Storie di bambini: il primo tuffo

Storie e Notizie N. 1095

Leggo che un bambino di due anni è caduto in una piscina, a Roma.
Ora è in coma.
A lui la storia di oggi.

E’ il primo tuffo.
E non sai mai cosa davvero voglia dire.
Il primo.
Perché in quel momento vorresti aver fatto di tutto.
Tranne che essere lì, sul bordo.
Troppo avanti per tornare indietro.
E altrettanto piccolo per non esser spaventato.
Incredibilmente spaventato.
Come solo chi si ritrovi lì, in punta di piedi, ginocchia tremanti e cuore a briglia a sciolta.
Per la prima volta.
E hai voglia a dire che non fa male, che dopo sarà tutto più facile, che addirittura riderai quando penserai a questo giorno.
Io neanche volevo farlo, questo è quel che pensi, vero?
E' in quell’istante che confessi a te stesso la scomoda verità.
Quel primo tuffo è in realtà tutto fuorché una libera scelta.
Ma credimi, la sostanza che conta non cambia.
Ciò detto finora vale l’istesso.
La prima caduta.
Il più delle volte non capisci cosa significhi neanche dopo.
La seconda, la terza, e ogni volta è come alla prima.
Perché in quell’istante vorresti essere ovunque.
Tranne che lì, in terra, riverso.
Troppo in basso per far finta di nulla.
E altrettanto piccolo per non esserne affranto.
Immensamente affranto.
Come solo chi finisca là, sul pavimento, schiena a terra, scomposto e con la testa che balla, ancora una volta a briglia sciolta.
Per la prima volta.
E hai voglia a spiegare che, sebbene faccia male, questo ti renderà più forte, e che addirittura sarai il primo a raccontare questo giorno con il sorriso sulle labbra.
Io ne avrei fatto volentieri a meno, questo è quel che ti dici, non è così?
E in quel momento scopri che sapere quale sia la verità non è poi così importante.
Quel che conta davvero, primo tuffo o prima caduta, è che la storia continui.
Ebbene, allora apri gli occhi, coraggio.
Svegliati.
Fallo ora.
E vedrai che ce ne saranno ancora tante.
Infinitamente tante.
Di mirabolanti cadute.
E straordinari tuffi.

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