Crollo soffitto scuola video: là dove si impara
Storie e Notizie N. 1192
Accade, e non è la prima volta, che le pareti di una scuola nostrana perdano pezzi.
Stavolta è toccato all’Istituto alberghiero De Cecco, a Pescara, dove due giovani studenti ne hanno pagato le spese riportando seppur lievi contusioni.
Nondimeno, come lo spettacolo, le lezioni devono andare avanti…
C’era una volta un paese.
Un paese a forma di calzatura.
Non necessariamente uno stivale, ecco.
Vi sono anche mocassini, scarpe col tacco e da ginnastica.
Perfino gli scarponi da sci, insomma.
Così rimaniamo sul vago, o presunto tale, che è la cosa migliore.
Nel paese a forma di calzatura, non per forza uno stivale, c’era una scuola.
Nella scuola c’era una classe.
Nella classe c’era il solito.
Maestra e studenti, banchi e sedie, cattedra e lavagna, gessetti e cancellino.
In breve, il tutto secondo copione.
Fin qui.
Così ci togliamo subito di torno lo scontato, affinché i lettori più impazienti non fuggano ancora prima di iniziare.
Il conto delle meraviglie.
Nella classe della scuola nel paese a forma di calzatura, uno stivale ma anche no, le lezioni non erano affatto facili.
E non perché la maestra fosse incapace.
Guarda, immaginati pure la docente dell’anno, per capirci.
E non perché gli alunni fossero affetti da bullite acuta o peggio.
Senti, tagliamo la testa al preside: prendi un manipolo di discepoli modello e piazzali ai banchi nell’ordine che preferisci.
Malgrado tale idilliaco affresco, il nutrimento di mente e spirito dei frugoletti era messo a rischio di continuo.
Dal mondo di fuori.
E venne il giorno in cui crollò la parete di destra.
Hai presente? Quella del corridoio, con i cappotti e gli ombrelli.
Rumoraccio e tutto in terra.
Tuttavia, s’era parlato di meraviglie, giusto?
Ebbene, la maestra e il suo equipaggio non batterono ciglio e proseguirono indomiti il cammino verso l’orizzonte sapiente.
Il giorno seguente fu la parete mancina a frantumarsi, e insieme con essa via le finestre.
Leggi pure come le preziose vie di fuga per le fantasie distraibili.
E chi è vissuto tra i banchi perennemente ricondotto all’attenzione dall’insegnante di turno, riportando tra l’altro un cronico torcicollo, sa a cosa mi riferisco.
Si da il caso, però, che sebbene il frastuono fosse stato ancora più terribile del primo crollo, i ragazzi continuarono a suonare le note suggerite loro dalla direttrice d’orchestra al di là della cattedra.
Il terzo giorno a sbriciolarsi fu la parete di fondo, quella alle spalle degli abitanti delle ultime file.
Là dove si copia, l’ormai smascherato segreto.
Qualcuno tra voi potrebbe mettere in dubbio il fatto che la volta si reggesse ancora sull’ultimo muro rimasto, a cui si appoggiava l’unica pagina eccezione alla regola.
Là dove il bianco scrive sul nero, per i poeti.
Ma l’abbiamo già detto che lo scontato fosse solo all’inizio, vero?
Così, assurdità per assurdità, arrivò il giorno in cui anche l’ultima parete si fece in pezzi.
Un duro colpo anche per una maestra speciale, ciò è indubbio. Spesso la lavagna può risultare la tua migliore alleata, laddove falliscano il registro e i libri di testo.
Eppure, bastò uno scambio di sguardi tra i molti e l’una e ritorno per non desistere dall’unica ragione per essere insieme.
Là dove si guarda avanti, per i sognatori.
Il quinto giorno, come da titolo, svanì il soffitto.
No, dico, vi immaginate la situazione?
E immaginatela, cribbio: inermi innanzi a pioggia e vento, freddo e perfino regalini da parte di diarreici volatili, la stoica maestra e gli impavidi discenti rimasero al loro posto.
Là dove si cresce, per i montessoriani.
Il sesto giorno giunse puntuale dopo il quinto e anche il pavimento abbandonò i nostri.
Eccoli, guardiamoli.
Giovani creature abbandonate nel vuoto senza paracadute, appese al coraggio e all’amore di un super eroe con un solo super potere, ovvero insegnare.
Guardiamo, perché al di là delle meraviglie, le cose sono esattamente così.
Là dove si impara.
Compra il mio ultimo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore
Accade, e non è la prima volta, che le pareti di una scuola nostrana perdano pezzi.
Stavolta è toccato all’Istituto alberghiero De Cecco, a Pescara, dove due giovani studenti ne hanno pagato le spese riportando seppur lievi contusioni.
Nondimeno, come lo spettacolo, le lezioni devono andare avanti…
C’era una volta un paese.
Un paese a forma di calzatura.
Non necessariamente uno stivale, ecco.
Vi sono anche mocassini, scarpe col tacco e da ginnastica.
Perfino gli scarponi da sci, insomma.
Così rimaniamo sul vago, o presunto tale, che è la cosa migliore.
Nel paese a forma di calzatura, non per forza uno stivale, c’era una scuola.
Nella scuola c’era una classe.
Nella classe c’era il solito.
Maestra e studenti, banchi e sedie, cattedra e lavagna, gessetti e cancellino.
In breve, il tutto secondo copione.
Fin qui.
Così ci togliamo subito di torno lo scontato, affinché i lettori più impazienti non fuggano ancora prima di iniziare.
Il conto delle meraviglie.
Nella classe della scuola nel paese a forma di calzatura, uno stivale ma anche no, le lezioni non erano affatto facili.
E non perché la maestra fosse incapace.
Guarda, immaginati pure la docente dell’anno, per capirci.
E non perché gli alunni fossero affetti da bullite acuta o peggio.
Senti, tagliamo la testa al preside: prendi un manipolo di discepoli modello e piazzali ai banchi nell’ordine che preferisci.
Malgrado tale idilliaco affresco, il nutrimento di mente e spirito dei frugoletti era messo a rischio di continuo.
Dal mondo di fuori.
E venne il giorno in cui crollò la parete di destra.
Hai presente? Quella del corridoio, con i cappotti e gli ombrelli.
Rumoraccio e tutto in terra.
Tuttavia, s’era parlato di meraviglie, giusto?
Ebbene, la maestra e il suo equipaggio non batterono ciglio e proseguirono indomiti il cammino verso l’orizzonte sapiente.
Il giorno seguente fu la parete mancina a frantumarsi, e insieme con essa via le finestre.
Leggi pure come le preziose vie di fuga per le fantasie distraibili.
E chi è vissuto tra i banchi perennemente ricondotto all’attenzione dall’insegnante di turno, riportando tra l’altro un cronico torcicollo, sa a cosa mi riferisco.
Si da il caso, però, che sebbene il frastuono fosse stato ancora più terribile del primo crollo, i ragazzi continuarono a suonare le note suggerite loro dalla direttrice d’orchestra al di là della cattedra.
Il terzo giorno a sbriciolarsi fu la parete di fondo, quella alle spalle degli abitanti delle ultime file.
Là dove si copia, l’ormai smascherato segreto.
Qualcuno tra voi potrebbe mettere in dubbio il fatto che la volta si reggesse ancora sull’ultimo muro rimasto, a cui si appoggiava l’unica pagina eccezione alla regola.
Là dove il bianco scrive sul nero, per i poeti.
Ma l’abbiamo già detto che lo scontato fosse solo all’inizio, vero?
Così, assurdità per assurdità, arrivò il giorno in cui anche l’ultima parete si fece in pezzi.
Un duro colpo anche per una maestra speciale, ciò è indubbio. Spesso la lavagna può risultare la tua migliore alleata, laddove falliscano il registro e i libri di testo.
Eppure, bastò uno scambio di sguardi tra i molti e l’una e ritorno per non desistere dall’unica ragione per essere insieme.
Là dove si guarda avanti, per i sognatori.
Il quinto giorno, come da titolo, svanì il soffitto.
No, dico, vi immaginate la situazione?
E immaginatela, cribbio: inermi innanzi a pioggia e vento, freddo e perfino regalini da parte di diarreici volatili, la stoica maestra e gli impavidi discenti rimasero al loro posto.
Là dove si cresce, per i montessoriani.
Il sesto giorno giunse puntuale dopo il quinto e anche il pavimento abbandonò i nostri.
Eccoli, guardiamoli.
Giovani creature abbandonate nel vuoto senza paracadute, appese al coraggio e all’amore di un super eroe con un solo super potere, ovvero insegnare.
Guardiamo, perché al di là delle meraviglie, le cose sono esattamente così.
Là dove si impara.
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