Storie di guerra: Centenario prima guerra mondiale Italia
Storie e Notizie N. 1228
C’era una volta, cent’anni addietro, un mago.
Un beffardo e abile mago.
E’ il tempo, dicevano, guardate che è il tempo.
Per alcuni il trascorrere del tempo è magia.
Buona o malvagia che sia, dipende ogni volta dal pubblico.
Perché la magia è nelle intenzioni, nessuna novità, ma la luce dell’inganno brillerà sempre negli occhi di guarda.
Il 24 maggio del 1915 il mago beffardo e abile, che alcuni sostenevano essere il tempo, prese la propria bacchetta con una mano e con l’altra afferrò la prima parola che di lì transitasse.
Follia, scelse a caso.
Davvero, fu proprio una mera accidentalità che proprio siffatta parola fu invitata in scena.
Perché si dovrebbe essere proprio perdutamente dissennati per sceglierla con nitida consapevolezza.
La follia.
L’uomo agitò la magica arma di distrazione di massa e diede un colpo netto alla parola.
Alle lettere, certo.
Alla fonetica e alla semantica del lemma in questione, vennero tirati in ballo pure i sinonimi, dalla più comune pazzia alla meno nota insania, così come i verbi costruiti intorno ad esso, da folleggiare ad ammattire, per poi tornar di nuovo alla parola iniziale.
Follia.
E fu proprio questo il prodigio del mago e di tutti gli illusionisti di questa terra, di professione o meno.
Soprattutto meno.
La parola era rimasta intatta.
Ma da quell’istante il pubblico dagli occhi capienti e l’immaginazione debole iniziarono a leggere altro.
Orgoglio ed eroismo, patria e onore, dovere e valore, vittoria e già, morte, sì.
Perché il più delle volte le illusioni migliori sono talmente ciniche da mostrare briciole di vero nel fasullo calderone.
Trovando nell’inaspettata ingannevole alleanza la messa in scena perfetta.
Morire da eroi, morire per la patria, morire con onore e così via inneggiando.
Fino al termine dello spettacolo.
Ancora una volta per un decesso.
La morte del mago.
Dicono fosse il tempo, in realtà, alcuni ancora affermano che il mago non fosse altri che il tempo travestito.
Ma se fosse stato il tempo, be’, allora il tempo non muore mai davvero.
Un secondo dopo, ma che dico, anche un giorno più tardi, un mese, perfino un anno, guarda, prendi pure cento anni, il tempo riappare dal nulla e tutto ricomincia.
Come una magia.
Di un mago.
Esistono alcuni persuasi che il tempo sia un mago, particolarmente abile e beffardo.
Con la faccia così tosta da afferrare una parola smascherata più volte nell’arco di un secolo per quello che è e sempre sarà.
Follia.
Per poi salire sul palco, prendere la bacchetta e colpire la parola con un colpo secco.
A lettere e suoni, certo, ma anche a tutte le terrificanti narrazioni che la seguono come un’ombra schiava di se stessa.
E che magia sia di nuovo.
Con gli astanti convinti di vedere altro che altro non è, ma la solita vecchia illusione.
Eroismo e orgoglio, onore e patria, valore e dovere, vittoria anche se di sconfitta si trattò e già, morte, naturalmente.
Purché la sadica accoppiata funzioni ancora.
Che si vinca o meno, morire con onore, morire da eroi, morire per la patria e così via delirando.
Ecco il tempo, mormorano alcuni.
Un mago capace di rendere la follia non solo accettabile.
Ma perfino qualcosa da celebrare…
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C’era una volta, cent’anni addietro, un mago.
Un beffardo e abile mago.
E’ il tempo, dicevano, guardate che è il tempo.
Per alcuni il trascorrere del tempo è magia.
Buona o malvagia che sia, dipende ogni volta dal pubblico.
Perché la magia è nelle intenzioni, nessuna novità, ma la luce dell’inganno brillerà sempre negli occhi di guarda.
Il 24 maggio del 1915 il mago beffardo e abile, che alcuni sostenevano essere il tempo, prese la propria bacchetta con una mano e con l’altra afferrò la prima parola che di lì transitasse.
Follia, scelse a caso.
Davvero, fu proprio una mera accidentalità che proprio siffatta parola fu invitata in scena.
Perché si dovrebbe essere proprio perdutamente dissennati per sceglierla con nitida consapevolezza.
La follia.
L’uomo agitò la magica arma di distrazione di massa e diede un colpo netto alla parola.
Alle lettere, certo.
Alla fonetica e alla semantica del lemma in questione, vennero tirati in ballo pure i sinonimi, dalla più comune pazzia alla meno nota insania, così come i verbi costruiti intorno ad esso, da folleggiare ad ammattire, per poi tornar di nuovo alla parola iniziale.
Follia.
E fu proprio questo il prodigio del mago e di tutti gli illusionisti di questa terra, di professione o meno.
Soprattutto meno.
La parola era rimasta intatta.
Ma da quell’istante il pubblico dagli occhi capienti e l’immaginazione debole iniziarono a leggere altro.
Orgoglio ed eroismo, patria e onore, dovere e valore, vittoria e già, morte, sì.
Perché il più delle volte le illusioni migliori sono talmente ciniche da mostrare briciole di vero nel fasullo calderone.
Trovando nell’inaspettata ingannevole alleanza la messa in scena perfetta.
Morire da eroi, morire per la patria, morire con onore e così via inneggiando.
Fino al termine dello spettacolo.
Ancora una volta per un decesso.
La morte del mago.
Dicono fosse il tempo, in realtà, alcuni ancora affermano che il mago non fosse altri che il tempo travestito.
Ma se fosse stato il tempo, be’, allora il tempo non muore mai davvero.
Un secondo dopo, ma che dico, anche un giorno più tardi, un mese, perfino un anno, guarda, prendi pure cento anni, il tempo riappare dal nulla e tutto ricomincia.
Come una magia.
Di un mago.
Esistono alcuni persuasi che il tempo sia un mago, particolarmente abile e beffardo.
Con la faccia così tosta da afferrare una parola smascherata più volte nell’arco di un secolo per quello che è e sempre sarà.
Follia.
Per poi salire sul palco, prendere la bacchetta e colpire la parola con un colpo secco.
A lettere e suoni, certo, ma anche a tutte le terrificanti narrazioni che la seguono come un’ombra schiava di se stessa.
E che magia sia di nuovo.
Con gli astanti convinti di vedere altro che altro non è, ma la solita vecchia illusione.
Eroismo e orgoglio, onore e patria, valore e dovere, vittoria anche se di sconfitta si trattò e già, morte, naturalmente.
Purché la sadica accoppiata funzioni ancora.
Che si vinca o meno, morire con onore, morire da eroi, morire per la patria e così via delirando.
Ecco il tempo, mormorano alcuni.
Un mago capace di rendere la follia non solo accettabile.
Ma perfino qualcosa da celebrare…
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