Storie di immigrati: La foto del bimbo siriano
Storie e Notizie N. 1256
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Io so una cosa.
So solo quella.
E mi basta.
So che esiste un mondo in cui un bambino di tre anni di nome Aylan viene trovato morto su una spiaggia.
Viene fotografato.
E l’orribile disegno fa il giro di quello stesso mondo.
So che ne esiste un altro dove il bambino non è affatto morto, semplicemente si riposa dopo spensierati tuffi e capriole tra le onde.
Fa il bagno vestito, ma perché aveva fretta di entrare in acqua e perché è un bambino anarchico ed eccentrico.
Come tutti i bambini dovrebbero essere.
In un altro mondo Aylan è svenuto perché ha mangiato poco, ultimamente.
Ma oggi ha mangiato ed è questo ciò che conta.
In un altro ancora il bimbo è ancora morto, ma poi risuscita subito, perché su quel pianeta la fine della vita è uno scherzo della natura.
E’ la vita stessa che non lo è, fortunati loro.
In un altro mondo Aylan non è affatto un bambino ma un robot testato dagli scienziati per vedere cosa un giorno potrebbe accadere se i governi privilegeranno gli interessi economici a discapito dei diritti umani.
Test illuminante, in effetti.
In un mondo siamo tutti pazzi e in preda a continue allucinazioni.
Così ci capita di vedere cose assurde, da una giovane vita deceduta a soli tre anni su una spiaggia a milioni di bambini che rischiano di fare la stessa fine.
In un altro mondo Aylan è solo il personaggio di un film.
Drammatico, ciò è indubbio, pure troppo, e per alleggerire la pellicola al termine di quest’ultima vi è una sequenza dei vari errori compiuti durante le riprese, con il giovanissimo attore in seria difficoltà a smettere di ridere, piagnucolare o fare quel che cappero gli aggradi.
Di fare il bambino, insomma.
In un mondo il bambino sta sognando - questa non poteva mancare - sta sognando noi che guardiamo la sua foto, ma che in realtà siamo addormentati e stiamo facendo un incubo e poi ci svegliamo e ci troviamo tutti fradici su una spiaggia qualsiasi, con gli abiti impregnati di sale e sabbia, confusi, infreddoliti.
E felici.
Perché è stato solo un bellissimo incubo.
In un altro mondo esiste la macchina del tempo e allora si torna tutti indietro fino all’esatto momento in cui è stata fatta la scelta che avrebbe portato alla morte di un bimbo di tre anni su una spiaggia e… e già, nessuno si senta escluso.
In un mondo esiste la magia degli occhi e se una foto la guardiamo in tanti e insieme pensiamo la stessa cosa e soprattutto crediamo alla magia possiamo riscrivere la storia.
Poi però non possiamo fotografarla di nuovo, ma possiamo raccontare come abbiamo rimesso le cose a posto.
Anzi, dobbiamo.
In un altro mondo Aylan sono io.
Solo che nessuno lo sa.
Se sono vivo o morto.
In un altro ancora sei tu che leggi queste parole.
Solo che nessuno lo sa.
Se tra poco morirai.
O meno.
In un mondo che preferisco tra tutti Aylan è vivo e sono morti tutti gli altri.
Ma siccome non gli va di stare da solo inventa noi.
E sono certo che ci dipingerà molto meglio di quel che siamo.
In tutti gli altri mondi.
Io so una cosa.
So solo quella.
Ma mi basta.
So che ci sono infiniti mondi, là fuori.
E sta a noi, tutti noi, decidere in quale vorremo vivere.
In futuro.
Leggi altre storie di immigrati
Io so una cosa.
So solo quella.
E mi basta.
So che esiste un mondo in cui un bambino di tre anni di nome Aylan viene trovato morto su una spiaggia.
Viene fotografato.
E l’orribile disegno fa il giro di quello stesso mondo.
So che ne esiste un altro dove il bambino non è affatto morto, semplicemente si riposa dopo spensierati tuffi e capriole tra le onde.
Fa il bagno vestito, ma perché aveva fretta di entrare in acqua e perché è un bambino anarchico ed eccentrico.
Come tutti i bambini dovrebbero essere.
In un altro mondo Aylan è svenuto perché ha mangiato poco, ultimamente.
Ma oggi ha mangiato ed è questo ciò che conta.
In un altro ancora il bimbo è ancora morto, ma poi risuscita subito, perché su quel pianeta la fine della vita è uno scherzo della natura.
E’ la vita stessa che non lo è, fortunati loro.
In un altro mondo Aylan non è affatto un bambino ma un robot testato dagli scienziati per vedere cosa un giorno potrebbe accadere se i governi privilegeranno gli interessi economici a discapito dei diritti umani.
Test illuminante, in effetti.
In un mondo siamo tutti pazzi e in preda a continue allucinazioni.
Così ci capita di vedere cose assurde, da una giovane vita deceduta a soli tre anni su una spiaggia a milioni di bambini che rischiano di fare la stessa fine.
In un altro mondo Aylan è solo il personaggio di un film.
Drammatico, ciò è indubbio, pure troppo, e per alleggerire la pellicola al termine di quest’ultima vi è una sequenza dei vari errori compiuti durante le riprese, con il giovanissimo attore in seria difficoltà a smettere di ridere, piagnucolare o fare quel che cappero gli aggradi.
Di fare il bambino, insomma.
In un mondo il bambino sta sognando - questa non poteva mancare - sta sognando noi che guardiamo la sua foto, ma che in realtà siamo addormentati e stiamo facendo un incubo e poi ci svegliamo e ci troviamo tutti fradici su una spiaggia qualsiasi, con gli abiti impregnati di sale e sabbia, confusi, infreddoliti.
E felici.
Perché è stato solo un bellissimo incubo.
In un altro mondo esiste la macchina del tempo e allora si torna tutti indietro fino all’esatto momento in cui è stata fatta la scelta che avrebbe portato alla morte di un bimbo di tre anni su una spiaggia e… e già, nessuno si senta escluso.
In un mondo esiste la magia degli occhi e se una foto la guardiamo in tanti e insieme pensiamo la stessa cosa e soprattutto crediamo alla magia possiamo riscrivere la storia.
Poi però non possiamo fotografarla di nuovo, ma possiamo raccontare come abbiamo rimesso le cose a posto.
Anzi, dobbiamo.
In un altro mondo Aylan sono io.
Solo che nessuno lo sa.
Se sono vivo o morto.
In un altro ancora sei tu che leggi queste parole.
Solo che nessuno lo sa.
Se tra poco morirai.
O meno.
In un mondo che preferisco tra tutti Aylan è vivo e sono morti tutti gli altri.
Ma siccome non gli va di stare da solo inventa noi.
E sono certo che ci dipingerà molto meglio di quel che siamo.
In tutti gli altri mondi.
Io so una cosa.
So solo quella.
Ma mi basta.
So che ci sono infiniti mondi, là fuori.
E sta a noi, tutti noi, decidere in quale vorremo vivere.
In futuro.
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