Storie di bambini: il senso del morire

Storie e Notizie N. 1083

Gli organi del piccolo Francesco morto a Roma per un hot dog, per volontà dei genitori, sono stati donati.
E tale regalo ha salvato le vite di tre bambini, ancora a Roma, a Bari e a Genova.
Ecco la storia che mi suggerisce tutto ciò…

Mi chiamo Namir e non perderò tempo in preamboli.
Men che meno in inutili premure del dire, che nello scrivere sono ancor più evitabili.
Me ne sono andato, così, con un botto tutt’altro che forte, che almeno avrebbe avuto un suo perché.
Il rumore tonante perlomeno resta, nel ricordo di chi rimane. Vi sono tracce nella terra, fori incancellabili o voragini della memoria che almeno rendono merito all’addio.
Niente da fare, neanche quello.
Un’esplosione timida, la mia, che non avrebbe fatto paura a nessuno.
Non per questo ho visto il domani.
E il dì successivo.
Privo di senso, il mio saluto.
Questo è il peccato peggiore, quello del giorno dopo, a bocce ferme, nell’istante in cui ti convinci che non v’è più nulla da fare.
Gridando nel silenzio che è tutto uno schifo.
Che il mondo fa schifo.
Che non vale la pena continuare alcunché.
E allora che tutto bruci, vero?
Tanto, se è andata così, come potrebbe andare meglio dopo?
Cosa potrebbe rimediare al danno peggiore che il destino possa immaginare?
Perché di questo si tratta.
Un incommensurabile danno.
Ma… ma se invece inizi a comprendere che il tuo compito, il nostro, quello di tutti noi, non è quello di rimediare ai danni.
Di aggiustare le cose che sono ormai irrimediabilmente rotte.
Dai, che è cosa comune.
Perdiamo tempo, ore, anni, vite intere nel ricomporre tra loro brandelli d’anima che rappresentano quello che siamo oggi.
Già, questo siamo.
Brandelli d’anima.
Tranne i bambini, già.
I bambini sono perfetti anche per questo.
Tuttavia, se bimbi non siete, potete fare come i genitori di Francesco.
Alessia e Lorenzo hanno fatto l’unica scelta possibile innanzi agli inevitabili morsi del vivere.
Hanno dato un senso alla morte.
Così l’hanno raggirata e, nonostante il terribile vuoto nel cuore, hanno trovato la forza di distrarla.
Per ben tre volte.
Trasformando in vita il dolore.
Mi chiamo Namir e come tanti, divenuti fantasmi troppo giovani, non tornerò indietro.
Ma voi, che siete ancora qua, potete andare avanti, magari donando un senso a dove non c’è stato.
Magari con una piccola storia che nessuno avrebbe potuto ricordare altrimenti…

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