Il dono della diversità e Roba da bambini su L'Ateo
Due libri di brevi racconti, il primo rivolto a tutti, il secondo ai bambini (ma piacerà anche ai grandi). L'autore ha una peculiare abilità: trasforma storie vere — piccole e grandi, dai fatti di cronaca alle notizie di guerra — in racconti.
Gli ingredienti per ottenere questa straordinaria alchimia sono la fantasia e soprattutto la capacità di superare con grande agilità e leggerezza il muro dei luoghi comuni. Con un salto o una capriola - come suggerisce l'efficace copertina de II dono della diversità, realizzata da Massimo Massimiliani - si può volare oltre gli stereotipi odiosi, i freddi dati quantitativi, i commenti scontati.
Qualche esempio. Il racconto Cento motivi per non morire inizia con la notizia ANSA dell'I l maggio 2009 "nello Sri Lanka duemila civili sono stati assassinati dall'esercito, nell'ambito della repressione dei ribelli Tamil, di cui cento bambini". Ghebreigziabiher immagina che ogni bambino dica il motivo per cui non vuole morire: "perché so fare le smorfie meglio di tutti i miei fratelli". "perché domani è il mio compleanno", "perché sabato andrò al cinema", "perché sono bella"... e cosi via.
Come scrive Daniele Barbieri nella Prefazione a Il dono della diversità, è "una fantasia, certo, ma in questo modo possiamo sapere qualcosa di loro, diventano più vicini a noi invece di restare i numeri freddi di una terrificante statistica". Un altro esempio, fulminante: "Secondo il resoconto del censimento dell'ISTAT, relativo all'anno 2011, in scala possiamo dire che l'Italia è come un paese di circa 60 abitanti. Tra di essi 29 sono uomini, le femmine sono più numerose, 31, e appena 4 sono cittadini stranieri. Ma allora, perché nel nostro paese al potere ci sono solo maschi e la colpa di tutto quello che non va è sempre degli immigrati?
Entrambi i libri vogliono mostrare che la diversità non è un limite ma una risorsa che deve essere celebrata "ogni giorno. ora, attimo della nostra vita come un regalo . Un regalo da conquistare, un naturale presente che non è mai dovuto, un dono che non finiamo mai di scartarne la confezione, fortunatamente".
In Il dono della diversità la differenza è quella di provenienza e cultura - quella differenza il cui rifiuto genera il razzismo. un razzismo che spesso anziché combattuto viene alimentato (segnalo le considerazioni in tal senso contenute nello scritto - che non è propriamente un racconto - Giornali e razzismo: ecco come lo alimentano). In Roba da bambini - dove incontriamo il bambino "nato senza gambe e un braccio: ma che braccio!", "la bambina che non cresceva mai", la bambina detta "lei che balla" vittima di una mina e altri personaggi protagonisti di storie vere - la differenza è piuttosto quella legata alla disabilità.
Le scatole dei luoghi comuni chiudono e non lasciano intravedere, "un'infinità di roba. Anche quella che tutto dovrebbe essere tranne ciò con cui viene additata. Con supponente superficialità. Roba da bambini. Se la conoscessimo appieno, forse, quel tempo che occorre per prestarle occhi e orecchi sarebbe un dovere. E addirittura un piacere".
Maria Turchetto su L'Ateo N. 6/2014
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Gli ingredienti per ottenere questa straordinaria alchimia sono la fantasia e soprattutto la capacità di superare con grande agilità e leggerezza il muro dei luoghi comuni. Con un salto o una capriola - come suggerisce l'efficace copertina de II dono della diversità, realizzata da Massimo Massimiliani - si può volare oltre gli stereotipi odiosi, i freddi dati quantitativi, i commenti scontati.
Qualche esempio. Il racconto Cento motivi per non morire inizia con la notizia ANSA dell'I l maggio 2009 "nello Sri Lanka duemila civili sono stati assassinati dall'esercito, nell'ambito della repressione dei ribelli Tamil, di cui cento bambini". Ghebreigziabiher immagina che ogni bambino dica il motivo per cui non vuole morire: "perché so fare le smorfie meglio di tutti i miei fratelli". "perché domani è il mio compleanno", "perché sabato andrò al cinema", "perché sono bella"... e cosi via.
Come scrive Daniele Barbieri nella Prefazione a Il dono della diversità, è "una fantasia, certo, ma in questo modo possiamo sapere qualcosa di loro, diventano più vicini a noi invece di restare i numeri freddi di una terrificante statistica". Un altro esempio, fulminante: "Secondo il resoconto del censimento dell'ISTAT, relativo all'anno 2011, in scala possiamo dire che l'Italia è come un paese di circa 60 abitanti. Tra di essi 29 sono uomini, le femmine sono più numerose, 31, e appena 4 sono cittadini stranieri. Ma allora, perché nel nostro paese al potere ci sono solo maschi e la colpa di tutto quello che non va è sempre degli immigrati?
Entrambi i libri vogliono mostrare che la diversità non è un limite ma una risorsa che deve essere celebrata "ogni giorno. ora, attimo della nostra vita come un regalo . Un regalo da conquistare, un naturale presente che non è mai dovuto, un dono che non finiamo mai di scartarne la confezione, fortunatamente".
In Il dono della diversità la differenza è quella di provenienza e cultura - quella differenza il cui rifiuto genera il razzismo. un razzismo che spesso anziché combattuto viene alimentato (segnalo le considerazioni in tal senso contenute nello scritto - che non è propriamente un racconto - Giornali e razzismo: ecco come lo alimentano). In Roba da bambini - dove incontriamo il bambino "nato senza gambe e un braccio: ma che braccio!", "la bambina che non cresceva mai", la bambina detta "lei che balla" vittima di una mina e altri personaggi protagonisti di storie vere - la differenza è piuttosto quella legata alla disabilità.
Le scatole dei luoghi comuni chiudono e non lasciano intravedere, "un'infinità di roba. Anche quella che tutto dovrebbe essere tranne ciò con cui viene additata. Con supponente superficialità. Roba da bambini. Se la conoscessimo appieno, forse, quel tempo che occorre per prestarle occhi e orecchi sarebbe un dovere. E addirittura un piacere".
Maria Turchetto su L'Ateo N. 6/2014
Compra Roba da bambini e Il dono della diversità, Tempesta Editore
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