Strage Charleston reato d’odio: tutte le volte
Storie e Notizie N. 1239
Riguardo alla strage nella chiesa di Charleston, nel South Carolina, Stati uniti, dove hanno perso la vita nove persone ad opera di un giovane che dai media viene definito bianco, il capo della polizia dichiara che non ci sia alcun dubbio che si tratti di reato d’odio.
Non conta la religione dell’assassino, se sia cattolico piuttosto che buddista.
Non importa se sia un cittadino con tutti i crismi, un immigrato regolare o un clandestino.
Non è rilevante neppure se in qualche modo c’entri l’Isis o Al Qaida.
E non voglio pensare che sia perché stiamo parlando di un 'bianco'.
Ciò che mi incuriosisce è la natura del reato…
C’era una volta il reato d’odio.
Tutte le volte.
Soprattutto le altre.
Quando chiudi il cervello, se davvero ne hai uno, e apri i rubinetti di una putrida pancia, vomitando deliri e ottusità insultando popolazioni intere, sentimenti, tradizioni e vite.
Vite che leggono e soffrono, più o meno in silenzio.
Tutte le volte, davvero tutte.
Più che mai le altre.
Laddove, grazie al presunto calore di tuoi pari, senti moltiplicare dentro di te l’ardire a fronte di una viltà che rimarrà sempre gigantesca, e fissi il tuo sguardo sulla prima esistenza a portata di rancore.
Basta che sia sola.
Basta che sia vulnerabile.
Basta che ce ne sia almeno una.
Tutte le volte, proprio tutte.
A cominciare dalle altre.
Allorché ti volti dal lato rigorosamente morbido, serri labbra e anima con la stessa pavida fretta, e malgrado tu sappia perfettamente dove verità, giustizia e umanità fioriscano, ti unisci alla danza del silenzio.
Perché altrimenti avremmo ottenuto percentuali da prefisso telefonico.
Perché altrimenti perderemmo iscritti e mi piace.
Perché altrimenti non saremmo più così tanti.
Davanti.
E dietro.
Tutte le volte, tutte, sì.
Senza trascurare le altre.
Dove sei convinto di trovarti tra le file dei buoni, senza però curarti di quale sia l’effettiva destinazione delle tue parole, dei tuoi gesti e delle tue occhiate.
Se solo avessimo la chance di seguirle sino alla meta più fragile.
Se solo avessimo la possibilità di essere quella fragile meta.
E se solo avessimo l’occasione di tornare noi stessi e rimediare.
C’era una volta il reato d’odio.
Ma tutte le volte, consideriamole tutte.
E, in una di esse, iniziamo a pensare molto attentamente.
Prima di dire o fare qualsiasi cosa…
Leggi altre storie sulla diversità.
Riguardo alla strage nella chiesa di Charleston, nel South Carolina, Stati uniti, dove hanno perso la vita nove persone ad opera di un giovane che dai media viene definito bianco, il capo della polizia dichiara che non ci sia alcun dubbio che si tratti di reato d’odio.
Non conta la religione dell’assassino, se sia cattolico piuttosto che buddista.
Non importa se sia un cittadino con tutti i crismi, un immigrato regolare o un clandestino.
Non è rilevante neppure se in qualche modo c’entri l’Isis o Al Qaida.
E non voglio pensare che sia perché stiamo parlando di un 'bianco'.
Ciò che mi incuriosisce è la natura del reato…
C’era una volta il reato d’odio.
Tutte le volte.
Soprattutto le altre.
Quando chiudi il cervello, se davvero ne hai uno, e apri i rubinetti di una putrida pancia, vomitando deliri e ottusità insultando popolazioni intere, sentimenti, tradizioni e vite.
Vite che leggono e soffrono, più o meno in silenzio.
Tutte le volte, davvero tutte.
Più che mai le altre.
Laddove, grazie al presunto calore di tuoi pari, senti moltiplicare dentro di te l’ardire a fronte di una viltà che rimarrà sempre gigantesca, e fissi il tuo sguardo sulla prima esistenza a portata di rancore.
Basta che sia sola.
Basta che sia vulnerabile.
Basta che ce ne sia almeno una.
Tutte le volte, proprio tutte.
A cominciare dalle altre.
Allorché ti volti dal lato rigorosamente morbido, serri labbra e anima con la stessa pavida fretta, e malgrado tu sappia perfettamente dove verità, giustizia e umanità fioriscano, ti unisci alla danza del silenzio.
Perché altrimenti avremmo ottenuto percentuali da prefisso telefonico.
Perché altrimenti perderemmo iscritti e mi piace.
Perché altrimenti non saremmo più così tanti.
Davanti.
E dietro.
Tutte le volte, tutte, sì.
Senza trascurare le altre.
Dove sei convinto di trovarti tra le file dei buoni, senza però curarti di quale sia l’effettiva destinazione delle tue parole, dei tuoi gesti e delle tue occhiate.
Se solo avessimo la chance di seguirle sino alla meta più fragile.
Se solo avessimo la possibilità di essere quella fragile meta.
E se solo avessimo l’occasione di tornare noi stessi e rimediare.
C’era una volta il reato d’odio.
Ma tutte le volte, consideriamole tutte.
E, in una di esse, iniziamo a pensare molto attentamente.
Prima di dire o fare qualsiasi cosa…
Leggi altre storie sulla diversità.
Visita le pagine dedicate ai libri:
(Libri sulla diversità, libri sul razzismo, libri sulla diversità per ragazzi e bambini, libri sul razzismo per ragazzi e bambini)