Storie sull'ambiente: Orso bianco dimagrito
Storie e Notizie N. 1260
Per sollecitare l’opinione pubblica riguardo al tema del cambiamento climatico la fotografa Kerstin Langenberger ha postato uno scatto da lei rubato alle isole Svalbard, nel mar Glaciale Artico, Polo nord, che ha fatto il giro della rete…
Che poi, dico io.
Un orso bianco.
Un orso bianco affamato e sofferente.
Un orso bianco in difficoltà…
Cominciamo a mettere i puntini sulle i degli iceberg.
Che poi, dico io, non si vada in giro a raccontare che io sia una che mette i puntini sulle i a casaccio.
Per vostra norma e regola sono un’orsa.
Orgogliosamente femmina.
E sulle ragioni del mio profilo tutt’altro che curvy siete convinti che sia proprio la verità a interessarvi?
E’ la reale risposta alla domanda quel che cercate allorché chiediate?
Di occhi ne immagino assai, ora.
Che guardano.
Sempre nell’occhio che ha già visto, d’altra parte, poiché quanti tra voi possono affermare di aver guardato da vicino un orso bianco?
Che poi, dico io, si dovrebbe dire paia d’occhi, con tutta la mia sentita considerazione per gli orbi di questo mondo.
Paia d’occhi che mi figuro adesso nell’ammirar me.
Condividendo e commentando a piacimento.
Sapevo.
Sapevo già da tempo che innanzi alle narrazioni altrui ognuno sceglie la didascalia che preferisce.
Perfino laddove sia già presente, magari per mano di un sopravvaluto individuo come il testimone oculare.
Che poi, dico io, che ci vuole? Si scarabocchia il resto e si scrive accanto quel che ci passi per la cervice.
L’ennesima trovata dell’arguto umano di passaggio.
Come dice il noto detto polare: umano, arguto nel trovar motivo a lui gradito, per poter voltar capoccia spedito.
Sul di passaggio… be’, non ci vuole un orso, anzi, un’orsa bianca per capire che proseguendo sul solco già tracciato il vostro contratto sia decisamente a termine, su questa terra.
E allora, via con il caleidoscopio di soluzioni semplici.
L’orso bianco – rimaniamo nell’abbaglio di genere – è smagrito perché è indisposto.
Oppure è decrepito e non riesce più a procacciarsi il cibo.
Ha perso tutti i denti perché ostinatosi con una pannocchia gigante scongelata… no, questa non va bene, c’entrerebbe di nuovo il riscaldamento climatico.
Mingherlino perché ossessionato da un’enorme costola di balena grigia, ecco.
L’orso è solo a dieta o addirittura l'immagine è stata manipolata col fotoritocco, in realtà l’animale è obeso da far spavento.
Ancora meglio, l’orso bianco è denutrito perché sta celebrando il Ramadan, così riusciamo pure a tirare per l’ennesima volta in ballo gli islamici.
Oppure ci mettiamo che è fuggito dalle grinfie dell’Isis che lo tenevano prigioniero.
Anzi, è un orso bianco, quindi puro, dei nostri, vittima di quei migranti neri e cattivi dei pinguini che si prendono tutto il cibo. E poi dicono che siamo razzisti quando sosteniamo che dobbiamo prima pensare ai nostri orsi bianchi e poi ai clandestini che vengono dal polo sud.
Che poi, dico io, come faranno i pinguini ad attraversare indenni il regno degli umani da polo a polo è davvero un mistero.
Insomma, la madre delle spiegazioni facili e facilitanti è perennemente in stato interessante.
Nondimeno, l’unica prole che conduca all’uscita del labirinto, ovvero una possibile salvezza dall’omicidio climatico, difficilmente vedrà luce.
Nel frattempo la sottoscritta e tanti altri come me fanno quel che possono per sopravvivere.
A voi.
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Per sollecitare l’opinione pubblica riguardo al tema del cambiamento climatico la fotografa Kerstin Langenberger ha postato uno scatto da lei rubato alle isole Svalbard, nel mar Glaciale Artico, Polo nord, che ha fatto il giro della rete…
Che poi, dico io.
Un orso bianco.
Un orso bianco affamato e sofferente.
Un orso bianco in difficoltà…
Cominciamo a mettere i puntini sulle i degli iceberg.
Che poi, dico io, non si vada in giro a raccontare che io sia una che mette i puntini sulle i a casaccio.
Per vostra norma e regola sono un’orsa.
Orgogliosamente femmina.
E sulle ragioni del mio profilo tutt’altro che curvy siete convinti che sia proprio la verità a interessarvi?
E’ la reale risposta alla domanda quel che cercate allorché chiediate?
Di occhi ne immagino assai, ora.
Che guardano.
Sempre nell’occhio che ha già visto, d’altra parte, poiché quanti tra voi possono affermare di aver guardato da vicino un orso bianco?
Che poi, dico io, si dovrebbe dire paia d’occhi, con tutta la mia sentita considerazione per gli orbi di questo mondo.
Paia d’occhi che mi figuro adesso nell’ammirar me.
Condividendo e commentando a piacimento.
Sapevo.
Sapevo già da tempo che innanzi alle narrazioni altrui ognuno sceglie la didascalia che preferisce.
Perfino laddove sia già presente, magari per mano di un sopravvaluto individuo come il testimone oculare.
Che poi, dico io, che ci vuole? Si scarabocchia il resto e si scrive accanto quel che ci passi per la cervice.
L’ennesima trovata dell’arguto umano di passaggio.
Come dice il noto detto polare: umano, arguto nel trovar motivo a lui gradito, per poter voltar capoccia spedito.
Sul di passaggio… be’, non ci vuole un orso, anzi, un’orsa bianca per capire che proseguendo sul solco già tracciato il vostro contratto sia decisamente a termine, su questa terra.
E allora, via con il caleidoscopio di soluzioni semplici.
L’orso bianco – rimaniamo nell’abbaglio di genere – è smagrito perché è indisposto.
Oppure è decrepito e non riesce più a procacciarsi il cibo.
Ha perso tutti i denti perché ostinatosi con una pannocchia gigante scongelata… no, questa non va bene, c’entrerebbe di nuovo il riscaldamento climatico.
Mingherlino perché ossessionato da un’enorme costola di balena grigia, ecco.
L’orso è solo a dieta o addirittura l'immagine è stata manipolata col fotoritocco, in realtà l’animale è obeso da far spavento.
Ancora meglio, l’orso bianco è denutrito perché sta celebrando il Ramadan, così riusciamo pure a tirare per l’ennesima volta in ballo gli islamici.
Oppure ci mettiamo che è fuggito dalle grinfie dell’Isis che lo tenevano prigioniero.
Anzi, è un orso bianco, quindi puro, dei nostri, vittima di quei migranti neri e cattivi dei pinguini che si prendono tutto il cibo. E poi dicono che siamo razzisti quando sosteniamo che dobbiamo prima pensare ai nostri orsi bianchi e poi ai clandestini che vengono dal polo sud.
Che poi, dico io, come faranno i pinguini ad attraversare indenni il regno degli umani da polo a polo è davvero un mistero.
Insomma, la madre delle spiegazioni facili e facilitanti è perennemente in stato interessante.
Nondimeno, l’unica prole che conduca all’uscita del labirinto, ovvero una possibile salvezza dall’omicidio climatico, difficilmente vedrà luce.
Nel frattempo la sottoscritta e tanti altri come me fanno quel che possono per sopravvivere.
A voi.
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