Storie di guerra in Iraq: il compleanno di Layla
Storie e Notizie N. 891
Il 20 marzo del 2003, dieci anni fa, è una data importante.
Inevitabile, se dagli eventi che l’hanno contraddistinta, hanno dipeso le vite di tante persone.
Persone è una parola generica ed è un bene che esistano le parole generiche.
Ci aiutano a comprendere tutti e non escludere nessuno.
Perché nessuno deve essere escluso dalla storia, che sia letta in un romanzo piuttosto che studiata a scuola, rigorosamente con la esse grande.
Sì, lo so, si dovrebbe dire maiuscola, ma da bambino la chiamavo così.
La esse grande e la esse piccola.
Il 20 marzo del 2003 è iniziata la guerra in Iraq, ovvero la seconda guerra del golfo.
E qui siamo nella esse grande.
Ma nella esse piccola, vi è un fatto altrettanto importante.
In quello stesso giorno è nata Layla.
A Baghdad, per la cronaca.
Domani è il suo compleanno, ma non avrà gli auguri che più avrebbe gradito al mondo.
I suoi genitori sono morti nel 2011.
Nell’ultimo anno della guerra, quando si dice la buona sorte.
Eppure Layla oggi è contenta e sorride allo specchio.
Layla è contenta perché è viva.
E’ una bambina contenta quando beve l’acqua, anche se non ha sete.
Ed è una bambina contenta quando dorme e sogna.
Perché laddove si sveglia al mattino e ripensa al sogno che ha fatto, sa che non era un incubo e questo è già tanto.
Enormemente tanto.
Tuttavia, non fate l’errore, il comprensibile errore, di fraintendere quel semplice sorriso in quel grazioso volto sormontato da capelli svolazzanti.
L’aggettivo suddetto è un illusione, poiché non è affatto semplice quell’espressione.
E’ il frutto di una scelta consapevole degna di una saggia vegliarda che ha compreso l’essenza del respiro, magari soltanto bagnando le dita nell’acqua di un fiume.
Un fiume abbracciato dalla terra che adora.
Una terra violentata dall’idiozia di volgari fiere travestite da nazioni democratiche.
Eppure Layla è contenta, anche oggi, che malgrado il suo compleanno, la storia con la esse grande racconta di un paese in cui la gente muore dilaniata dalle bombe.
Anche se la guerra è finita da due anni.
Pure se non lo è, ma l’occidente ha bisogno di credere che lo sia.
Perché ora è il tempo di raccontare la buona novella.
Perché ora in sala c’è il film con il presidente buono e il papa buono.
Tutti buoni, quando non serve più, eh?
Ciò nonostante, questa bambina ha compiuto solo dieci anni ma ha imparato a godere di quel che ha, sapendo che può essere spazzato via in un attimo.
Talvolta questa è la sola grazia che hanno gli ultimi di questo mondo.
Sopravvivere alla tempesta rubandone il gioiello più prezioso nascosto nel mezzo del tifone.
Amare quel che si ha, per quanto sia semplice.
Con la esse piccola.
Amici miei, sembrano ora dire gli occhi di Layla, ricordatevi che la ruota di questo mondo non smette mai di girare, tra dieci anni ci saranno altri film in sala, e prima si impara a godere del poco e meglio sarà.
Per ciascuno di noi.
Leggi altre storie di guerra
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Il 20 marzo del 2003, dieci anni fa, è una data importante.
Inevitabile, se dagli eventi che l’hanno contraddistinta, hanno dipeso le vite di tante persone.
Persone è una parola generica ed è un bene che esistano le parole generiche.
Ci aiutano a comprendere tutti e non escludere nessuno.
Perché nessuno deve essere escluso dalla storia, che sia letta in un romanzo piuttosto che studiata a scuola, rigorosamente con la esse grande.
Sì, lo so, si dovrebbe dire maiuscola, ma da bambino la chiamavo così.
La esse grande e la esse piccola.
Il 20 marzo del 2003 è iniziata la guerra in Iraq, ovvero la seconda guerra del golfo.
E qui siamo nella esse grande.
Ma nella esse piccola, vi è un fatto altrettanto importante.
A Baghdad, per la cronaca.
Domani è il suo compleanno, ma non avrà gli auguri che più avrebbe gradito al mondo.
I suoi genitori sono morti nel 2011.
Nell’ultimo anno della guerra, quando si dice la buona sorte.
Eppure Layla oggi è contenta e sorride allo specchio.
Layla è contenta perché è viva.
E’ una bambina contenta quando beve l’acqua, anche se non ha sete.
Ed è una bambina contenta quando dorme e sogna.
Perché laddove si sveglia al mattino e ripensa al sogno che ha fatto, sa che non era un incubo e questo è già tanto.
Enormemente tanto.
Tuttavia, non fate l’errore, il comprensibile errore, di fraintendere quel semplice sorriso in quel grazioso volto sormontato da capelli svolazzanti.
L’aggettivo suddetto è un illusione, poiché non è affatto semplice quell’espressione.
E’ il frutto di una scelta consapevole degna di una saggia vegliarda che ha compreso l’essenza del respiro, magari soltanto bagnando le dita nell’acqua di un fiume.
Un fiume abbracciato dalla terra che adora.
Una terra violentata dall’idiozia di volgari fiere travestite da nazioni democratiche.
Eppure Layla è contenta, anche oggi, che malgrado il suo compleanno, la storia con la esse grande racconta di un paese in cui la gente muore dilaniata dalle bombe.
Anche se la guerra è finita da due anni.
Pure se non lo è, ma l’occidente ha bisogno di credere che lo sia.
Perché ora è il tempo di raccontare la buona novella.
Perché ora in sala c’è il film con il presidente buono e il papa buono.
Tutti buoni, quando non serve più, eh?
Ciò nonostante, questa bambina ha compiuto solo dieci anni ma ha imparato a godere di quel che ha, sapendo che può essere spazzato via in un attimo.
Talvolta questa è la sola grazia che hanno gli ultimi di questo mondo.
Sopravvivere alla tempesta rubandone il gioiello più prezioso nascosto nel mezzo del tifone.
Amare quel che si ha, per quanto sia semplice.
Con la esse piccola.
Amici miei, sembrano ora dire gli occhi di Layla, ricordatevi che la ruota di questo mondo non smette mai di girare, tra dieci anni ci saranno altri film in sala, e prima si impara a godere del poco e meglio sarà.
Per ciascuno di noi.
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