è una favola gender?”
“Certo”, rispose la piccola. “Con quei sette nani, tutti maschi, che convivono e poi adottano pure una bimba…”
“Vero”, fece il maestro perfetto sorpreso, “non ci avevo mai pensato… allora vi racconterò Cenerentola…”
“Fiaba gender!” urlò un altro bambino.
“Sul serio?”
“Sicuro”, replicò il piccolo. “Con quella immonda coppia di fatto di topini, Giac e Gas, è una vergogna…”
“Già, hai ragione”, disse il maestro perfetto. “Ebbene, vi racconterò Cappuccetto Rosso…”
“Favola genderissima”, esclamò una terza bimba.
“No… pure Cappuccetto Rosso?”
“Certamente, maestro, con il lupo che si veste da donna qui siamo veramente oltre ogni limite…”
“Scusatemi”, mentì il maestro perfetto, “ma io lo sapevo già, volevo solo mettervi alla prova.”
Quindi provò altre favole, purtroppo senza fortuna.
Così, dopo che perfino Pinocchio fu bollato come favola gender, per via del falegname che non può avere figli e pretende di fabbricarseli da solo, il maestro perfetto si arrese.
Salutò i bambini e andò a rassegnare le sue dimissioni.
“Perché?” chiese stupito il preside perfetto.
“Perché non sono stato in grado di trovare una favola che per quei bambini non fosse gender…”
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