Storie di bambini: il prima più importante
Storie e Notizie N. 1279
Negli USA, mentre il padre dormiva nel proprio letto, a soli due anni un bambino è morto dopo essersi sparato accidentalmente con la pistola del genitore.
Questa storia è per lui, per lei.
E soprattutto per te…
C’era una volta il prima.
Il prima più importante.
C’è sempre.
C’era, ahinoi.
Ahi qualcun altro e maledetti noi.
Prima di premere il grilletto? Già, forse, è probabile.
Un pensiero, sotto forma del ricordo di un ammonimento prezioso.
Non toccare, non toccarla mai.
Lei.
Ahi lei e più che mai maledetta lei.
Il più importante? No, cerchiamo, coraggio, non accontentiamoci.
Prima di aprire il cassetto di papà? Magari, può essere.
Il pensiero di cui sopra, ma anche una benedetta distrazione.
Una melodia alle spalle, un gioco più interessante o anche solo un tornare indietro.
Esattamente a quel che stavi facendo.
Prima.
Non fa una grinza, è chiaro, liscio come lo scivolo al parco.
Tra tutti il più importante? Non mi sembra, andiamo avanti.
Prima di entrare nella stanza dei tuoi?
Ovvero, prima di sapere che lei sia lì, nella loro stanza?
Chissà, potrebbe funzionare.
Privare la vulnerabile memoria di un’informazione velenosa, scomoda ovunque.
Figuriamoci tra pareti di burro e incondizionata fiducia in tutto quel che piova da lassù, leggi pure come i meravigliosi due da cui tutto proviene.
Figuriamoci te.
Tutto giusto, piccolo mio, ma è questo il prima più importante?
Sulla carta, ma il mondo reale non è solo pagine e inchiostro.
Ahi te.
Davvero, ahi te.
Prima di scoprire lei?
O forse non un prima, bensì un quanto mai salvifico dopo?
Dopo aver capito a fondo cosa sia?
Una pistola?
Inquinare comunque le fragili acque là dietro, al riparo dei tuoi curiosi occhi, ma al netto di un’arma carica di una precoce conoscenza.
Per difendersi da un’altra.
E’ così?
Il prima più importante è un dopo?
Mi piacerebbe, caro, sul serio.
Sarebbe sorprendente e il racconto ne gioverebbe.
Tuttavia, non regge ed è un peccato.
Perché l’errore sta nel protagonista, il solo responsabile di questa mesta narrazione.
Non è nei tuoi prima che dovremmo cercare, ma in quelli di tuo padre.
E il più importante spiccherebbe tra i molti come una nota stonata in un assolo perfetto.
Prima di illuderci che piegarsi proni innanzi a sua maestà la paura ci terrà lontani dalla nostra morte.
E da quella di chi amiamo.
Leggi altre storie di bambini.
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore.
Negli USA, mentre il padre dormiva nel proprio letto, a soli due anni un bambino è morto dopo essersi sparato accidentalmente con la pistola del genitore.
Questa storia è per lui, per lei.
E soprattutto per te…
C’era una volta il prima.
Il prima più importante.
C’è sempre.
C’era, ahinoi.
Ahi qualcun altro e maledetti noi.
Prima di premere il grilletto? Già, forse, è probabile.
Un pensiero, sotto forma del ricordo di un ammonimento prezioso.
Non toccare, non toccarla mai.
Lei.
Ahi lei e più che mai maledetta lei.
Il più importante? No, cerchiamo, coraggio, non accontentiamoci.
Prima di aprire il cassetto di papà? Magari, può essere.
Il pensiero di cui sopra, ma anche una benedetta distrazione.
Una melodia alle spalle, un gioco più interessante o anche solo un tornare indietro.
Esattamente a quel che stavi facendo.
Prima.
Non fa una grinza, è chiaro, liscio come lo scivolo al parco.
Tra tutti il più importante? Non mi sembra, andiamo avanti.
Prima di entrare nella stanza dei tuoi?
Ovvero, prima di sapere che lei sia lì, nella loro stanza?
Chissà, potrebbe funzionare.
Privare la vulnerabile memoria di un’informazione velenosa, scomoda ovunque.
Figuriamoci tra pareti di burro e incondizionata fiducia in tutto quel che piova da lassù, leggi pure come i meravigliosi due da cui tutto proviene.
Figuriamoci te.
Tutto giusto, piccolo mio, ma è questo il prima più importante?
Sulla carta, ma il mondo reale non è solo pagine e inchiostro.
Ahi te.
Davvero, ahi te.
Prima di scoprire lei?
O forse non un prima, bensì un quanto mai salvifico dopo?
Dopo aver capito a fondo cosa sia?
Una pistola?
Inquinare comunque le fragili acque là dietro, al riparo dei tuoi curiosi occhi, ma al netto di un’arma carica di una precoce conoscenza.
Per difendersi da un’altra.
E’ così?
Il prima più importante è un dopo?
Mi piacerebbe, caro, sul serio.
Sarebbe sorprendente e il racconto ne gioverebbe.
Tuttavia, non regge ed è un peccato.
Perché l’errore sta nel protagonista, il solo responsabile di questa mesta narrazione.
Non è nei tuoi prima che dovremmo cercare, ma in quelli di tuo padre.
E il più importante spiccherebbe tra i molti come una nota stonata in un assolo perfetto.
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