Storie di razzismo: Tre studenti musulmani uccisi nel silenzio
Storie e Notizie N. 1190
A Chapel Hill, negli USA, Craig Stephen Hicks ha sparato e ucciso Yusor Mohammad, 21 anni, Razan Mohammad Abu-Salha, 19 anni, e il marito della più grande, Deah Barakat, 23 anni, studenti della University of North Carolina.
Tutti e tre di religione islamica…
Nel silenzio.
Uomo spara e uccide tre giovani.
Due ragazze e un ragazzo nel cosiddetto fiore degli anni.
Tre studenti musulmani.
Musulmani.
Un aggettivo, è così, una parola.
Consonanti e vocali, lettere e suoni.
E altrettante parole soffiano sul fuoco.
La religione non c’entra, dicono.
Non fate confronti, minacciano.
Perché non reggono, sostengono.
E’ l’opera di un pazzo, sono sicuri.
E’ un incidente isolato, spiegano convinti.
Magari è stato provocato, ardiscono addirittura.
No, la religione non c’entra, ripetono.
E’ che la violenza umana non ha limiti, osservano.
Non fate paragoni, auspicano.
Perché quella è tutta un’altra storia, ribadiscono.
E’ l’atto di un malato di mente, chiariscono.
E’ cosa comune nella società violenta, affermano.
Non ci sono state rivendicazioni, ricordano.
Non c’entra la religione, sottolineano di nuovo.
Non fate accostamenti, chiedono.
Perché la similitudine non vale, esclamano.
L’uomo non stava bene, sintetizzano.
E’ la violenza che è ormai parte della vita quotidiana, riflettono.
Stiamo perdendo la percezione di quel che ci renda umani, approfondiscono.
E molti tra coloro che leggono il racconto scritto col sangue ancora caldo non ne riconoscono più il calore, declamano.
No e poi no, strillano.
Le religioni non c’entrano, sentenziano.
Non azzardate analogie, intimano.
Perché ogni parallelismo non ha basi fondate, assicurano.
Solo una mente vacillante potrebbe compiere tale delitto, giurano.
Uccidiamo con tale facilità perché non abbiamo ancora compreso il valore della vita, asseriscono.
Quello che conta ora è il dolore di chi resta, commentano.
Nel silenzio.
Nel silenzio la sola realtà degna di questo nome traspare, entrata in scena per caso sullo schermo capovolto del dio degli altri.
Le religioni non c’entrano.
Già.
Sai? Non c’entrano mai.
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A Chapel Hill, negli USA, Craig Stephen Hicks ha sparato e ucciso Yusor Mohammad, 21 anni, Razan Mohammad Abu-Salha, 19 anni, e il marito della più grande, Deah Barakat, 23 anni, studenti della University of North Carolina.
Tutti e tre di religione islamica…
Nel silenzio.
Uomo spara e uccide tre giovani.
Due ragazze e un ragazzo nel cosiddetto fiore degli anni.
Tre studenti musulmani.
Musulmani.
Un aggettivo, è così, una parola.
Consonanti e vocali, lettere e suoni.
E altrettante parole soffiano sul fuoco.
La religione non c’entra, dicono.
Non fate confronti, minacciano.
Perché non reggono, sostengono.
E’ l’opera di un pazzo, sono sicuri.
E’ un incidente isolato, spiegano convinti.
Magari è stato provocato, ardiscono addirittura.
No, la religione non c’entra, ripetono.
E’ che la violenza umana non ha limiti, osservano.
Non fate paragoni, auspicano.
Perché quella è tutta un’altra storia, ribadiscono.
E’ l’atto di un malato di mente, chiariscono.
E’ cosa comune nella società violenta, affermano.
Non ci sono state rivendicazioni, ricordano.
Non c’entra la religione, sottolineano di nuovo.
Non fate accostamenti, chiedono.
Perché la similitudine non vale, esclamano.
L’uomo non stava bene, sintetizzano.
E’ la violenza che è ormai parte della vita quotidiana, riflettono.
Stiamo perdendo la percezione di quel che ci renda umani, approfondiscono.
E molti tra coloro che leggono il racconto scritto col sangue ancora caldo non ne riconoscono più il calore, declamano.
No e poi no, strillano.
Le religioni non c’entrano, sentenziano.
Non azzardate analogie, intimano.
Perché ogni parallelismo non ha basi fondate, assicurano.
Solo una mente vacillante potrebbe compiere tale delitto, giurano.
Uccidiamo con tale facilità perché non abbiamo ancora compreso il valore della vita, asseriscono.
Quello che conta ora è il dolore di chi resta, commentano.
Nel silenzio.
Nel silenzio la sola realtà degna di questo nome traspare, entrata in scena per caso sullo schermo capovolto del dio degli altri.
Le religioni non c’entrano.
Già.
Sai? Non c’entrano mai.
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