Storie di bambini: figlio di nessuno
Storie e Notizie N. 1157
Leggo che la Cassazione ha sottratto ad una coppia di Brescia il figlio di 3 anni, nato in Ucraina e avuto tramite maternità surrogata da una cosiddetta 'madre in affitto'.
Quest’ultima risulta non rintracciabile e, al contempo, il bambino non può essere riconosciuto in Italia.
Ecco le ragioni dell’unico vero protagonista di questa storia…
Figlio di nessuno?
Okay, ci sto.
Posso scegliere altrimenti?
Magari, potessi.
Magari potessi farmi capire a tre anni.
E altrettanto magari potessimo capire davvero cosa pensano questi nostri preziosi concittadini.
A tre anni.
E anche meno.
Figlio di nessuno.
D’accordo, accetto.
Sono vivo.
E’ questo quel che conta, giusto?
Viene prima di tutto.
Anzi, no.
Dopo la legge.
La legge è uguale per tutti, c’è scritto.
E, da qualche parte, ci dev’essere anche annotato.
Che si può nascere dal nulla.
Figlio di nessuno…
Ma cosa vuol dire?
Partire da zero, dicono alcuni.
Con il vuoto alle spalle, sostengono altri.
Solo, sintetizzano quasi tutti.
E quel che resta è lì, all’orizzonte.
Eh no, signori miei.
Qui, ora, sotto i miei piedi, nelle mie mani.
Più che mai a portata d’occhi.
Perché quando la parola nessuno è nel tuo nome, tutto diviene indispensabile.
Adesso.
Figlio di nessuno.
Il problema emerge sempre alla fine.
Della frase.
Come della storia.
Come quando si tenta fino all’ultimo di nascondere una fragile bugia.
Nessuno.
Anche a tre anni capisci l’essenziale, come gli occhi che non si vergognano di fissare i tuoi e gli abbracci donati senza fretta di fuggire via.
Che quando in tanti, troppi, si sforzano di dimostrare che qualcosa è di nessuno.
Vuol dire che è clamorosamente.
Di tutti.
Leggi altre storie di bambini
Compra il mio nuovo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore.
Leggo che la Cassazione ha sottratto ad una coppia di Brescia il figlio di 3 anni, nato in Ucraina e avuto tramite maternità surrogata da una cosiddetta 'madre in affitto'.
Quest’ultima risulta non rintracciabile e, al contempo, il bambino non può essere riconosciuto in Italia.
Ecco le ragioni dell’unico vero protagonista di questa storia…
Figlio di nessuno?
Okay, ci sto.
Posso scegliere altrimenti?
Magari, potessi.
Magari potessi farmi capire a tre anni.
E altrettanto magari potessimo capire davvero cosa pensano questi nostri preziosi concittadini.
A tre anni.
E anche meno.
Figlio di nessuno.
D’accordo, accetto.
Sono vivo.
E’ questo quel che conta, giusto?
Viene prima di tutto.
Anzi, no.
Dopo la legge.
La legge è uguale per tutti, c’è scritto.
E, da qualche parte, ci dev’essere anche annotato.
Che si può nascere dal nulla.
Figlio di nessuno…
Ma cosa vuol dire?
Partire da zero, dicono alcuni.
Con il vuoto alle spalle, sostengono altri.
Solo, sintetizzano quasi tutti.
E quel che resta è lì, all’orizzonte.
Eh no, signori miei.
Qui, ora, sotto i miei piedi, nelle mie mani.
Più che mai a portata d’occhi.
Perché quando la parola nessuno è nel tuo nome, tutto diviene indispensabile.
Adesso.
Figlio di nessuno.
Il problema emerge sempre alla fine.
Della frase.
Come della storia.
Come quando si tenta fino all’ultimo di nascondere una fragile bugia.
Nessuno.
Anche a tre anni capisci l’essenziale, come gli occhi che non si vergognano di fissare i tuoi e gli abbracci donati senza fretta di fuggire via.
Che quando in tanti, troppi, si sforzano di dimostrare che qualcosa è di nessuno.
Vuol dire che è clamorosamente.
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