Storie sulla pena di morte: storia di un incubo
Storie e Notizie N. 1201
Pare che a causa della difficoltà di reperimento dell’anestetico pentobarbital le prossime esecuzioni capitali in Texas e altri stati americani siano a rischio.
Un vero incubo per i sostenitori della pena di morte…
C’era una volta un senatore.
Un senatore del Texas, così rimaniamo nei pressi.
Della verità, o forse della notizia.
Tutt’altro che sinonimi.
Chiameremo il senatore Mister White.
Così, giusto per rammentarci il numero di Blacks che al contempo affollano il braccio della morte nella terra delle opportunità.
Quella notte il nostro si svegliò di soprassalto, urlando a squarciagola madido di sudore.
Seduto sul letto, guardò le mani sul cuscino rattrappito e pianse.
Di sollievo pianse.
Un incubo.
Capita anche ai senatori, che si chiamino o meno Mister White.
L’inquietante racconto dell’inconscio era iniziato in sordina, con un prologo banale.
L’uomo si era ritrovato in una scena arcinota.
Microfono ad un soffio delle labbra e platea attenta e silenziosa.
Non sia mai il contrario, allorché il senatore andasse in scena.
Solite parole di usuali discorsi da semina pre voto.
Il detenuto deve pagare per le sue malefatte, l’iniezione letale funziona, lo dicono le statistiche, i bravi cittadini hanno diritto alla sicurezza… e così via declamando.
Finché Mister Grey, il fedele pesce pilota inseparabile dal predatore di turno non aveva attirato la sua attenzione da dietro le quinte.
“Cosa vuoi, pezzo di idiota?” aveva berciato White godendo della propria bastardaggine perfino in un sogno, “non vedi che sto parlando alla folla?”
“Sì, lo vedo, ma non possiamo procedere con l’esecuzione di Mister Brown.”
“Perché diamine?”
“Perché sono finiti gli anestetici.”
“Ma vi devo spiegare tutto? Tramortitelo con una botta in testa prima dell’iniezione.”
“Ecco, il fatto è che sono finiti anche i farmaci letali…”
“E allora? Qui mi gioco la poltrona, imbecille. Usate l’arsenico o il cianuro, quello che trovate.”
“Magari, il problema è che sono finite anche le siringhe, le ha trafugate un’organizzazione sovversiva di scolaretti nemici dell’ago, pare si facciano chiamare i Difensori della tenera chiappa o i Vendicatori del sacro culetto, adesso non ricordo.”
“Dannati mocciosi… che mi dici della sedia elettrica?”
“Inutile, capo, pare che ormai non funzionino più. Gli scienziati la definiscono la sindrome della torpedine ed è particolarmente diffusa nei quartieri poveri e abbandonati dallo stato.”
“Cosa vuoi dire con questo, razza di cretino? Che laddove ci sia povertà e degrado è più facile che si finisca in galera? E hai ragione, stavolta, ma è una cosa giusta, così facciamo un po’ di pulizia liberandoci delle esistenze inutili, è la selezione natural…”
In quel mentre il senatore si era accorto di un particolare che iniziava a trasformare il sogno in incubo: il microfono era rimasto acceso per tutto il tempo.
Così, con le spalle al muro sotto gli sguardi sgranati dei presenti, White aveva preso l’unica direzione possibile, quella che conduceva alla fine.
“Mister Brown deve morire”, aveva esclamato con ardore, “deve rispondere di quel che ha fatto, lo dice la legge, avrebbe dovuto pensarci prima di compiere i suoi crimini verso lo stato, verso di noi. Occhio per occhio, questo dice il libro, l’uomo ha colpito me ed io colpirò lui…”
“Così sia, senatore”, aveva colto la palla al balzo Mister Grey spingendo sul palco un lettino con le rotelle, “ecco Mister Brown.”
“C-Che cosa dovrei fare?” aveva farfugliato il senatore pallido in volto.
“Fare giustizia”, aveva risposto l’altro.
E un assordante coro da stadio si era levato dalla folla: “A morte, a morte, a morte il condannato.”
Come in trance, una sorta di fantoccio voodoo assassino, White aveva portato le mani al collo di un inerme Brown, il quale lo fissava con occhi inespressivi.
E aveva iniziato a stringere.
Aveva stretto, ancora, e ancora.
Finché si era svegliato e aveva visto il cuscino al posto della testa della vittima.
“Che succede, caro?” chiese la signora White.
“Niente”, rispose lui sforzandosi di ricacciare le lacrime negli occhi, “solo un incubo.”
Solo un maledetto, terribile e disumano incubo, uccidere una persona a sangue freddo.
Fortuna che io sono solo quello che parla, pensò il senatore prima di rimettersi a dormire.
Altrimenti, tanto per raccontarne un’altra, ve li immaginate sotto le bombe tutti coloro che hanno lodato gli interventi militari nelle guerre di questo mondo?
Compra il mio ultimo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore
Pare che a causa della difficoltà di reperimento dell’anestetico pentobarbital le prossime esecuzioni capitali in Texas e altri stati americani siano a rischio.
Un vero incubo per i sostenitori della pena di morte…
C’era una volta un senatore.
Della verità, o forse della notizia.
Tutt’altro che sinonimi.
Chiameremo il senatore Mister White.
Così, giusto per rammentarci il numero di Blacks che al contempo affollano il braccio della morte nella terra delle opportunità.
Quella notte il nostro si svegliò di soprassalto, urlando a squarciagola madido di sudore.
Seduto sul letto, guardò le mani sul cuscino rattrappito e pianse.
Di sollievo pianse.
Un incubo.
Capita anche ai senatori, che si chiamino o meno Mister White.
L’inquietante racconto dell’inconscio era iniziato in sordina, con un prologo banale.
L’uomo si era ritrovato in una scena arcinota.
Microfono ad un soffio delle labbra e platea attenta e silenziosa.
Non sia mai il contrario, allorché il senatore andasse in scena.
Solite parole di usuali discorsi da semina pre voto.
Il detenuto deve pagare per le sue malefatte, l’iniezione letale funziona, lo dicono le statistiche, i bravi cittadini hanno diritto alla sicurezza… e così via declamando.
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“Cosa vuoi, pezzo di idiota?” aveva berciato White godendo della propria bastardaggine perfino in un sogno, “non vedi che sto parlando alla folla?”
“Sì, lo vedo, ma non possiamo procedere con l’esecuzione di Mister Brown.”
“Perché diamine?”
“Perché sono finiti gli anestetici.”
“Ma vi devo spiegare tutto? Tramortitelo con una botta in testa prima dell’iniezione.”
“Ecco, il fatto è che sono finiti anche i farmaci letali…”
“E allora? Qui mi gioco la poltrona, imbecille. Usate l’arsenico o il cianuro, quello che trovate.”
“Magari, il problema è che sono finite anche le siringhe, le ha trafugate un’organizzazione sovversiva di scolaretti nemici dell’ago, pare si facciano chiamare i Difensori della tenera chiappa o i Vendicatori del sacro culetto, adesso non ricordo.”
“Dannati mocciosi… che mi dici della sedia elettrica?”
“Inutile, capo, pare che ormai non funzionino più. Gli scienziati la definiscono la sindrome della torpedine ed è particolarmente diffusa nei quartieri poveri e abbandonati dallo stato.”
“Cosa vuoi dire con questo, razza di cretino? Che laddove ci sia povertà e degrado è più facile che si finisca in galera? E hai ragione, stavolta, ma è una cosa giusta, così facciamo un po’ di pulizia liberandoci delle esistenze inutili, è la selezione natural…”
In quel mentre il senatore si era accorto di un particolare che iniziava a trasformare il sogno in incubo: il microfono era rimasto acceso per tutto il tempo.
Così, con le spalle al muro sotto gli sguardi sgranati dei presenti, White aveva preso l’unica direzione possibile, quella che conduceva alla fine.
“Mister Brown deve morire”, aveva esclamato con ardore, “deve rispondere di quel che ha fatto, lo dice la legge, avrebbe dovuto pensarci prima di compiere i suoi crimini verso lo stato, verso di noi. Occhio per occhio, questo dice il libro, l’uomo ha colpito me ed io colpirò lui…”
“Così sia, senatore”, aveva colto la palla al balzo Mister Grey spingendo sul palco un lettino con le rotelle, “ecco Mister Brown.”
“C-Che cosa dovrei fare?” aveva farfugliato il senatore pallido in volto.
“Fare giustizia”, aveva risposto l’altro.
E un assordante coro da stadio si era levato dalla folla: “A morte, a morte, a morte il condannato.”
Come in trance, una sorta di fantoccio voodoo assassino, White aveva portato le mani al collo di un inerme Brown, il quale lo fissava con occhi inespressivi.
E aveva iniziato a stringere.
Aveva stretto, ancora, e ancora.
Finché si era svegliato e aveva visto il cuscino al posto della testa della vittima.
“Che succede, caro?” chiese la signora White.
“Niente”, rispose lui sforzandosi di ricacciare le lacrime negli occhi, “solo un incubo.”
Solo un maledetto, terribile e disumano incubo, uccidere una persona a sangue freddo.
Fortuna che io sono solo quello che parla, pensò il senatore prima di rimettersi a dormire.
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