Storie di bambini abbandonati: ai figli della paura
Storie e Notizie N. 1089
Capita ad Allentown, Pennsylvania, Stati Uniti.
Capita altrettanto che per molti tale desiderio rimanga tale.
A loro va il post di oggi…
Una, è la madre.
Tante, dicono.
Tutte diverse per molti aspetti, uguali per pochi.
Ma sempre troppi, alcuni sostengono.
Eppure sempre una, è la madre.
Perché tutti, nessuno escluso, figli e genitori sulle rispettive rive del fiume di indifferenti casualità o consapevoli atrocità composto provengono dalla stessa madre.
Non mamma.
Non rende l’idea, la parola affettiva.
Madre, ovvero colei che genera, è una sola.
E la prole è innumerabile.
Spiacente, ma è così che le cose vanno, qui da noi.
Nelle incubatrici inaspettate.
Anzi, no.
Sbagliate.
Proprio come il bagno di un fast food.
Con una coerenza amara ma puntuale, non credete?
Ovvero, nel luogo di incontri veloci e svuotati di sapori naturali.
Cibo e vita che appaiono e scompaiono in pochi secondi.
Una mamma entra nella stanza.
Che all’improvviso diventa piccola, minuscola come l’esile polso avvolto in un altrettanto infinitesimale braccialetto identificatore.
Mi dica, come vuole chiamare suo figlio?
Oh, mi scusi… sua figlia. Che nome vuole darle?
E un attimo dopo sono in due.
Due figli della stessa madre.
Perché la madre è una.
Una sola.
Molte, ci raccontano.
Tutte uguali per alcuni aspetti, diverse per tanti.
Ma ancora troppi, alcuni osservano.
Eppure la madre è una, davvero.
Perché tutti, senza esclusioni, tra genitori e figli su entrambi i lati di una finestra lastricata di tranquillizzanti sogni e voragini dell’infanzia mancata sono nati dalla medesima madre.
Leggi come lei che non dovrebbe aver famiglia alcuna.
Figuriamoci dei figli.
Non mamma.
Solo madre.
Lei, la paura.
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