Storie di razzismo: nero = sospetto

Storie e Notizie N. 555

Trayvon Martin aveva 17 anni.
Trayvon Martin aveva 17 ed era nero.
Trayvon Martin aveva 17 anni, era nero e viveva a Sanford, in Florida, negli Stati Uniti.
Forse basterebbe questo per dare un senso a questa assurda storia.
Il 27 febbraio scorso stava tornando a casa camminando su un marciapiede della sua città, dopo essere stato a trovare dei parenti.
Sua, aggettivo da non sottovalutare, poiché, fino a prova contraria, malgrado Trayvon Martin fosse un adolescente nero, era comunque nella sua città.
Un bravo ragazzo, dicevano in molti, bravo in matematica e quasi da massimo dei voti, a sentire il suo insegnante di lettere.
Eppure, tutto ciò fu invisibile a George Zimmerman, un volontario per il controllo del crimine, ovvero, un addetto alla ronda, nella versione nostrana, in caccia a bordo della sua macchina.
George chiamò senza pensarci due volte il 911: “Ehi, abbiamo avuto qualche problema nel mio quartiere e qui c’è un ragazzo sospetto.”
Trayvon Martin, era lui il sospetto.
Dopo aver informato la forza pubblica di dove si trovasse, il solerte George ha aggiunto: “Questo ragazzo sembra che stia per fare qualche reato e che sia sotto l’effetto di sostanze…”
Trayvon Martin, con una lattina di tè freddo in una mano e un pacchetto di caramelle nell’altra.
“Lo stai seguendo?” chiesero dal 911.
“Sì”, rispose George scendendo dall’auto.
“Non abbiamo bisogno che tu lo faccia…” disse inutilmente l’agente al telefono.
Seguirono grida e uno sparo.
Trayvon morì all’istante, colpito alle spalle.
Perché era sospetto, a sentire George.
Il giornalista afro americano Jonathan Capehart, commentando il tragico fatto, ricorda che quando era ragazzo, alla vigilia del suo primo anno in una scuola a prevalenza bianca, si sentì impartire da sua madre tre fondamentali regole, seguite dalle rispettive motivazioni:
"Non correre in pubblico."
Affinché nessuno pensi che tu sia sospetto.
"Non correre mentre trasporti qualcosa in mano."
Affinché nessuno pensi che tu abbia derubato qualcuno.
Non controbattere con la polizia.”
Affinché non abbiano un pretesto per portarti in prigione o peggio.
Perché nella terra dei bianchi, nero vuol dire sospetto

La Notizia (The New York Times): Il curioso caso di Trayvon Martin

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