Storie sui diritti umani: le vite di sotto
Storie e Notizie N. 1107
A duemila metri di profondità ne rimangono intrappolate altrettante.
Sfortunatamente per gli interessati, sono solo questi i momenti in cui ci rammentiamo di loro…
Le vite di sotto.
Questo è il nostro lavoro.
Tale è la nostra responsabilità.
Volenti o nolenti.
Perché questa è la luce che resta, a noi altri.
Il solo orizzonte concesso.
Perché lì soggiace il possibile, tra le righe dell’esistenza migliore.
Perché è là che si nasconde il nostro gioiello.
Una gemma chiamata sopravvivenza.
La gente del buio.
Umani fantasmi per le piazze affollate la domenica mattina.
E per le vie del centro intasate di curiosi e vetrine.
Leggi come l’ignara danza delle fortune sprecate.
Innocui vampiri che succhiano solo un tipo di sangue.
Il proprio, a differenza di ben altre mostruosità.
E siamo anche loro, gli zombie reali.
Creature da cinema ad una sola dimensione.
Quella che rimane sempre al di fuori dello schermo che conta.
I personaggi nel bianco.
Esatto, a contraddire il precedente.
Rafforzandolo, paradossalmente.
Perché questo è quel che siamo.
Gente del buio protagonista invisibile dello spazio ignorato.
Ovvero, il bianco tra capitolo e capitolo.
Tra paragrafo e paragrafo.
Tra strofa e ritornello di una canzone sorda.
Incapace di udire il canto, figuriamoci il rumore.
Che arriva da sotto.
Già, le vite di sotto.
Che per guadagnarsi la dignità di esistenze a tutti gli effetti hanno bisogno del massimo.
Il sacrificio perfetto.
L’azione spettacolare.
E la scena straziante.
Tutto nello stesso fotogramma.
Benedetta o maledetta esplosione.
L’unico modo che abbiamo per ricordare al mondo.
Che là sotto.
C’è vita.
Non solo morte…