Storie di donne: la prima e ultima danza insieme
Storie e Notizie N. 1152
All’ospedale San Raffaele di Milano una donna di 36 anni, clinicamente morta per un’emorragia cerebrale, aspetta un bambino.
I medici si stanno in queste ore impegnando affinché la nuova vita venga alla luce.
Salutando la vecchia.
In queste ore…
La prima danza.
La prima danza insieme non si scorda mai.
Mamma.
Figlio.
Le ragioni sono infinite.
Sconosciute ai più.
Inenarrabili.
Perché non vi sono parole, al mondo, con cui rendere l’idea di quell’attimo.
Lungo come una vita.
Non quanto una vita, certo.
Non quanto.
Ma quel come può essere tutto.
Lì, dentro di te.
Lì, dentro di me.
La prima danza, questa, è ora.
So che puoi sentirmi, madre.
So che da qualche parte, ti sei nascosta.
Dalla vita.
La tua.
So che puoi vedermi, figlio.
So che da qualche parte, mi hai trovato.
Nella vita.
La tua.
La prima danza non ha bisogno di musiche.
Di serate perfette.
Dove tutto va alla grande.
Dove c’è da mangiare per tutti e si beve e si ride.
E si fa qualsiasi cosa pur di fermare il tempo.
Noi no.
A noi non serve arrestare le lancette dell’orologio.
A noi non serve nulla.
Tutto è te.
Tutto è me.
Segui i miei passi.
Seguo i miei passi.
Perché il giorno in cui saranno gli stessi è vicino.
La prima danza può essere la prima di molte.
O poche.
Ma sempre più di una.
Questo non la priva affatto di emozioni e calore.
Tuttavia, laddove la prima danza e l’ultima coincidono… fermi tutti.
Accendete le luci.
No, non applaudite.
Alzatevi e lasciate la sala, ma non prima di averci guardato.
E’ un privilegio che doniamo con fiducia.
Perché la nostra prima ed ultima danza si ripeta per sempre.
Nei tuoi occhi, mamma.
Nei tuoi, figlio.
E in tutti quelli di coloro che ricorderanno questo giorno.
Compra il mio nuovo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore.
All’ospedale San Raffaele di Milano una donna di 36 anni, clinicamente morta per un’emorragia cerebrale, aspetta un bambino.
I medici si stanno in queste ore impegnando affinché la nuova vita venga alla luce.
Salutando la vecchia.
In queste ore…
La prima danza insieme non si scorda mai.
Mamma.
Figlio.
Le ragioni sono infinite.
Sconosciute ai più.
Inenarrabili.
Perché non vi sono parole, al mondo, con cui rendere l’idea di quell’attimo.
Lungo come una vita.
Non quanto una vita, certo.
Non quanto.
Ma quel come può essere tutto.
Lì, dentro di te.
Lì, dentro di me.
La prima danza, questa, è ora.
So che puoi sentirmi, madre.
So che da qualche parte, ti sei nascosta.
Dalla vita.
La tua.
So che puoi vedermi, figlio.
So che da qualche parte, mi hai trovato.
Nella vita.
La tua.
La prima danza non ha bisogno di musiche.
Di serate perfette.
Dove tutto va alla grande.
Dove c’è da mangiare per tutti e si beve e si ride.
E si fa qualsiasi cosa pur di fermare il tempo.
Noi no.
A noi non serve arrestare le lancette dell’orologio.
A noi non serve nulla.
Tutto è te.
Tutto è me.
Segui i miei passi.
Seguo i miei passi.
Perché il giorno in cui saranno gli stessi è vicino.
La prima danza può essere la prima di molte.
O poche.
Ma sempre più di una.
Questo non la priva affatto di emozioni e calore.
Tuttavia, laddove la prima danza e l’ultima coincidono… fermi tutti.
Accendete le luci.
No, non applaudite.
Alzatevi e lasciate la sala, ma non prima di averci guardato.
E’ un privilegio che doniamo con fiducia.
Perché la nostra prima ed ultima danza si ripeta per sempre.
Nei tuoi occhi, mamma.
Nei tuoi, figlio.
E in tutti quelli di coloro che ricorderanno questo giorno.
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