Storie di animali uccisi: la fine dell'orsa Daniza
Storie e Notizie N. 1132
Dicono.
Così dicono gli esperti.
Che l’orsa Daniza sia morta a causa dell’anestesia.
Del farmaco che le è stato propinato a distanza.
A distanza.
Perché solo a distanza agisce il coraggio, quando è solo una parola.
Vuota di ogni significato.
Figuriamoci altre parole.
Come umanità e rispetto.
Nondimeno, per quanto l’esperto sia tale, la magia non è ancora tra le armi di cui vantarsi.
Già, magia.
Perché solo la magia potrebbe rivelare cosa sia effettivamente accaduto nell’animale.
Nella madre che è diventata un bersaglio vivente per la più inaccettabile delle colpe.
La mera natura.
Madre.
Madre che ama le creature.
Della sua medesima carne modellate.
Leggilo pure come il lato scomodo dell’amore.
Tuttavia, dove l’esperto finisce inizia lo spettacolo.
Di ingenua passione o semplice empatia.
Verso una vita che lotta e muore.
Per rimanere normale.
Allora, oltre i limiti del razionale vediamola, l’anima di Daniza.
Sì, l’anima.
Un animale con l’anima.
Perché se c’è qualcuno su questo pianeta che forse ne possiede una, di sicuro non siamo noi.
Siamo gli ultimi sulla terra a giustificarne l’esistenza.
Anzi, dimostriamo il contrario di continuo.
Ecco, rivediamo la scena.
L’orsa che si ferma.
Immobile, perché consapevole.
Non stanca.
Solo rispettosa.
Del tempo che non dovrebbe mai essere eterno.
Altrimenti le storie non finirebbero e nessuno potrebbe raccontarle.
Quanto ascoltarle.
La vile puntura arriva e la pelle della madre scandalosa la accoglie.
Con il coraggio che, in questo caso, è invece molto più che una parola.
Ella si accascia, con eleganza.
Perché l’uscita di scena è importante.
E’ quel che rimane nell’occhio colpevole.
Ma anche in quello del semplice testimone.
E’ vero, finisce tutto lì.
Quel che si vede.
Non si risveglierà.
Ma nessuno può negare la possibilità, tanto meno gli esperti di cui sopra, che sia la stessa Daniza a scegliere di fermarsi.
Perché per taluni sono molto meglio i sogni.
Del mondo che li uccide.
E perché, per alcuni tra loro, i sogni sono talmente vivi.
Da morirne.
Madri.
E cuccioli.
Leggi altre storie di animali.
Dicono.
Così dicono gli esperti.
Che l’orsa Daniza sia morta a causa dell’anestesia.
Del farmaco che le è stato propinato a distanza.
A distanza.
Perché solo a distanza agisce il coraggio, quando è solo una parola.
Vuota di ogni significato.
Figuriamoci altre parole.
Come umanità e rispetto.
Nondimeno, per quanto l’esperto sia tale, la magia non è ancora tra le armi di cui vantarsi.
Già, magia.
Perché solo la magia potrebbe rivelare cosa sia effettivamente accaduto nell’animale.
Nella madre che è diventata un bersaglio vivente per la più inaccettabile delle colpe.
La mera natura.
Madre.
Madre che ama le creature.
Della sua medesima carne modellate.
Leggilo pure come il lato scomodo dell’amore.
Tuttavia, dove l’esperto finisce inizia lo spettacolo.
Di ingenua passione o semplice empatia.
Verso una vita che lotta e muore.
Per rimanere normale.
Allora, oltre i limiti del razionale vediamola, l’anima di Daniza.
Sì, l’anima.
Un animale con l’anima.
Perché se c’è qualcuno su questo pianeta che forse ne possiede una, di sicuro non siamo noi.
Siamo gli ultimi sulla terra a giustificarne l’esistenza.
Anzi, dimostriamo il contrario di continuo.
Ecco, rivediamo la scena.
L’orsa che si ferma.
Immobile, perché consapevole.
Non stanca.
Solo rispettosa.
Del tempo che non dovrebbe mai essere eterno.
Altrimenti le storie non finirebbero e nessuno potrebbe raccontarle.
Quanto ascoltarle.
La vile puntura arriva e la pelle della madre scandalosa la accoglie.
Con il coraggio che, in questo caso, è invece molto più che una parola.
Ella si accascia, con eleganza.
Perché l’uscita di scena è importante.
E’ quel che rimane nell’occhio colpevole.
Ma anche in quello del semplice testimone.
E’ vero, finisce tutto lì.
Quel che si vede.
Non si risveglierà.
Ma nessuno può negare la possibilità, tanto meno gli esperti di cui sopra, che sia la stessa Daniza a scegliere di fermarsi.
Perché per taluni sono molto meglio i sogni.
Del mondo che li uccide.
E perché, per alcuni tra loro, i sogni sono talmente vivi.
Da morirne.
Madri.
E cuccioli.
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