Storie di immigrati: dove c’è luce
Storie e Notizie N. 1247
Un uomo è morto mentre viaggiava a bordo di una navetta merci nel tentativo di arrivare in Gran Bretagna attraverso il tunnel della Manica.
Molti tra noi non ci saranno.
Pochi tra noi l’hanno già letta.
E forse meno l’hanno raccontata.
La storia del migrante nel tunnel.
Uno per tutti.
E tutti per noi.
Come i moschettieri della sopravvivenza, che con una spada di cartone per difendersi dal freddo e dall’indifferenza dei simili, si lanciano nel vuoto con indomabile coraggio per salvare la sola regina degna di questo nome e i suoi inestimabili gioielli.
Leggi pure come una compagna e un numero imprecisato di figli.
Rimasti indietro, da qualche parte.
Il buio è impenetrabile, per occhi avidi e speranze non meno assetate.
La stanchezza ha un peso indecifrabile.
E le possibilità di un esito favorevole sono illeggibili, per quanto scarse.
Ma non è forse questo l’eroe a cui spetti la migliore attenzione?
Non è forse per gente così che ci si dovrebbe alzare in piedi?
E non è questo il caso di sforzarsi di arrivare alla fine?
Della storia, già.
Perché questo racconto ha una fine e coincide con la morte.
Del tunnel.
Non del protagonista.
Altrimenti, perché dovresti aspettare il sequel?
Se poi tirano fuori un altro e lo piazzano sui manifesti non è la stessa cosa, dai.
Come raccontare di un disgraziato che muoia nascosto dentro un camion solo per raggiungere una terra che, molto probabilmente, si dimostrerà perfino più inospitale del camion stesso e pretendere di convincerci che sia un biondino con gli occhi azzurri, con le sopracciglia ad ali di gabbiano e una t-shirt all’ultima moda.
No, qui non si faranno errori così grossolani.
Stavolta staremo attenti.
Il migrante entra nel tunnel senza battere ciglio.
Gli basta pensare, anche solo per una frazione di secondo, per chi sta rischiando tutto.
Coloro che sono rimasti indietro, è vero.
Ma la loro serenità è scritta lì davanti, come un tatuaggio di nuvole indelebili su un cielo finalmente giusto.
Per tutti.
L’uomo attraversa il tunnel.
Sprezzante del periglio e sicuro della vittoria.
Così arriva alla fine.
In tanti tra noi non ci saranno.
Davvero pochi di noi l’hanno già visto.
E forse in molti meno l’hanno narrato.
Il giorno in cui il migrante uscirà dal buio.
E arriverà lì.
Dove c’è luce…
Leggi altre storie sui diritti umani.
Guarda video sulla vita.
Un uomo è morto mentre viaggiava a bordo di una navetta merci nel tentativo di arrivare in Gran Bretagna attraverso il tunnel della Manica.
Molti tra noi non ci saranno.
Pochi tra noi l’hanno già letta.
E forse meno l’hanno raccontata.
La storia del migrante nel tunnel.
Uno per tutti.
E tutti per noi.
Come i moschettieri della sopravvivenza, che con una spada di cartone per difendersi dal freddo e dall’indifferenza dei simili, si lanciano nel vuoto con indomabile coraggio per salvare la sola regina degna di questo nome e i suoi inestimabili gioielli.
Leggi pure come una compagna e un numero imprecisato di figli.
Rimasti indietro, da qualche parte.
Il buio è impenetrabile, per occhi avidi e speranze non meno assetate.
La stanchezza ha un peso indecifrabile.
E le possibilità di un esito favorevole sono illeggibili, per quanto scarse.
Ma non è forse questo l’eroe a cui spetti la migliore attenzione?
Non è forse per gente così che ci si dovrebbe alzare in piedi?
E non è questo il caso di sforzarsi di arrivare alla fine?
Della storia, già.
Perché questo racconto ha una fine e coincide con la morte.
Del tunnel.
Non del protagonista.
Altrimenti, perché dovresti aspettare il sequel?
Se poi tirano fuori un altro e lo piazzano sui manifesti non è la stessa cosa, dai.
Come raccontare di un disgraziato che muoia nascosto dentro un camion solo per raggiungere una terra che, molto probabilmente, si dimostrerà perfino più inospitale del camion stesso e pretendere di convincerci che sia un biondino con gli occhi azzurri, con le sopracciglia ad ali di gabbiano e una t-shirt all’ultima moda.
No, qui non si faranno errori così grossolani.
Stavolta staremo attenti.
Il migrante entra nel tunnel senza battere ciglio.
Gli basta pensare, anche solo per una frazione di secondo, per chi sta rischiando tutto.
Coloro che sono rimasti indietro, è vero.
Ma la loro serenità è scritta lì davanti, come un tatuaggio di nuvole indelebili su un cielo finalmente giusto.
Per tutti.
L’uomo attraversa il tunnel.
Sprezzante del periglio e sicuro della vittoria.
Così arriva alla fine.
In tanti tra noi non ci saranno.
Davvero pochi di noi l’hanno già visto.
E forse in molti meno l’hanno narrato.
Il giorno in cui il migrante uscirà dal buio.
E arriverà lì.
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