Storie sull'amicizia: Il camionista romeno e la bambina marocchina
Storie e Notizie N. 964
Le storie migliorano per sottrazione, ho sentito dire un giorno da un narratore molto, ma molto più
Gli anni mi hanno insegnato quanto ciò sia vero.
E non solo dal punto di vista prettamente letterario.
Difatti, capita che due notizie catturino la mia attenzione.
Nella prima si racconta di un camionista che, per proteggere un’auto vittima di un incidente, si mette di traverso sull’autostrada con il proprio voluminoso mezzo.
Dalla macchina viene tratta in salvo una bambina di otto anni, ancora in serie condizioni, ma viva.
Eroe, leggo tra i titoli, così viene chiamato l’uomo.
Approfondendo i dettagli del fatto, scopro che la piccola, di nome Jihan, è figlia di un cittadino di origine marocchina, Abdelhamid Haddach, il quale desidera ringraziare personalmente il camionista.
La seconda notizia su cui mi soffermo riguarda le origini di quest’ultimo.
L’eroe, Ion Purice, è rumeno o romeno, a seconda dei giornali.
Sì, anche questo fa notizia, qui da noi.
E laddove in rete avevo letto solo approvazione e applausi, tra i commenti della prima buona novella, in quelli della seconda trovo frasi sconcertanti.
In più di una ho trovato persino persone che accusavano l’ormai presunto eroe di aver fatto una manovra quanto mai avventata, mettendo a rischio gli altri automobilisti.
Quelli doc, insomma.
Possibilmente non rumeni o marocchini.
E allora torniamo alla premessa, vi va?
Facciamola, una volta per tutte, questa benedetta sottrazione.
Partendo dal titolo, magari.
Il camionista eroe romeno e la bambina marocchina diventa il camionista eroe e la bambina marocchina che diviene l’eroe e la bambina marocchina che si trasforma ne l’eroe e la bambina.
Già, l’eroe e la bambina.
Ovvero, qualcuno che salva la figlia di un altro.
Forse così potremmo anche provare a raccontare il perché del gesto, quale forza d’animo e valori personali spingono taluni ad intraprendere scelte di questo tipo.
Come di ogni altra natura, degna d’approvazione piuttosto che di sdegno.
Per capire.
E giammai pregiudicare la nostra visione delle cose.
Che magia, la sottrazione.
Toglie qualcosa, ma in cambio dona luce.
E meraviglia.
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