Ragazzo seviziato perché grasso: hanno ragione è solo un gioco

Storie e Notizie N. 1145 

E' stato un gioco.
Così hanno commentato i parenti degli aggressori del giovane di 14 anni brutalizzato.
Un gioco?
Hanno ragione.
E’ vero.
E’ stato solo un gioco.
Un gioco che si impara da molto piccoli, in questo paese.
Mancare di rispetto alle cosiddette minoranze e a tutti gli identificabili come diversi, insultando, discriminando, offendendo con parole e leggi, con vituperi gratuiti e ritrattamenti dell’ultim’ora?
E’ un gioco anche quello.
Ed è altresì un gioco quello delle parti deputate, che vede cambiare il nome e la faccia dei politicanti al timone della nave governativa, ma non il sorriso.
Un intercambiabile disegno di labbra che mostra sicurezza e ottimismo, ma che dice ben altro.
Noi andiamo avanti per la nostra strada, voi contate solo il giorno del voto.
Nondimeno, il paradosso è che è un gioco anche lamentarsi un giorno sì e l’altro pure dello Stato che ruba, che lucra sulle disgrazie della gente e che pensa solo a se stesso, salvo poi praticare il medesimo sport, senza però lo stesso successo.
Leggi pure come la bruciante invidia travestita da indignazione.
E come chiamarlo se non un gioco quello di perseverare nel difendere una preistorica concezione di famiglia tradizionale a discapito di una realtà meravigliosamente difforme?
E’ un gioco pure dannarsi letteralmente l’anima per tenere lontani i dubbi dalla propria dogmatica cattedrale di cartone e al contempo non accorgersi che stiamo distruggendo la divinità più preziosa e fragile che abbiamo.
La nostra madre terra.
E’ un gioco calpestare i diritti umani di chi consideriamo sacrificabile ed è un gioco pensare che quel che accade in Palestina o Siria, in Iraq o in Ucraina ci tocchi nei limiti di un commento su Facebook.
Al massimo una risposta accalorata.
Al minimo un mi piace altrettanto sentito.
E’ un gioco la scelta di cosa comprare, come è un gioco scegliere cosa vedere oggi in tv.
E’ un gioco quello di vantarsi di non leggere giornali e lo è addirittura quello di non aver mai letto un libro.
Solo per scuola, ma quelli erano obbligatori, e giù risatina innocente.
Giù è proprio la parola giusta, sai?
E’ un gioco, dicono i parenti degli aggressori.
E’ così, è vero.
E’ un mondo pieno di giochi, quello in cui stiamo facendo crescere i nostri figli.
Tutti racchiusi in una scatola, come quelle del Risiko.
Anzi, no, del Monopoly, avete presente?
Quello dove c’è una specie di città quadrata, con le strade e i vicoli, le case e gli alberghi.
C’è solo una differenza.
Chi partecipa a questo maledetto gioco non vince.
Perdono tutti.
Anche chi crede il contrario.

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