Storie di razzismo: la disumanità delle parole
Storie e Notizie N. 1150
Il Canada è sotto attacco se un esercito composto da un solo uomo decide di invaderlo.
Ma se un esercito composto da molto più che un unico soldato massacra giorno dopo giorno migliaia di donne e bambini, Israele ha diritto a difendersi.
E i razzi? E i razzi di Hamas? Dove li mettiamo? Eccetera.
Romeno uccide, tunisini stuprano o, generalizzando con immigrato delinque, la notizia è geografica.
Perché la nazionalità del criminale, o anche solo il colore della pelle, è il vero reato.
Marito uccide, genitori stuprano o, generalizzando con violenza in famiglia, la notizia è la parentela.
Perché la relazione che hai con il criminale è il vero reato.
Non è mai uccidere, stuprare o, generalizzando, delinquere.
Occorrerebbe possedere matura coscienza del contrario.
Leggi pure come la tanto sopravvalutata onestà.
Ebola negli Stati Uniti, Ebola in Europa, Ebola in Italia, se un solo uomo, una sola donna, figuriamoci se accadesse ad un solo bambino, si ammalano della peste 2.0.
Ma se virus di ogni epoca, naturali o meno, diffusi anche per responsabilità dei paesi dalla parte comoda dello schermo, compiono un quotidiano genocidio di milioni di persone, è roba da notizie dall’estero, tra l’ultimo completo di Lady Gaga e l’ennesimo arresto di Justin Bieber.
Se cosiddetti esponenti politici o aspiranti tali offendono e infangano il nome, i sentimenti e la storia delle persone più indifese sul campo – perché diciamolo, difenderle non paga, tutt’altro – è stata una goliardia, una battuta infelice, un video ironico.
Sono stato frainteso.
Ma se poi uno tra i tanti crani disabitati che vagano in cerca di facile immondizia finisce con il riempire il proprio vuoto con la medesima miserabile viltà, passando perfino dalle parole ai fatti, ecco che arriva il razzismo.
Ecco dove arriva, ma da dove parte non lo raccontiamo.
Altrimenti non arriva più.
Se un uomo compie qualunque reato, oggi, la prima domanda del reporter moderno è: era islamico?
Se la risposta è sì, che la gioia esploda nel cuore, facendo vibrare il tesserino da pubblicista nel taschino, a pochi centimetri dagli esultanti battiti.
E via alla macchinetta del caffè, perché l’articolo è già fatto.
Le parole sono già pronte.
Attentato di matrice islamica, Islam terrorista, Isis, Ebola, mettici pure l’Ebola, come le varie ed eventuali alla fine del programma di incontri messi su in pochi secondi.
Ma se l’uomo era cattolico? Di fede Ebraica? Se era Buddista?
No, non ci interessa.
Perché la notizia è nella religione, ma solo una.
Non è mai uccidere, stuprare o, generalizzando, delinquere.
Occorrerebbe maturo interesse per le ragioni dell’umano agire.
E non appassionata dedizione per l’opposto.
La disumanità delle parole.
E di chi dietro di esse si nasconde.
Visita le pagine dedicate ai libri:
Il Canada è sotto attacco se un esercito composto da un solo uomo decide di invaderlo.
Ma se un esercito composto da molto più che un unico soldato massacra giorno dopo giorno migliaia di donne e bambini, Israele ha diritto a difendersi.
E i razzi? E i razzi di Hamas? Dove li mettiamo? Eccetera.
Romeno uccide, tunisini stuprano o, generalizzando con immigrato delinque, la notizia è geografica.
Perché la nazionalità del criminale, o anche solo il colore della pelle, è il vero reato.
Marito uccide, genitori stuprano o, generalizzando con violenza in famiglia, la notizia è la parentela.
Perché la relazione che hai con il criminale è il vero reato.
Non è mai uccidere, stuprare o, generalizzando, delinquere.
Occorrerebbe possedere matura coscienza del contrario.
Leggi pure come la tanto sopravvalutata onestà.
Ebola negli Stati Uniti, Ebola in Europa, Ebola in Italia, se un solo uomo, una sola donna, figuriamoci se accadesse ad un solo bambino, si ammalano della peste 2.0.
Ma se virus di ogni epoca, naturali o meno, diffusi anche per responsabilità dei paesi dalla parte comoda dello schermo, compiono un quotidiano genocidio di milioni di persone, è roba da notizie dall’estero, tra l’ultimo completo di Lady Gaga e l’ennesimo arresto di Justin Bieber.
Se cosiddetti esponenti politici o aspiranti tali offendono e infangano il nome, i sentimenti e la storia delle persone più indifese sul campo – perché diciamolo, difenderle non paga, tutt’altro – è stata una goliardia, una battuta infelice, un video ironico.
Sono stato frainteso.
Ma se poi uno tra i tanti crani disabitati che vagano in cerca di facile immondizia finisce con il riempire il proprio vuoto con la medesima miserabile viltà, passando perfino dalle parole ai fatti, ecco che arriva il razzismo.
Ecco dove arriva, ma da dove parte non lo raccontiamo.
Altrimenti non arriva più.
Se un uomo compie qualunque reato, oggi, la prima domanda del reporter moderno è: era islamico?
Se la risposta è sì, che la gioia esploda nel cuore, facendo vibrare il tesserino da pubblicista nel taschino, a pochi centimetri dagli esultanti battiti.
E via alla macchinetta del caffè, perché l’articolo è già fatto.
Le parole sono già pronte.
Attentato di matrice islamica, Islam terrorista, Isis, Ebola, mettici pure l’Ebola, come le varie ed eventuali alla fine del programma di incontri messi su in pochi secondi.
Ma se l’uomo era cattolico? Di fede Ebraica? Se era Buddista?
No, non ci interessa.
Perché la notizia è nella religione, ma solo una.
Non è mai uccidere, stuprare o, generalizzando, delinquere.
Occorrerebbe maturo interesse per le ragioni dell’umano agire.
E non appassionata dedizione per l’opposto.
La disumanità delle parole.
E di chi dietro di esse si nasconde.
Visita le pagine dedicate ai libri:
(Libri sulla diversità, libri sul razzismo, libri sulla diversità per ragazzi e bambini, libri sul razzismo per ragazzi e bambini)